Fotovoltaico, reti fantasma, sviluppo sostenibile – Tg Ambiente

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In questo numero del Tg Ambiente, realizzato in collaborazione con Italpress: 1) Aeroporti, a Fiumicino il più grande impianto fotovoltaico d’Europa; 2) Ispra, recuperate oltre 30 reti fantasma dai fondali marini; 3) Sviluppo sostenibile, un bando per i progetti di ricerca; 4) In Italia nevica sempre meno

 

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In questo numero del Tg Ambiente, realizzato in collaborazione con Italpress:

1) Aeroporti, a Fiumicino il più grande impianto fotovoltaico d’Europa: Arrivare al Net Zero Carbon nel 2030; ridurre l’uso delle fonti fossili e contenere le emissioni; aumentare l’indipendenza energetica: sono gli obiettivi di Solar Farm, il più grande impianto fotovoltaico aeroportuale in Europa e tra i più estesi al mondo, installato allo scalo di Fiumicino. Quasi 2,5 km di estensione per circa 55mila pannelli che garantiranno una produzione di oltre 30 milioni di KWh all’anno e un risparmio annuale di 11mila tonnellate di anidride carbonica. L’impianto è stato progettato da Aeroporti di Roma e realizzato da Enel.

2) Ispra, recuperate oltre 30 reti fantasma dai fondali marini: Le reti da pesca fantasma sono una minaccia invisibile per gli ecosistemi marini e per la biodiversità. Ogni anno, il fenomeno del “ghost netting” è responsabile dell’intrappolamento e dell’uccisione di un numero significativo di animali marini. La rimozione delle reti fantasma dai fondali marini è stata possibile grazie all’operazioneGhostnets” condotta da ISPRA lungo la costa siciliana, tra Augusta e Siracusa, che ha permesso l’ispezione di circa 60.000 metri quadrati di fondale ed il recupero di oltre 30 reti fantasma lunghe fino a 260 metri (pari all’incirca a un grattacielo di 100 piani). L’intervento ha permesso di recuperare varie tipologie di reti: a strascico, da posta, grovigli di cime, lenze e nasse e di liberare specie protette rimaste intrappolate. La diffusione di reti da pesca abbandonate è cresciuta negli ultimi decenni a causa dell’intensificarsi dell’attività di pesca e dell’impiego di materiali sintetici, più economici e resistenti ma anche più dannosi per l’ambiente rispetto alle fibre vegetali utilizzate per reti tradizionali, come la canapa. Queste reti continuano a esercitare la cosiddetta “pesca fantasma”, pur non essendo più sottoposte al controllo umano, restano attive e continuano a catturare flora e fauna marina. Le reti recuperate verranno ora trasportate per lo smaltimento e, dove possibile, avviate al riciclo, contribuendo a promuovere l’economia circolare e riducendo l’impatto ambientale dei rifiuti marini.

3) Sviluppo sostenibile, un bando per i progetti di ricerca: Promuovere l’interazione tra la ricerca e le priorità di attuazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile: è l’obiettivo dell’Avviso pubblico, pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. A disposizione di università, enti e istituti di ricerca, consorzi e fondazioni è previsto uno stanziamento di 3,15 milioni di euro per realizzare progetti di ricerca che supportino le istituzioni territoriali nell’attuazione dei tre Vettori di sostenibilità: Coerenza delle politiche, Cultura e Partecipazione per lo sviluppo green. I progetti contribuiranno a potenziare le capacità delle Amministrazioni di attuare i tre Vettori, in sinergia con gli ambiti di attività previsti dagli Accordi di collaborazione stipulati tra il Ministero e diverse Regioni, Province autonome e Città metropolitane. Le proposte dovranno essere presentate da un partenariato che includa almeno un’istituzione di livello territoriale, impegnata nei processi per l’attuazione delle strategie e delle agende per lo sviluppo sostenibile.

4) In Italia nevica sempre meno: A causa della crisi climatica in Italia nevica sempre meno. Ad essere in forte sofferenza sono soprattutto le Alpi dove, secondo gli ultimi studi disponibili, la durata del manto nevoso nell’ultimo secolo si è accorciata in media di un mese a causa del riscaldamento atmosferico di circa 2°C. Neanche le nevicate tardive della scorsa primavera hanno portato i benefici sperati. A fare una panoramica è Legambiente, partendo dall’analisi di diversi studi scientifici e internazionali. Secondo uno studio pubblicato a dicembre 2024 sull’International Journal of Climatology, condotto da ricercatori dell’Università di Trento e dell’Eurac Research di Bolzano, sulle Alpi italiane la quantità di neve è diminuita del 50% rispetto a 100 anni fa. In particolare, tra il 1920 e il 2020, la neve è calata del 34%, con differenze marcate tra le Alpi settentrionali e quelle sudoccidentali: rispettivamente -23% e quasi -50%. Altro campanello d’allarme, connesso con la poca neve in quota, arriva anche dai fiumi: stando ai dati della Fondazione CIMA il Po e l’Adige, al 10 gennaio 2025 registrano entrambi un deficit idrico del 61% di neve, misurato in termini di equivalente idrico nivale. Sugli Appennini, nonostante le abbondanti nevicate, le elevate temperature stanno causando una rapida fusione della neve. Questo fenomeno sta determinando forti squilibri nei corsi d’acqua. L’associazione ambientalista indica anche tre priorità di intervento su cui bisogna lavorare sempre di più: servono più politiche e strategie di mitigazione e di adattamento a livello nazionale e territoriale, una maggiore presa di coscienza e confronto da parte delle località alpine e appenniniche sulla diminuzione delle nevicate e sugli effetti della crisi climatica; ma allo stesso tempo occorre “vivere” la montagna d’inverno in modo più sostenibile senza rincorrere la neve.

 

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