La cogestione del Liceo Righi: un modo alternativo di “fare scuola” che mette al centro gli interessi di studentesse e studenti, tra attualità e spirito critico.
Nel nostro liceo, tra martedì e giovedì della scorsa settimana, si è svolta la “Settimana della studentessa e dello studente”, tre giorni di didattica alternativa che hanno dato spazio alle idee e agli interessi di tutta la comunità scolastica. Per la prima volta dopo cinque anni si è riuscito a proporre un modello di scuola cogestita, con corsi e attività tenuti da esperti esterni, docenti, ma soprattutto anche da studentesse e studenti.
Le tematiche affrontate sono state diverse, dalla geopolitica alla salute mentale, dalla condizione nelle carceri all’importanza dell’arte nella nostra quotidianità, dalle nuove tecnologie al diritto, fino anche a dibattiti letterari, laboratori musicali e riflessioni sulle sfide del giornalismo. Con oltre duecento attività, corsi, laboratori e seminari da organizzare, la cogestione si è sicuramente presentata come una sfida complessa fin dall’inizio, ma grazie alla collaborazione e al dialogo tra le varie componenti della scuola è stato possibile costruire uno spazio nuovo e partecipato, in cui ognuna e ognuno hanno potuto le proprie esperienze con un continuo scambio di idee.
La varietà delle attività svolte si può comprendere dal fatto che il primo giorno: mentre in Aula Magna Caterina Banti parlava di femminismo e sport, al terzo piano si svolgeva un laboratorio di fisica organizzato da studentesse e studenti e un corso sul diritto penitenziario con il professor Ruotolo. L’ambito giuridico è stato più volte trattato: la professoressa Vignoli ha presentato il sistema tributario, mentre la dottoressa Bardi ha parlato del valore della giustizia e della legalità.
Vari corsi hanno trattato tematiche inerenti il transfemminismo, il lavoro dei centri antiviolenza e le questioni di genere; tra le molte attività riguardanti il tema, va certamente menzionato l’intervento della giudice Paola di Nicola Travaglini sulle questioni di genere nella magistratura, oltre alla presenza di alcune volontarie del movimento Non Una Di Meno e della scrittrice Melania Mazzucco. La situazione di degrado delle carceri italiane è stata affrontata in maniera decisamente approfondita, anche grazie alla panoramica fornitaci da Rachele Stroppa dell’associazione Antigone.
La geopolitica e i conflitti che tormentano la nostra epoca sono stati sicuramente un altro fulcro della cogestione: il giornalista Filippo Golia e il professor Dahmash hanno affrontato la questione dei conflitti in Palestina e Medio Oriente e molti altri esterni hanno parlato di ulteriori genocidi nella storia, dall’intervento di Lia Tagliacozzo sulla Shoah a quello di Françoise Kankindi sul genocidio dei Tutsi in Rwanda. Interventi profondi e accurati, che non possono che portare a una riflessione sui soprusi che caratterizzano la società moderna, contro cui è nostro dovere lottare.
Vari corsi hanno riguardato la psicologia e l’importanza della salute fisica e mentale, va certamente menzionato l’intervento di Maruska Albertazzi in cui è stata sottolineata l’importanza della sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare.
Inoltre, essendo il nostro un liceo scientifico, è stato dato un grande spazio all’ambito delle scienze, viste soprattutto da un punto di vista sperimentale e di applicazione: particolarmente apprezzato è stato il corso sulle reti neuronali del professor Mattia e quello della dottoressa Sorrentino sulle Nanotecnologie a DNA e RNA.
In un’epoca in cui la “corsa allo spazio” sembra essere più una questione economica che scientifica, il professor Barbagallo ha proposto una riflessione su questo fenomeno, evidenziandone i problemi e le potenzialità. Per quanto riguarda le nuove tecnologie, è stato dato ampio spazio all’informatica e alla programmazione, ma soprattutto alla spiegazione del funzionamento dell’intelligenza artificiale, in particolare nella conferenza tenuta dai professori Massimo di Menna, Giuseppe D’Aprile e Saverio Pantuso.
