Il rapido invecchiamento della popolazione italiana sta ponendo nuove e importanti sfide al nostro sistema sanitario. Con oltre il 23% della popolazione sopra i 65 anni, ci troviamo a dover affrontare un crescente numero di malattie croniche, come diabete, malattie cardiache e demenza, che richiedono cure sempre più complesse e costose. Questo scenario ci impone di ripensare come utilizziamo le risorse sanitarie, puntando su soluzioni preventive e innovative che possano garantire sia la sostenibilità economica che una qualità di vita migliore per tutti i cittadini.
Non basta fare dichiarazioni sui media, radio e televisione, affermando che occorre spendere di più in sanità. Questa è solo propaganda che non risolve i problemi reali. Si offende l’intelligenza degli italiani, che cercano soluzioni concrete a sfide tangibili, come le lunghe liste d’attesa, la qualità della sanità disomogenea sul territorio, la sofferenza dei malati e dei loro cari, e la carenza di risorse per rafforzare la resilienza del nostro sistema sanitario, garantendone anche la sostenibilità economica. In un Paese fortemente indebitato, con una pressione fiscale ai massimi storici, non è facile reperire fondi nel bilancio per affrontare tutto questo. Tuttavia, c’è ancora spazio per fare qualcosa: investire nella prevenzione, così da liberare risorse da destinare al nostro sistema sanitario.
Le nostre recenti ricerche offrono una prospettiva interessante su come affrontare queste sfide. Analizzando i dati di quasi 97mila pazienti ricoverati per infarto miocardico acuto tra il 2007 e il 2022, è emerso che la spesa sanitaria prima del ricovero, in particolare quella destinata ai farmaci, può avere un impatto significativo nel ridurre la mortalità.
I dati sono inequivocabili: lo studio evidenzia che, tra i pazienti ricoverati, un aumento del 10% nella spesa per farmaci prescritti nell’anno precedente al ricovero può ridurre la mortalità ospedaliera di una percentuale compresa tra il 2,7% e il 3%. Questo suggerisce che investire nella prevenzione potrebbe salvare migliaia di vite ogni anno. L’approccio preventivo consente ai pazienti di arrivare in ospedale in condizioni migliori, aumentando così le possibilità di sopravvivenza.
Al contrario, la spesa ospedaliera, pur essendo fondamentale, ha un impatto più limitato e si rileva principalmente nei casi di infarti più gravi, con innalzamento significativo degli indici di necrosi. Le visite ambulatoriali pre-ospedaliere, seppur utili, non mostrano lo stesso livello di efficacia nella riduzione della mortalità, a meno che non facciano parte di un programma sanitario ben strutturato e mirato.
Ma perché la prevenzione è cruciale? Prevenire è sempre meglio che curare, sia da un punto di vista etico che economico. Investire nella prevenzione significa ridurre la pressione sugli ospedali, diminuire i costi delle cure intensive e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Questo approccio è particolarmente efficace per le malattie croniche, che sono tra le principali cause di ricovero e mortalità in Italia.
La gestione adeguata dei pazienti cardiopatici è un esempio concreto: quando questi ricevono farmaci e cure preventive adeguate, non solo evitano complicazioni gravi, ma riducono anche la necessità di interventi ospedalieri complessi e costosi. Tuttavia, per ottenere questi risultati, è essenziale un approccio integrato che coinvolga medici di base, specialisti e strutture sanitarie, assicurando un coordinamento efficace tra tutti gli attori del sistema.
Ma come possiamo migliorare? Il nostro studio suggerisce alcune azioni concrete che potrebbero fare la differenza. Per esempio, garantire maggiore accesso ai farmaci, rendendo i farmaci più accessibili, sia economicamente che logisticamente, incentivando così i pazienti a seguire cure preventive in modo regolare. Un altro importante ruolo lo ricopre l’educazione sanitaria, concretamente informando i cittadini sull’importanza della prevenzione e della gestione proattiva della propria salute per ridurre drasticamente i casi di malattie croniche non trattate.
Crediamo anche che si abbia bisogno di incentivi per le cure primarie. Potenziare il ruolo dei medici di base, fornendo loro risorse e strumenti adeguati per gestire meglio i pazienti cronici, è cruciale per costruire un sistema più efficiente. Inoltre, abbiamo bisogno di piani di prevenzione personalizzati. Ogni paziente è diverso, e le cure preventive devono essere adattate alle sue specifiche esigenze. Programmi personalizzati potrebbero migliorare gli esiti clinici e ridurre i costi complessivi.
Per rendere tutto questo possibile, è fondamentale che i decisori politici adottino una visione a lungo termine. Spostare gradualmente le risorse dalla gestione delle emergenze alla prevenzione, con particolare attenzione alle cure primarie e alla medicina territoriale, è essenziale. Inoltre, è importante promuovere l’innovazione, utilizzando tecnologie avanzate per monitorare la salute dei pazienti e prevenire il peggioramento delle malattie. Un esempio di innovazione potrebbe essere l’uso di indicatori precoci, come i dati sulle prescrizioni farmaceutiche, per identificare potenziali problemi di salute e intervenire prima che diventino critici. Combinando questi strumenti con un uso intelligente dei dati, possiamo anticipare e gestire meglio le esigenze sanitarie di una popolazione in rapido cambiamento.
In conclusione, le nostre recenti ricerche ci offrono una lezione importante: la prevenzione non è solo una scelta intelligente, ma una necessità per garantire un sistema sanitario sostenibile e di qualità. Investire in farmaci, cure preventive e coordinamento tra i vari attori del sistema sanitario può salvare vite, ridurre i costi e migliorare l’efficienza complessiva.
In un’Italia che invecchia, il futuro della sanità dipende dalla nostra capacità di adattarci e innovare. Solo attraverso un approccio strategico e collaborativo potremo affrontare le sfide che ci attendono, garantendo a tutti i cittadini la possibilità di vivere una vita lunga e sana.
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