Uragano Trump sull’Europa. “Il green deal un imbroglio. Troppe tasse, l’Ue è ingiusta. Voglio incontrare Putin. Kiev è pronta a un accordo”

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A soli tre giorni dal ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump interviene per la prima volta sulla scena internazionale come 47esimo presidente americano, e invia un duro avvertimento alle élite globali: producete negli Stati Uniti, o pagherete i dazi. Parlando in videoconferenza al World Economic Forum di Davos, il tycoon viene accolto da un forte applauso, e ribadisce che «negli Stati Uniti è iniziata l’età dell’oro», quindi ripercorre i suoi piani per tagliare le tasse, deregolamentare le industrie e reprimere l’immigrazione illegale. Lanciando un monito: «Venite a produrre i vostri prodotti in America e vi daremo tra le tasse più basse di qualsiasi nazione sulla terra. Se no, molto semplicemente dovrete pagare un dazio».

Il giorno del suo insediamento ha già detto che Washington potrebbe imporre barriere doganali elevate sui principali partner commerciali come Canada, Messico e Cina già dal 1° febbraio. Nel suo messaggio alla platea riunita in Svizzera, The Donald ribadisce l’intenzione di ridurre l’aliquota sul reddito delle aziende, portandola «al 15 per cento se producete negli Usa» e, rivolto al Vecchio Continente, afferma senza mezzi termini che «l’Europa ci tratta molto male e molto ingiustamente». «Farò qualcosa in merito», prosegue parlando delle «centinaia di miliardi di dollari» di deficit commerciale che gli Stati Uniti hanno nei confronti dell’Unione Europea. Pur ribadendo di amare l’Europa, ripete che «ci tratta molto male fra l’Iva e le altre tasse che impone», e punta il dito pure contro le regole per i colossi dell’hi tech: «Queste sono aziende americane, che piaccia o meno».

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La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen assicura che Bruxelles è pronta a negoziare con Trump, pur sottolineando la politica divergente con lui sul clima, con il blocco dei 27 che vuole rispettare l’accordo di Parigi. Il comandante in capo rispondendo ad alcune domande attacca nuovamente Joe Biden dicendo che «la precedente amministrazione ci ha lasciato probabilmente la più alta inflazione nella storia degli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo». «Biden ha perso il controllo di quello che stava accadendo nel Paese, in particolare sull’inflazione e al confine», ripete. Assicurando poi che il Congresso (a guida repubblicana) approverà misure per tagliare le tasse, e inoltre chiederà che i tassi di interesse calino («dovrebbero calare in tutto il mondo»).

Poi passa a parlare del «patto verde», che lui definisce senza mezze misure un «imbroglio»: «Lasceremo che la gente compri le auto che vuole. Ho messo fine al ridicolo e incredibilmente dispendioso Green New Deal. Io lo chiamo la truffa verde». Il presidente spiega che la sua amministrazione si sta muovendo a una velocità senza precedenti per risolvere i «disastri» ereditati da un «gruppo di totali inetti». Biden, prosegue, ha «sprecato 8mila miliardi di dollari» in restrizioni sul fronte dell’energia, regole e tasse nascoste che si sono tradotti nella «peggiore crisi dell’inflazione della nostra storia».

Il tycoon parla pure della Cina, afferma che ha un «ottimo rapporto» con il presidente Xi Jinping, ma «la relazione commerciale con Pechino ora è squilibrata e bisogna correggerla. Abbiamo un enorme deficit». «Non ci sono vincitori in una guerra commerciale», chiosa da parte sua il vice premier del Dragone, Ding Xuexiang, senza nominare Trump. Nel suo discorso, l’inquilino della Casa Bianca fa poi un collegamento tra la guerra in Ucraina e i prezzi del petrolio, dicendo che chiederà all”rabia Saudita e all’Organizzazione dei Paesi esportatori di greggio di abbassare i prezzi: «Se il costo scendesse, la guerra tra Russia e Ucraina finirebbe immediatamente». Trump ripete che «dobbiamo mettere fine alla guerra orribile» in Ucraina, e che gli «piacerebbe incontrare Vladimir Putin presto»: Kiev «è pronta a un accordo per la fine del conflitto, che non sarebbe dovuto iniziare. Molte più persone sono morte di quanto viene detto».

Nelle dichiarazioni di buone intenzioni la Russia non si tira indietro.

«Siamo pronti a un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso» con gli Stati Uniti, come quello che «ha avuto luogo durante la prima presidenza di Trump», assicura il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, anche se non dà seguito sulle proposte concrete.



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