In Svizzera gli affitti continuano a salire. Negli scorsi giorni un nuovo sondaggio di Homegate ha mostrato come in dicembre le nuove pigioni nel paese siano cresciute in media dello 0.9%. E contro il caro affitti anche alle nostre latitudini sta iniziando a diffondersi un fenomeno d’importazione americana: sono le tiny house.
Possono arrivare già montate e arredate, vengono poggiate su
un basamento che funge da fondamenta e, a seconda del modello, possono essere
trasportate in giro su gomma o restare fisse. Sono le tiny house, micro case da
20-30 m2 che dopo aver conquistato gli Stati Uniti, si stanno diffondendo anche
alle nostre latitudini. In Appenzello Esterno è stato costruito il primo
villaggio di Tiny House della Svizzera orientale. Micro-case, certo, ma
complete di tutto e appositamente progettate per sfruttare al meglio una
metratura compattissima. E in un Paese come il nostro, dove affitti e costi
d’affitto crescono di anno in anno, soluzioni come queste potrebbero trovare
terreno fertile. A crederci è la cooperativa “Il Giardino”, che ha Preonzo ha
previsto l’installazione di 11 piccole unità abitative, in un’ottica di
cooperazione abitativa. “Il fenomeno si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto
il mondo”, ci conferma Giuseppe Di Pierri, co-fondatore della cooperativa
abitativa, proseguendo dicendoci di aver sentito in Ticino c’è già qualcuno che
sta lavorando in questo settore, “ma già in altre parti della Confederazione si
sta investendo parecchio, in particolare nella Svizzera Interna, anche perché
in quelle zone gli affitti sono davvero altissimi”.
Ma micro-case significa anche microprezzi? Davvero queste
soluzioni potrebbero essere una soluzione per chi oggi non riesce ad acquistare
una casa di proprietà, o comunque vuole ridurre radicalmente l’affitto? “Secondo
me sì”, conferma sempre Di Pierri. “E questo per diverse ragioni. La prima è il
fatto che possiamo comprare una casa senza un capitale iniziale elevato; la seconda
riguarda l’affitto, decisamente meno oneroso per via degli spazi ristretti”.
Per il co-fondatore della cooperativa le microcase sono una soluzione molto
interessante sia per i giovani che per gli anziani, “in quanto non necessitano
di così tanto spazio”. Ma a livello di costi? Conviene davvero? “Nel nostro
caso i costi di una tiny house si aggirano attorno ai 3’500 franchi al metro
quadro, quindi non si allontanano troppo da una casa normale. Tuttavia noi
abbiamo standard molto elevati”. Il problema principale a livello finanziario
riguarda però il terreno: “se io acquisto una casa normale serve un terreno, e
questo costo impatta in maniera importante sul costo al m2. Con una tiny house
il terreno anziché acquistarlo è possibile affittarlo per un determinato tempo,
finché il proprietario del lotto lo concede. In questo senso è più economico”.
Queste casette possono infatti essere anche trasportate su
ruota. Quale, dunque, la differenza rispetto a una roulotte o un camper? “Sta nel
fatto che una tiny house può essere fissa, mentre una roulotte o un camper no. Qui
si parla di abitazioni riscaldate e confortevoli. In ogni caso, se si vuole
sostare per più di tre mesi in un determinato posto è necessario fare una
domanda di costruzione, proprio come per una casa normale”. È quindi imperativo
– per stare oltre i tre mesi – ottenere una licenza edilizia vera e propria. Ma
nel tempo queste soluzioni mantengono o perdono valore? “Acquistando una casa
normale, questa dopo 10 anni varrà di più. Non è così per le tiny house, dove c’è
il rischio che perda valore come accade con le automobili. È chiaro che non si
tratta di una macchina, che appena la si acquista ha già perso il 30% del suo valore”.
Insomma, comprare un tiny house significa proprio sposare una filosofia di vita
diversa. La casa diventa un mezzo transitorio ed essenziale, eco-sostenibile e
accessibile in una vita sempre più mobile. E che, infine, non sono così lontane
dalla tradizione abitativa svizzera. “Le case più antiche della Svizzera hanno oltre mille anni, ed erano già delle micro case, perché si viveva in spazi piccoli
sia per mantenere il calore sia perché costava meno costruirle e non si avevano
i macchinari di oggi. Non è quindi una novità americana, ma l’attuale situazione
globale ci invita a ridimensionarci”, ha concluso Di Pierri.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link