Monte dei Paschi di Siena lancia un’offerta di scambio su Mediobanca da 13,3 miliardi

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Mossa a sorpresa nel mondo bancario italiano con una forte valenza industriale perchè mette assieme una banca commerciale forte nelle famiglie e imprese e un istituto specializzato nel wealth management e credito al consumo. Venerdì 24 Banca Mps ha annunciato di aver presentato un’offerta pubblica di scambio (ops) totalitaria su Mediobanca, approvato dal cda il giorno prima. «E’ amichevole, l’avevamo prospettata al Mef già nel 2022» ha detto Luigi Lovaglio, ad del Montepaschi, la banca più antica del mondo.

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Mps e Mediobanca, cosa succede

 

L’offerta valuta Piazzetta Cuccia 13,3 miliardi di euro e offre un premio del 5,03% sul prezzo di chiusura di Borsa di ieri, giovedì 23. Mps, si legge in una nota, offre 23 azioni per ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione pari a un rapporto di concambio fissato in 2,3 azioni Mps di nuova emissione per ogni azione Mediobanca a un prezzo implicito di offerta pari a 15,992 euro per azione. L’operazione, totalmente in azioni, ha un valore di 13,3 miliardi di euro. La banca senese presieduta da Nicola Maione prevede che l’offerta pubblica di scambio sia completata entro il terzo trimestre del 2025. In Mps, il Mef ha l’11,7%, Delfin, holding degli otto eredi Del Vecchio, possiede il 9,78%, il gruppo Caltagirone detiene il 5,03%. «Con questa operazione di natura industriale vogliamo segnare un nuovo approccio nel percorso di consolidamento del settore bancario che in maniera innovativa crea valore da subito sia per gli azionisti di Mps che di Mediobanca, e ritengo anche per l’intero sistema Paese». Sono le parole con le quali Lovaglio commenta la decisione di lanciare un’ops totalitaria sulla banca di Piazzetta Cuccia, marchio storico della finanza italiana, che possiede il 13,1% delle Generali. Una fusione, con delisting di Mediobanca tramite la quale, sottolinea, «puntiamo a un nuovo campione nazionale, con due brand di eccellenza, che vogliamo proteggere e ancor più valorizzare. Un nuovo e moderno gruppo bancario altamente competitivo, leader in business specialistici chiave e con una forte solidità patrimoniale, che si pone l’obiettivo di svolgere in modo sempre più virtuoso il ruolo di sostegno a famiglie, imprese e comunità locali». Il nuovo campione nazionale si posiziona «al terzo posto nei segmenti di business chiave, attraverso la combinazione industriale di due dei principali player del settore Mps nel Retail/Commercial Banking e Mediobanca nel Wealth Management, Corporate & Investment Banking e Credito al consumo)». Secondo il progetto di Mps, il nuovo Gruppo si contraddistinguerà come «un player di Wealth Management di prim’ordine, grazie alla combinazione dell’expertise di Mps e Mediobanca nel private banking e di Banca Widiba e Mediobanca Premier nell’asset gathering, grazie a circa 1.200 consulenti finanziari»; inoltre la nuova entità si presenterà sul mercato come «un forte operatore CIB in tutti i prodotti (ad esempio, corporate finance, mercati dei capitali, prestiti alle imprese), con una posizione di leadership nel mercato Equity Capital Markets e M&A e una forte complementarità della base clienti e al contempo con un’opportunità di crescita in particolare nel segmento di mercato in via di sviluppo delle medie imprese». Dall’aggregazione nascerà un operatore «leader nel settore dei finanziamenti al consumo attraverso Compass». La «business combination – prosegue la nota – consentirà di ampliare l’offerta di prodotti e servizi e rafforzare la capacità di sostenere nuovi investimenti, attraverso un modello bancario sinergico e facendo leva sui punti di forza, le competenze distintive e l’eccellente capitale umano delle due organizzazioni». La possibile aggregazione tra Mps e Mediobanca consentirà di conseguire una «elevata creazione di valore sia per gli azionisti di Mps che di Mediobanca grazie ad una maggiore redditività, con un dividend pay-out fino al 100% dell’utile netto, mantenendo al contempo una forte solidità patrimoniale», prosegue ancora la nota senese. L’operazione – si legge nella nota – consentirà l’accelerazione dell’utilizzo delle Dta di Mps e la generazione di sinergie industriali significative». Tra le condizioni a cui è subordinata l’offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca figura il conseguimento del 66,67% del capitale di Piazzetta Cuccia, prosegue la nota senese. La condizione di efficacia, al pari delle altre posta da Mps, è rinunciabile «solo espressamente» dalla banca. Siena ha come advisor Ubs e JpMorgan.

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Mps «punta a raggiungere una significativa redditività e a mantenere una forte solidità patrimoniale, anche grazie al contributo delle sinergie industriali attese e delle Dta. In particolare Mps stima un RoTE pro-forma di circa il 14%, un CeT1 ratio pro-forma pari a circa il 16%, una accelerazione dell’utilizzo delle Dta e circa 700 milioni di sinergie ante imposte all’anno». Dall’aggregazione tra Mps e Mediobanca sono previsti «benefici significativi per gli azionisti di entrambe le banche con la distribuzione di un dividendo per azione sostenibile e in crescita nel periodo». Nel dettaglio si stima un «incremento a doppia cifra degli earnings per share» e un «generazione organica di capitale superiore all’utile netto che permette un crescente DPS con un pay-out ratio fino al 100% dell’utile netto, preservando al contempo una forte solidità patrimoniale». Nell’ambito dell’operazione, infine, il Gruppo «prevede costi di integrazione pari a circa 600 milioni al lordo delle imposte, da sostenere nel primo anno di attività». Immediato commento della Fabi: «Mps-Mediobanca dimostra una chiara visione del futuro. fuori dai soliti schemi». In apertura di Borsa il titolo Mps è salito del 3%, quello di Mediobanca non ha fatto prezzo.

«Siamo pronti in Italia ad accettare operazioni semplici, noiose, le solite fusioni che spesso hanno un impatto sociale notevole, mentre questa volta si tratta di una business combination per mettere insieme competenze, ricavi e reti, unendo le forze» perché «ci completiamo a vicenda», ha spiegato Lovaglio, nel corso di una call con gli analisti finanziari sul lancio di un’ops su Mediobanca. «La nostra offerta è allettante perché è cruciale acquisire il controllo di Mediobanca» e questo «per il futuro della nostra banca, per ottenere una posizione forte sul mercato in un momento in cui stanno calando i tassi», ha proseguito il banchiere. 

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 «La nostra è un’offerta amichevole» con l’obiettivo di «unire le forze», ha aggiunto il ceo che ha più volta ribadito l’intenzione di «difendere» il brand Mediobanca, spiegando a più riprese che sotto l’ombrello di Piazzetta Cuccia resteranno le attività di corporate e investment banking, mentre la banca commerciale sarà prerogativa di Rocca Salimbeni. «Non intendo diventare l’a.d. di una banca d’investimento», assicura Lovaglio. «Il ministero non ha posto nessun limite a questa operazione», ha precisato Lovaglio. 

Sulla sua strada Mps aveva «tre opzioni: stand alone, fusione tra pari o un’aggregazione trasformativa con Mediobanca», ed è quello che l’istituto aveva prospettato al Mef già a dicembre 2022. E adesso, aggiunge, «è giusto il momento, è quello migliore considerando quello che sta avvenendo sul mercato».





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