Il primo obiettivo di Trump: dare una spallata all’Unione Europea

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


La tensione percepibile da giorni al forum mondiale dell’economia di Davos dove hanno sfilato le maggiori cariche dell’Unione Europea (Ursula von Der Leyen e Valdis Dombrovskis) e della Banca centrale europea (Christine Lagarde) sono state confermate ieri dall’intervento in videoconferenza del neopresidente statunitense Donald Trump. Benevolo con l’amico-rivale cinese, sprezzante con i canadesi e i messicani, il suo progetto è prendere a bastonate l’Unione Europea.

TRE SONO I FRONTI sui quali Trump condurrà la sua guerra commerciale, industriale, fiscale e finanziaria, dunque politica a tutto tondo. In primo luogo i dazi che scaltramente non ha ancora quantificato. Poi la riduzione al 15% per cento dell’aliquota fiscale per le aziende che produrranno beni e servizi negli Stati Uniti, chi non accetterà sarà colpito da «triliardi di dollari in dazi». In questo modo non saranno colpite le «imprese», ma intere popolazioni. Infine, ed è questo il colpo più duro: la richiesta ai paesi della Nato, in gran parte europei, di contribuire di più fino al 5% del Pil. La richiesta è un modo per arricchire ancora di più l’industria bellica americana che fornirà armi alle guerre in tutto il mondo, a cominciare da quella contro i palestinesi. Per paesi come l’Italia la richiesta è inverosimile, ma si può intuire il ricatto: saranno ancora tanti i miliardi sottratti a uno Stato sociale in ginocchio.

«LA GRAN PARTE degli europei non ha pagato finché non sono arrivato io» ha però puntualizzato Trump. Il suo manutengolo alla Nato, Mark Rutte, ieri ha ribadito lo stesso concetto: «Presto il Pil per le armi dovrà andare al 2%, ma non basterà». È stato agghiacciante il siparietto in un panel a Davos tra Rutte e uno scagnozzo di Trump, un certo Richard Grenell, Quest’ultimo ha rimproverato l’Olanda di cui Rutte è stato primo ministro, di non avere pagato il conto al Pentagono. «L’Ue andrà al massacro con gli Usa se non pagherà» ha detto Grenell. Un esempio della violenza, per ora verbale, dei nazional-capitalisti americani.

Contabilità

Buste paga

 

«L’UE CI TRATTA molto ingiustamente, molto male» ha aggiunto Trump. Ciò è legato a tasse e Iva «molto consistenti». «Non prendono i nostri prodotti agricoli e non prendono le nostre auto. Eppure, ci mandano auto a milioni e mettono tasse su cose che vogliamo fare» ha aggiunto Trump raccontando i suoi problemi nell’ottenere autorizzazioni per un suo affare in Irlanda. È il sistema europeo di tasse e dazi che rende molto difficile portare prodotti in Europa, e tuttavia si aspettano di vendere i loro prodotti negli Usa. Come sapete, centinaia di miliardi di dollari di deficit con l’Europa, e nessuno ne è contento, e faremo qualcosa al riguardo». Il ragionamento mira a modificare le norme Ue sulla concorrenza nel senso di una deregolamentazione: «Il processo è troppo lungo e devono accelerarlo».

SI È CAPITA LA RAGIONE per cui la plutocrazia tecnologica più opportunista del pianeta, i vari Apple, Google o Facebook, hanno cambiato cavallo e si sono accodati a quello del nuovo padrone. Trump ha attaccato una delle poche cose dignitose fatte in questi anni dalla Commissione Europea, in particolare dalla danese Margrethe Vestager: chiedere a Apple 12 miliardi di euro di tasse non pagate in Irlanda, dunque sottratte alla sua popolazione e al suo Stato sociale. Google è stata colpita da multe per abuso di posizione dominante. «Gli europei vogliono miliardi di euro da Apple, vogliono miliardi di euro da Google, che sono imprese statunitensi» ha detto Trump. Ecco chiarita la conversione degli oligopolisti della Big Tech, oggi Tech-Right. Vogliono ripararsi dietro la Casa Bianca per evitare di essere colpiti da misure in fondo minimali.

L’UE POTREBBE REAGIRE facendo una seria legge anti-trust e spezzare le attività europee di questi Moloch del potere trumpiano. Sembra al momento difficile che questo possa accadere. Trump manderebbe i marines per difendere la libertà di fare un balletto online o mettere like ai post che inneggiano all’odio e al fascismo? Davanti a un piano imperiale di questa natura le reazioni dell’Ue ieri sono sembrate ancora deboli e velleitarie. Von Der Leyen ha annunciato un enigmatico «Fondo globale su transizione verde». Dombrovskis ha confermato che l’Ue reagirà con contro-dazi e ha evocato lo spettro degli anni Trenta quando protezionismo e frammentazione approfondirono la grande depressione.

IMPORTANTE è stato il messaggio di Trump agli «amici europei frustrati» dall’anti-trust, dalle norme zoppicanti del «Green Deal» e dallo Stato di diritto. Chissà se tra questi «amici» rientrano anche l’estrema destra tedesca o la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ieri è stata investita dal Financial Times del ruolo di ambasciatrice europea alla corte del nazional-capitalista in-chief. Usare i subalterni per dividere il nano politico europeo è un’altra carta della strategia trumpiana.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati