«L’industria green è un imbroglio» L’orizzonte fossile del presidente

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Donald Trump ha una mente fossile e il suo indirizzo espressamente negazionista lo ha chiarito ieri a 360 gradi intervenendo in video-conferenza al World Economic Forum di Davos. Ha messo subito le cose in chiaro di fronte alla platea e in particolare all’Europa citando il proprio colloquio con il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman: ha definito l’uomo che galleggia sul petrolio del Golfo «una persona fantastica», alla lettera a fantastic guy, spiegando che l’erede al trono di Riadha promesso nuovi investimenti negli Stati Uniti per 600 miliardi nei prossimi quattro anni. Una relazione fondata sui titoli di debito pubblico americani, copiosamente detenuti dalla banca centrale saudita.

PROBABILMENTE, a bin Salman il presidente degli Stati Uniti ha già avanzato anche la richiesta di abbassare il prezzo del petrolio, che ha detto di voler portare anche in seno all’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio. «Dobbiamo abbassare il prezzo, e sono sorpreso che non sia stato fatto prima» ha detto Trump, sottolineando che dal suo punto di vista la guerra in Ucraina «finirebbe immediatamente» se i prezzi del greggio fossero più bassi. È geopolitica fossile, come quella che lo ha portato ad attaccare il Canada, che se fosse per lui dovrebbe diventare un nuovo Stato della confederazione: anche il vicino nordamericano è un importante produttore di petrolio, ma Trump non vuole dipendere, semmai annettere.

«Ho dichiarato un’emergenza energetica nazionale, ed è così importante: un’emergenza energetica nazionale per sbloccare l’oro liquido sotto i nostri piedi e aprire la strada per approvazioni rapide di nuove infrastrutture energetiche. Gli Stati Uniti possiedono la maggiore quantità di petrolio e gas di qualsiasi Paese sulla Terra e lo utilizzeremo. Non solo questo ridurrà il costo di praticamente tutti i beni e servizi, ma renderà gli Stati Uniti una superpotenza manifatturiera e la capitale mondiale dell’intelligenza artificiale e delle criptovalute» ha spiegato Trump, che ha speso buone parole anche per il carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili, definito «una buona risorsa di back-up».

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POI HA AGGIUNTO: «Costa poco e noi negli Stati Uniti ne abbiamo tantissimo, così come abbiamo tantissimo gas e petrolio». In un dialogo guidato dalle domande dei dirigenti di alcuni campioni dell’economia fossile, come TotalEnergies, Trump ha potuto affermare senza contraddittorio che «l’industria green è un imbroglio», sottolineando che «lasceremo che la gente compri le auto che vuole».

Messaggi rivolti a tutti ma in particolare all’Europa, che ieri a Davos ha invece ribadito – per bocca la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, intervenendo al World Economic Forum – che «l’Europa resta sulla sua rotta e siamo pronti a lavorare con tutti gli attori globali per accelerare la transizione verso l’energia pulita». «Il mondo – ha ricordato Von der Leyen – si sta muovendo più velocemente che mai verso l’energia pulita. Solo lo scorso anno, la spesa globale per l’energia pulita ha raggiunto la cifra record di 2 trilioni di dollari».

Non è dato sapere dove e se le due agende andranno ad incontrarsi (ma intanto ieri Trump ha ribadito anche che gli Usa venderanno ai Paesi europei il gas naturale liquefatto, Gnl, su cui alcuni Stati come l’Italia stanno investendo), ma è certo che l’Europa pare allontanarsi sempre più dalla società fossile che sogna il nuovo presidente americano: nel 2024, per la prima volta, il solare fotovoltaico ha prodotto più elettricità (11%) del carbone (10%), mentre l’eolico (17%) ha generato più elettricità del gas (16%) per il secondo anno consecutivo.

Nel 2024, la forte crescita del solare, unita alla ripresa dell’idroelettrico, ha portato la quota delle rinnovabili a quasi la metà della produzione di energia elettrica dell’Unione europea (47%). I combustibili fossili hanno generato il 29% dell’elettricità dell’Ue nel 2024. Solo cinque anni fa, invece, i combustibili fossili fornivano il 39% dell’elettricità dell’Ue, mentre le fonti rinnovabili il 34%. Il sentiero che guida verso la transizione energetica è pulito, ma Trump sta cercando di muovere fango per renderlo impercorribile.



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