Un «mare di luci» contro l’ascesa dell’ultradestra che sta già minando le basi della democrazia non solo tedesca. Un anno dopo le oceaniche manifestazioni per denunciare la deriva nazi-populista (e un mese prima delle elezioni nazionali) torna in piazza l’antifascismo militante del cartello di associazioni, enti, sindacati, comunità religiose, unite per puntellare il traballante «muro» istituzionale contro il pericolo nero. In totale 80 mila persone, senza contare le iniziative parallele sorte in maniera spontanea un po’ in tutto il paese.
E puntualmente si rivede anche Elon Musk, apparso ieri in video-collegamento con il meeting di apertura della campagna elettorale di Afd a Halle per ribadire come il partito guidato da Alice Weidel sia «la migliore speranza per la Germania». Nessun braccio teso sfugge di mano, questa volta, ma mister Tesla ricorda «l’orgoglio di essere tedeschi» e suggerisce di archiviare il senso di colpa storico per il nazismo. «Non è giusto che i nipoti paghino le colpe dei nonni».
Tempismo perfetto per l’ennesima pesante ingerenza politica mentre proprio «la politica sta a guardare o si limita ai discorsi domenicali, adottando la stessa identica narrazione dell’ultradestra», come sintetizzano gli organizzatori della demo sotto alla Porta di Brandeburgo; la prima della serie di iniziative riunite sotto lo slogan del «mare di luci» che ha illuminato Colonia, Monaco, Stoccarda, Amburgo, Kassel, Duisburg e altre decine di città tedesche tra cui spicca Aschaffenburg, il luogo del doppio delitto commesso da un afgano, diventato già il nuovo cavallo di battaglia elettorale della destra.
«Non è soltanto una protesta contro le idee di Alice Weidel, Elon Musk e Donald Trump; è anche e prima ancora l’ultima chiamata per i partiti democratici perché fermino la deriva di destra prima che sia davvero troppo tardi».
Sono i due obiettivi della manifestazione promossa a Berlino dalla leader tedesca del Fridays For Future, Luisa Neubauer, dalla filosofa e scrittrice Caroline Emcke e dai Milky Chance, la band simbolo del folk-rock tedesco.
Quindicimila persone a fare da apripista con il focus sempre concentrato su Halle, dove Afd ieri ha scelto di aprire la campagna elettorale assediata dal corteo di altri 10.000 antifascisti. Anche qui tutti presenti all’appello. Dalle irriducibili “Nonne contro la Destra” ai non meno radicali “Genitori contro la Destra”, mentre i rappresentanti delle comunità cristiane, islamiche ed ebraiche hanno colto l’occasione per lanciare l’ennesimo comune allarme sui rischi di sdoganare «ideologie xenofobe e razziste che colpiscono tutti indistintamente». Uniti senza se e senza ma, quanto pronti a respingere qualunque forma di realpolitik o peggio di appeasement con i nazi-populisti.
Messaggio chiaramente diretto al leader della Cdu, Friedrich Merz: la prossima settimana al Bundestag presenterà la sua mozione per vietare l’ingresso ai nuovi migranti e togliere la cittadinanza a chi si macchia di gravi reati, pronto ad accettare «i voti di chiunque». Ieri la sua mezza retromarcia con «Mai con Afd», nelle stesse ore in cui Weidel celebrava ad Halle l’ennesimo trionfo personale a fondo internazionale. Al meeting elettorale di Afd, oltre a Musk, non a caso è intervenuto in video anche Herbert Kickl, leader del Fpö, nel sedicente ruolo di «prossimo cancelliere austriaco» che ha definito Weidel «una vera combattente a fianco della gente».
Non abbassare la guardia e continuare a «ritenere i partiti responsabili della nostra protesta» insiste Christoph Bautz, amministratore della piattaforma elettorale Campact. «Le forze politiche hanno il compito di agire qui e ora. Il futuro governo deve mettere al bando le strutture incostituzionali e fornire un sostegno più ampio alle iniziative democratiche».
Il segnale delle mega-manifestazioni di ieri è inequivocabile; l’ultradestra non potrà essere considerata un interlocutore istituzionale, al di là del risultato delle urne del 23 febbraio. Anche se la nuova veste di Afd «si adorna di voci pseudo-ebraiche», come rileva la Bild, ricordando la presenza ad Halle di Laila Mirzo, capo-redattrice della minuscola Jüdische Rundschau che non ha nulla a che spartire con la Jüdische Allgemeine, il quotidiano della comunità ebraica, schierato da sempre «contro Afd».
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