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Duro colpo inferto dalla Polizia di Stato al clan Attanasio nell’ambito dell’azione di contrasto al traffico di droga a Siracusa.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica- Direzione Distrettuale Antimafia.
Tra i 22 arrestati, 20 dei quali di Siracusa e due catanesi, ci sono anche delle donne.
Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante di cui all’art. 416 bis 1 del codice penale, detenzione, porto illegale di armi da sparo con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa e ricettazione.
L’indagine costituisce l’esito di un’attività investigativa, coordinata dalla DDAe condotta dalla Sisco di Catania e dalla Squadra mobile di Siracusa che nel marzo del 2024 aveva portato all’emissione di 4 decreti di fermo per associazione mafiosa e porto d’armi da fuoco nei confronti di colui che viene ritenuto il reggente del clan Attanasio, vale a dire Giuseppe Guarino e di tre suoi stretti collaboratori.
Secondo l’accusa aveva assunto il controllo degli affari criminali all’interno del quartiere della Borgata.
Dalle indagini sarebbe emerso anche l’operatività del gruppo nella zona nord di Siracusa, gruppo di via Italia 103, anch’esso riconducibile al clan Attanasio e attivo nel traffico di droga e delle bische clandestine in collaborazione con il gruppo della Borgata.
Atti di violenza e di intimidazione anche con l’uso di armi da fuoco per imporre la propria gestione criminale nel territorio di pertinenza, avrebbe garantito attraverso i proventi che confluivano nella cassa del clan, il mantenimento in carcere dei detenuti e l’assistenza ai loro familiari, oltre che il pagamento degli stipendi ai sodali.
Il narcotraffico era l’attività principale del gruppo, attivo anche nella gestione delle bische clandestine affidate ad una donna anche essa destinataria di custodia in carcere, in qualità di concorrenza esterna nel delitto associativo.
Attraverso intercettazioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia sarebbe emerso che Alessio Attanasio, condannato come capo del clan e detenuto in regime di 41 bis, ma tornato in libertà per una settimana a luglio 2022 avrebbe assegnato i ruoli di responsabili dei gruppi della Borgata e di via Italia percependo attraverso la propria compagna, Anna, Giustolisi, arrestata oggi per partecipazione ad associazione mafiosa, quote dei proventi degli affari illeciti.
La donna, inoltre assumendo un ruolo di particolare valenza, ha impartito disposizioni al reggente del gruppo Borgata sulle modalità di risoluzione dei conflitti roguardo l’utilizzo del denaro provento degli affari indeciti e l’impiego degli affiliati, mettendo il proprio esercizio commerciale a disposizione per riunioni e incontri.
Emersa anche la suddivisione dei ruoli tra gli affiliati ai quali erano attribuite specifiche mansioni sulla base della collocazione gerarchica.
Il reggente della Borgata ha riorganizzato le attività criminali con precise direttive sulla gestione delle attività illecite avvalendosi di un proprio uomo di fiducia, individuato quale responsabile del traffico di droga sia per il rifornimento che per lo smercio di cocaina, crack, hashish e marijuana.
Individuati due canali abituali di fornitura rappresentati dai due catanesi anch’essi destinatari di misura cautelare ed è stata ricostruita la linea dei pusher che si occupavano di svolgere materialmente l’attività di spaccio all’interno della piazza di spaccio della Borgata a fronte di veri e propri stipendi per lo più settimanali.
Inoltre è stata messa in luce la disponibilità di armi e immobili, dove nasconderle che permetteva al gruppo di esercitare la propria forza, intimidatrice e riaffermare la propria egemonia sul territorio.
A tal proposito è stata ricordata l’azione intimidatoria del 19 gennaio 2024 portata a compimento da parte di appartenenti del gruppo Borgata e al gruppo di via Italia con l’esplosione di corpi di arma da fuoco contro l’abitazione di Alfio Garofalo.
Nel corso dell’indagine sono state inoltre sequestrate sette pistole e munizionamento vario, oltre ad ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.
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