Non è mancata l’attenzione a chi lotta tutti i giorni in alcune realtà per riuscire a intervenire dove la politica si mostra completamente disinteressata: sono stati invitati vari volontari che operano nei doposcuola delle periferie romane, oltre al comitato Quarticciolo ribelle. Varie tematiche sociali sono state affrontate, anche
attraverso dibattiti tra studenti sull’aborto e la legalizzazione della cannabis, oltre a vari seminari sulle migrazioni e sull’importanza dell’antifascismo.
Inoltre, il dibattito sul giornalismo ha avuto un importante spazio all’interno della nostra cogestione, proponendo anche una riflessione sulla propaganda e le fake news. Due interventi sicuramente degni di nota in quest’ambito sono stati quelli di Annalisa Cuzzocrea e Giovanni Floris, che si sono concentrati molto anche sullo spiegare il lavoro del giornalista e la sua importanza nella società moderna.
I corsi non sono però stati tenuti solo da esperti esterni, ma anche da docenti della scuola, che hanno collaborato alla riuscita di questa cogestione. I professori Ciccarella, Lembo, Miniagio e Palutan hanno proposto tre seminari che permettono di leggere in maniera più approfondita la realtà in cui viviamo. Molte e molti docenti, che non si citano ma si ringraziano, hanno proposto delle attività molto diverse da quelle curricolari, come il corso sul viaggio del cioccolato nella cultura della professoressa Gregorace, o attività di recupero e potenziamento, anche in vista degli Esami di Stato. Inoltre, le docenti del progetto Biblioteca scolastica hanno organizzato dei gruppi di lettura per commentare e riflettere sulla poesia e su alcune opere letterarie del Novecento.
La vera forza di questa cogestione sono stati però i corsi tenuti da noi studenti, basati sugli interessi e sulle passioni di ognuna e ognuno e che hanno decisamente contribuito a mostrare un modo diverso di “fare scuola”, non basato solo sui programmi ministeriali, ma sullo sviluppo del pensiero critico e della personalità di chi la scuola la vive tutti i giorni. Sono stati tenute varie attività, dai dibattiti sulla società contemporanea alla recitazione, dal partecipatissimo laboratorio musicale al corso di disegno, fino a un’insolita dimostrazione del tagliando di una moto, ma anche corsi di cucito e discussioni su tematiche sportive.
Alcune studentesse hanno parlato del genocidio dei Tigray in Etiopia, una questione spesso dimenticata, mentre altri hanno approfondito gli effetti della THC sul corpo umano. Infine sono state organizzate delle attività di peer tutoring, in cui studentesse e studenti hanno collaborato per comprendere meglio alcuni argomenti della didattica curricolare, collaborando e rinforzando il senso di comunità che deve essere proprio della scuola. Va inoltre sottolineato che gli spostamenti tra i corsi, la programmazione delle attività e gli appelli sono stati curati da un servizio d’ordine studentesco, che ha permesso una buona riuscita della cogestione.
Infine, anche degli ex studenti del Righi hanno partecipato a questa settimana di didattica cogestita: Martino Gabrielli e Pietro Caiello hanno tenuto un corso che collegava termodinamica e cucina, mentre Christian Uva ha spiegato alcuni dei momenti più complessi della storia italiana attraverso il cinema.
Queste attività hanno quindi mostrato che è possibile una scuola alternativa, che parte dalle idee di noi studentesse e studenti e, con il supporto delle altre componenti scolastiche, riesce a favorire lo sviluppo del pensiero critico attraverso attività che rappresentano veramente la comunità scolastica. La cogestione è stato quindi uno spazio aperto e partecipato, in cui ognuna e ognuno ha potuto esprimere il proprio pensiero e i propri interessi in un clima di ascolto e rispetto reciproco. Sicuramente noi ragazze e ragazzi di quinto conserveremo un bel ricordo di questi tre giorni, in cui finalmente abbiamo potuto esprimere il nostro modo alternativo di “fare scuola” e speriamo che possa essere un valido punto di partenza per gli anni a venire.
La speranza è che quindi questa cogestione non resti un’esperienza bella, ma fine a sé stessa, ma che possa essere uno spunto di riflessione sulla scuola e sulle capacità di noi studentesse e studenti, che spesso vengono sottovalutate.
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