Non si fermano le polemiche dopo l’annuncio dell’interruzione del rapporto tra Pescara e i Premi Flaiano. Polemiche che non hanno risparmiato e hanno tirato in ballo anche La Notte dei Serpenti, il concertone vista mare ‘Made in Abruzzo’ pensato, creato e gestito dal maestro Enrico Melozzi con 20 mila presenze durante la scorsa edizione e una messa onda su Rai 2. Polemiche alle quali il maestro non ci sta e di certo non le manda a dire. “Sì, è vero. Mi avete finalmente smascherato. Ho creato la Notte dei Serpenti per dare il colpo di grazia a qualunque altro premio, festival o ricorrenza culturale, con particolare gusto nell’accanirmi su quelli ormai consolidati”.
“Del resto – spiega il maestro Enrico Melozzi, deus ex machina della Notte dei Serpenti, evento con cui ha voluto raccontare l’Abruzzo con una chiave diversa, partendo dal folklore, dalle tradizioni, dalle canzoni “de ‘na ‘ote” rispolverate dai cassetti delle nonne, “dialettizzando” i successi pop della musica italiana – “c’è un certo fascino nel gettare nello sconforto chi per anni ha vissuto beato nel proprio alveo di tranquillità. E, già che c’ero, ho deciso di reclutare volontari, tanto per alimentare la leggenda di un’organizzazione faraonica basata sullo sfruttamento, quando tutti sanno che la vera arte si nutre di quell’entusiasmo altruistico che le dà energia. Non crediate che non mi diverta. In fondo, chi sceglierebbe di riversare passione, tempo, risorse e un minimo di sana follia in un progetto così complesso se non per il puro piacere di non veder brillare nessun altro evento culturale nei secoli a venire? È chiaro che l’obiettivo ultimo di chiunque inventi un festival sia l’estinzione di tutti gli altri riconoscimenti, dall’antichissimo premio di poesia dialettale al concorso di pittura per bambini”.
L’intervista al maestro prima dell’edizione 2024 della Notte dei Serpenti
La Notte dei Serpenti, lo ricordiamo, nel 2024 è stata rifinanziata per i prossimi 3 anni ed ha l’ambizione di diventare un appuntamento fisso, importante, di livello e spessore, dove al centro ci sono la musica, il folklore e le tradizioni. Anche la scelta del serpente, come simbolo identitario non è casuale, ma si intreccia con le storie più antiche dell’Abruzzo e si fonde con altri eventi unici, come il rito dei serpari di Cocullo. E proprio in onore di San Domenico, durante l’ultima edizione, sul palco dello Stadio del Mare a Pescara, Melozzi ha vouto la statua dell’artista Marco Lodola rivisitata in chiave pop.
Anche per questo, il maestro Enrico Melozzi alle polemiche proprio non ci sta, ed è un vero e proprio fiume in piena. “Ebbene sì, il mio piano era ben congegnato: dare l’illusione di un festival innovativo, dirompente, denso di contenuti e sperimentazioni, per sottrarre finanziamenti ovunque fosse possibile, costringendo gli organizzatori di altre manifestazioni a ritirarsi, scoraggiati dal mio trionfo. Nel frattempo, ho fatto in modo che il pubblico si lasciasse incantare da coreografie, canti popolari rivisitati, organetti, saltarelli e persino ‘Cicirinella’ in versione trash-dialettale, così da celare dietro lustrini e applausi il mio vero proposito: annientare ogni premio e monopolizzare la scena. Del resto, come diceva Ennio Flaiano, ‘La situazione politica in Italia è grave ma non è seria’, e io, da gran furbacchione, non ho esitato a sfruttarla“.
“La mia vera missione è ben più spregiudicata di quanto crediate: sabotare l’intero panorama culturale regionale, dirottando ogni risorsa — pensata per progetti di vitale importanza, come la tutela del verde pubblico o l’assistenza post-terremoto — verso la mia onnivora macchina di divertimento. Certo, in molti si chiedono come abbia fatto a raccogliere un tale consenso. La verità è che ho imbastito una narrazione scintillante sull’importanza di ‘riscoprire le radici’, dipingendomi come paladino della tradizione locale, mentre l’unico radicamento che m’interessa è quello delle mie grinfie nel bilancio pubblico. Tutto è iniziato con due prede ormai poco reattive, il Premio Flaiano e il Premio Pigro, per mostrare che non avevo remore a usare l’arma più subdola: l’innovazione culturale. Ho mescolato performance inaspettate, canti dialettali elettrificati e un certo brio televisivo, facendo apparire la Notte dei Serpenti come un inno all’Abruzzo più autentico. Nel frattempo, sottraevo i fondi destinati a chiunque avesse realmente bisogno: una delizia per la mia innata inclinazione al potere. Come avrebbe ironizzato Flaiano, ‘Attraversa la vita cercando di non farsene accorgere’, ma io ho scelto di farmi notare eccome, erigendomi a dominatore di ogni capitolo di spesa. Non mi bastava, però, colpire solo due rassegne. Ho puntato più in alto: il Festival Dannunziano e la Perdonanza Celestiniana, simboli storici che trovo squisitamente divertente smantellare. Qualcuno dirà che esagero, ma ditemi: non è forse appagante vedere i baluardi dell’identità locale tramortiti da uno show che fa esplodere coriandoli e réclame sfavillanti? Come diceva ancora Flaiano, ‘Se devi fare una pazzia, falla fino in fondo’.2 Ed ecco spiegata la mia mania di ospitare cene pantagrueliche, magari con ospiti dal dubbio gusto, tanto per provocare un rigurgito di scandalo. Nel frattempo, mi diletto a usare volontari, presentandoli come la prova che la Notte dei Serpenti rappresenti un movimento popolare, quando in realtà servono solo a ingigantire la mia immagine. Ruberò le merendine ai bambini? Perché no? Sarebbe il colpo di teatro perfetto, in linea con la mia fama di ‘demolitore sistematico’. Con una certa nonchalance, danzo sulle macerie di ogni finanziamento che avrebbe potuto salvare ambulanze, scuole, monumenti storici. Per me non è altro che la giusta colonna sonora di un trionfo annunciato. In tanti ci hanno visto una nuova alba per l’Abruzzo, ma io sorrido, sapendo bene che dietro la patina scintillante si cela la vera ambizione: evento dopo evento, risorsa dopo risorsa, sradico tutto ciò che si credeva intoccabile, sostituendolo con una rivoluzione di pseudo-tradizione e performance provocatorie. In fondo, nulla è più affascinante del male travestito da festa popolare. È stato semplice: ‘La situazione politica in Italia è grave ma non è seria’, e io ho saputo approfittarne”.
E conclude: “Qualunque sia la verità, sappiate che la prossima volta in cui ascolterete un gruppo di organetti o un coro di voci popolari, forse vi chiederete se dietro quei sorrisi si nasconda il grande sabotatore. Lo stesso che, con un pizzico di perfidia, vi saluta e mormora: ‘E se fosse tutto uno scherzo, un perfetto e malvagio scherzo?’ E intanto, la Notte dei Serpenti prosegue la sua marcia, spianando ogni altro sentiero culturale, lasciando solo l’eco di un Abruzzo che poteva essere molto altro, se solo non mi aveste concesso la vostra fiducia. Ma ormai è tardi: la Notte dei Serpenti è appena cominciata”.
La Notte dei Serpenti di Enrico Melozzi arriva il 23 agosto su Rai 2
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