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Giovedì si è insediato il nuovo governo irlandese guidato da Micheál Martin, del partito centrista Fianna Fáil. L’elezione di Martin come primo ministro era prevista mercoledì, ma la seduta del parlamento era stata sospesa e rinviata a giovedì a causa delle proteste dell’opposizione. È una cosa inedita nella storia politica irlandese: in più di un secolo non era mai successo che il Dáil Éireann, la camera bassa del parlamento, non riuscisse a eleggere un primo ministro nella seduta convocata per farlo, che è più che altro cerimoniale.
Martin è sostenuto dai 48 deputati di Fianna Fáil, dai 38 del partito di centrodestra Fine Gael, insieme a cui già governava dal 2020, e da nove indipendenti. I problemi sono stati creati da questo gruppo di indipendenti. In Irlanda i deputati che scelgono di presentarsi alle elezioni senza un partito sono piuttosto rilevanti: alla camera hanno 27 seggi su 174. Gli indipendenti che sostengono il governo sono accomunati da posizioni conservatrici e hanno costituito un gruppo, chiamato Indipendenti regionali (“Regional Independents”), che esprime anche la presidente della camera, Verona Murphy.
Come parte dell’accordo di governo con Fianna Fáil e Fine Gael, che senza di loro non avrebbero la maggioranza, questi indipendenti hanno ottenuto quattro posti da sottosegretari. Mercoledì la seduta è stata interrotta perché si è scoperto un magheggio: gli Indipendenti regionali, con l’autorizzazione della presidente Murphy, si erano seduti ai loro vecchi posti, tra i banchi dell’opposizione. Tutti gli altri partiti, e non solo la sinistra nazionalista di Sinn Féin, hanno contestato questa collocazione come una forzatura istituzionale.
Non era mai avvenuto che deputati a tutti gli effetti parte della maggioranza venissero contati insieme all’opposizione. È una cosa con conseguenze non solo burocratiche, ma anche concrete, soprattutto sui tempi di parola nei lavori parlamentari. I nove deputati degli Indipendenti regionali avrebbero infatti avuto lo stesso tempo di parola – 10 minuti complessivi – di tutti i 39 deputati di Sinn Féin. Murphy aveva inizialmente cercato di andare avanti, dicendo che era una cosa provvisoria, ma le proteste corali dell’opposizione l’hanno costretta a sospendere la seduta tre volte, fino al rinvio.
Nel frattempo entrambi gli schieramenti facevano conferenze stampa fuori dalla sede del parlamento, a Dublino, accusandosi a vicenda di stare sovvertendo la democrazia. Il leader di Fine Gael, l’ex primo ministro Simon Harris, ha accusato l’opposizione di fare un ostruzionismo immotivato; quella di Sinn Féin, Mary Lou McDonald, gli ha risposto contestando «l’incredibile arroganza» del governo. Sono toni piuttosto inusuali per la politica irlandese, solitamente molto stabile e in cui c’è un certo fair play tra i partiti (anche per via del complesso sistema elettorale).
Giovedì Murphy ha accolto le richieste dell’opposizione, che ne stava contestando l’imparzialità, e ha stabilito che gli indipendenti che sostengono il governo non possono conservare lo status e le prerogative dei deputati dell’opposizione. La seduta poi è andata avanti senza interruzioni, e Martin ha ricevuto la fiducia con 95 voti. Peraltro mercoledì il piccolo partito conservatore Aontú, che ha due deputati, li ha ritirati dal gruppo degli Indipendenti regionali, a cui aveva in un primo momento aderito, per passare a un altro gruppo di indipendenti (formare “gruppi tecnici” serve agli indipendenti per aumentare il loro peso nei lavori parlamentari e beneficiare di certe agevolazioni).
La reporter politica Mary Regan, della tv pubblica RTÉ, ha detto che i fatti di mercoledì sono senza precedenti: «Micheál Martin, la cui longevità politica è stata attribuita a un’impareggiabile abilità di intuire i problemi prima che si presentino, ha visto la sua elezione bloccata da un disastroso imprevisto». Martin è leader di Fianna Fáil da 14 anni ed è stato già primo ministro tra il 2020 e il 2022. L’incarico di primo ministro sarà a rotazione, come nello scorso mandato, e Martin resterà in carica fino al 2027 prima di cedere il ruolo a Harris, se sarà ancora leader di Fine Gael. La maggioranza centrista è piuttosto fragile: mantenerla nella legislatura dipenderà dalle concessioni agli Indipendenti regionali, che ne hanno già ottenute di considerevoli.
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