CAU. Tiziano Carradori (DG Ausl Romagna): “Risultati positivi. In un anno 180mila accessi. Abbiamo dato risposta ad un bisogno”

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“Ritengo che la sperimentazione dei CAU abbia dato risultati positivi”. È questa la posizione del riconfermato Direttore Generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, in merito ai 14 Centri di Assistenza Urgenza attivati in Romagna.

“In primo luogo bisogna tener presente che di fronte alla criticità delle attese nei Pronto Soccorso, l’Ausl Romagna non è stata con le mani in mano né la Regione Emilia Romagna ha fatto la scelta dei Pronto Soccorso a pagamento, come avvenuto in Lombardia. Personalmente ritengo che la strada scelta, quella dei CAU, cioè le Strutture territoriali destinate alla gestione delle urgenze a bassa complessità clinico assistenziale, sia stata  giusta, anche se non ha dato gli stessi risultati in tutta l’Emilia Romagna” prosegue. 

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“Voglio ricordare che l’Ausl Romagna è stata tra gli antesignani di questa sperimentazione, con la riorganizzazione del Punto di primo intervento territoriale all’ospedale di Cervia, nel 2020 – sottolinea Carradori -. Oggi, in Romagna abbiamo attivato 14 CAU: alcuni hanno sostituito i Punti di Primo Intervento, altri sono integrativi dei Punti di Primo Intervento, mentre altri sono stati attivati in prossimità degli Ospedali, con l’obiettivo di sgravare i Ps dai codici bianchi e verdi, come nei casi di Ravenna, Cesena, Rimini”.

Il Direttore Generale fa parlare i dati: “In poco più di un anno abbiamo registrato circa 179mila accessi. Considerando che nei nostri 7 Pronto Soccorso registriamo in media 500mila accessi l’anno, ritengo che il successo di utenza sia stato alto. Anche la soddisfazione percepita dagli utenti è stata molto significativa: siamo attorno all’80% di gradimento. Solo nel CAU di Ravenna ci fermiamo al 75%. Altro dato positivo è quello sui tempi d’attesa, tutti inferiori ad un’ora.

“C’è chi critica i CAU sostenendo che gli accessi nei Pronto Soccorsi non siano calati, ma è bene chiarire che il nostro obbiettivo non era ridurre gli accesi bensì potenziare i Servizi del Territorio. Quindi ritengo che se 180mila utenti hanno avuto necessità di rivolgersi ai Centri di Assistenza Urgenza, significa che c’era un bisogno che prima non era soddisfatto e che ora nei CAU trova risposta” spiega.

“Anche noi, che siamo soddisfatti dei risultati raggiunti dai CAU, pensiamo che ci siano degli aspetti da rivedere o sottoporre a valutazione d’intesa con i medici di Medicina Generale e i Medici del Pronto Soccorso – prosegue -. Trovo inoltre che sia un grande risultato il fatto che i medici del CAU siano i medici della Continuità Assistenziale, le ex Guardie mediche, che hanno cambiato enormemente il proprio lavoro, perché prima tendenzialmente rispondevano al telefono mentre oggi visitano i pazienti anche in un contesto di maggiore sicurezza”.

“Forse non abbiamo soddisfatto tutti gli obbiettivi ma ritengo che non sia corretto descrivere come non positivi i risultati raggiunti dai CAU della Romagna. Ovviamente, detto ciò, valuteremo i risultati per capire come migliorali ulteriormente. Questo è comunque un nostro dovere” precisa Carradori.

Parlando del futuro, il Direttore Generale dell’Ausl Romagna spiega: “Per quanto riguarda il CAU di Ravenna, ad esempio, la nostra programmazione prevede una nuova sede per una parte dei servizi oggi presenti al Cmp. Vorremmo infatti che l’attuale sede del Centro di Medicina e Prevenzione di via Fiume Montone Abbandonato, diventasse una Casa della Comunità, ospitando Medici di Medicina generale organizzati in AFT – Aggregazione Funzionale Territoriale, così come per la futura attivazione di Castel Bolognese e Conselice, poiché il nostro obbiettivo è intervenire per potenziare la sanità territoriale”.

L’obbiettivo è creare un grande punto di risposta non ospedaliera. Ritengo che potremmo raggiungere un’organizzazione stabile del progetto di riorganizzazione dei CAU quando daremo compiutezza a quanto previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale che prevede che i Medici di Medicina generale si aggreghino in Unità funzionali territoriali così da dar loro spazi adeguati e tecnologie, assieme alle altre professioni, come gli infermieri. Riusciremo così ad integrare i due servizi, modificando la modalità organizzativa del CAU” evidenzia Carradori .

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“Quindi – sottolinea – stiamo cercando un luogo dove trasferire una parte dei servizi oggi presenti al Cmp di Ravenna, così da liberare gli spazi attualmente occupati da alcune funzioni, mentre altre resteranno nella sede attuale, come ad esempio la riabilitazione territoriale o la radiologia, solo per citarne alcune. Infatti siamo alla ricerca di uno spazio di circa 1.000 metri quadrati, ma ovviamente non è una ricerca facile”.

“Infine – conclude – per quanto riguarda la realizzazione del CAU di Forlì, stiamo procedendo come da programma alla sua attivazione”.





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