Apertura dell’anno giudiziario con polemica

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Care lettrici, cari lettori

si apre oggi l’anno giudiziario 2025 con la cerimonia in Cassazione, che è arrivata al termine di una settimana concitata fatta della relazione sullo stato della giustizia del ministro Carlo Nordio, intervenuto duramente per perorare la giustezza della separazione delle carriere, e della conseguente richiesta di pratica a tutela dei togati del Csm contro le sue parole.

Un clima, questo, che avrà come acme la giornata di domani, quando l’inaugurazione dell’anno giudiziario si sposterà nelle 26 corti d’appello. Gli occhi saranno puntati su Napoli, dove interverrà il guardasigilli. L’Anm ha già annunciato le sue manifestazioni di protesta: cartelli fuori dalle corti e uscita dall’aula quando parla il rappresentante del governo.

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Su questo tema ho intervistato il membro dell’Anm in quota Magistratura democratica, Stefano Celli, che ha proposto l’emendamento – approvato – dello sciopero per il 27 aprile. Qui ne spiega le motivazioni.

Intanto, continuano i pasticci di diritto internazionale: questa volta riguardano il rimpatrio in Libia di Osama Njeem Almasri, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e contro l’umanità. Sugli errori procedurali interviene l’avvocato Nicola Canestrini.

Una riflessione sulla libertà di stampa e le direttive europee, invece, è proposta dal professore di procedura penale alla Sapienza, Glauco Giostra.

La posizione del Cnf sulle manifestazioni

Il Consiglio Nazionale Forense «prende atto della decisione dell’Anm di voler abbandonare l’aula prima dell’intervento del ministro della Giustizia e dei suoi rappresentanti in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario. La protesta, volutamente organizzata con una manifestazione plateale e diffusa, rispetto a scelte sulle quali dovrà pronunciarsi il Parlamento, nel pieno rispetto del principio di sovranità, e su cui poi i cittadini italiani saranno chiamati a pronunciarsi con referendum, non può far rimanere silenti. Il Consiglio Nazionale Forense intende richiamare al rispetto di quegli stessi valori costituzionali che formano condivisione – e non contrapposizione – con la magistratura, e specificamente il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, che è caposaldo anche dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura». 

E ancora «L’avvocatura rispetterà i principi costituzionali, quale che sia la decisione che il Parlamento e i cittadini intenderanno assumere, perché appartiene al suo ruolo, alla sua tradizione e alla sua più profonda convinzione difendere tali valori e il principio ineludibile e irrinunciabile di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e, all’interno del processo, delle parti di fronte al giudice. Si confida che la magistratura voglia tornare al dialogo costruttivo, abbandonando posizioni non in linea con il rispetto dovuto a tutte le istituzioni della Repubblica, anche nelle loro articolazioni formali nei distretti delle Corti d’Appello».

Ocf contro il Csm

L’Organismo congressuale forense ha espresso «sconcerto» per la decisione del Csm «di relegare il proprio intervento alla fine della giornata inaugurale dell’Anno Giudiziario, modificando in maniera unilaterale l’ordine previsto dalla stessa commissione del CSM e precedentemente condiviso nei primi giorni di gennaio. Tale scelta costituisce ben più di un grave sgarbo istituzionale nei confronti dell’avvocatura e, più in generale, di un soggetto che, con crescente impegno, si sta distinguendo nell’evidenziare le criticità del sistema giustizia nel nostro Paese».

OCF esprime dunque il proprio dissenso, «e i delegati, ove presenti, non svolgeranno alcun intervento durante la cerimonia di inaugurazione presso le corti di appello».

La relazione di Nordio

Il ministro Nordio è intervenuto alle camere con la sua relazione annuale sullo stato della giustizia, in cui ha detto alcune cose interessanti. Io ho segnalato le sue “amnesie”, ecco un riassunto dell’intervento, che qui trovate integralmente.

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– l’abrogazione del delitto di abuso di ufficio, di cui all’articolo 123, che ha ridato serenità a moltissimi amministratori. Si sono rafforzate, poi, le garanzie degli indagati e dei terzi nel delicato settore delle intercettazioni e delle misure cautelari, senza vulnerare – lo ripeto ancora una volta – quelle che sono le indispensabili forme di indagini nei confronti della criminalità organizzata, mafia e terrorismo.

– entro il 2026 noi colmeremo il numero dei magistrati previsti nell’ordinamento, che è sempre stato carente del 20 per cento. Questo è uno dei tanti obiettivi che abbiamo raggiunto e che produrrà effetti estremamente benefici sulla accelerazione dei processi.

– La riduzione dell’arretrato civile pendente al 2019, a fronte di un target atteso del meno 95 per cento da raggiungere entro dicembre 2024, al 31 ottobre 2024 presso le corti d’appello era arrivata al 99,1 per cento, mentre presso i tribunali ordinari era stata registrata una riduzione del 91,7 per cento. I dati disponibili indicano che, nel primo semestre del 2024, vi è una riduzione del disposition time del 22,9 per cento nel settore civile e del 32 per cento in quello penale.

– Quanto alla App per il processo penale telematico, queste novità tecnologiche che arrivano improvvisamente e che sono peraltro obbligatorie e compresse in tempi ristretti creano e hanno creato – inutile nasconderlo – delle criticità, ma siamo certi – e in parte le abbiamo già superate – che entro la fine dell’anno saranno completamente superate e rientreremo nei ranghi di quelli che sono i progetti e i vincoli del PNRR.

– il progetto PintoPaga: in materia di efficientamento dei servizi della giustizia e di contrasto al ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, è da segnalare il positivo avvio del progetto PintoPaga, in collaborazione con Formez e PA, che, attraverso l’utilizzo di professionalità dedicate e di una specifica piattaforma digitale, consentirà di accelerare i pagamenti e, in un orizzonte di un paio d’anni, tendenzialmente azzerare lo stock di arretrato degli indennizzi spettanti agli aventi diritto per la violazione dei termini ragionevoli del processo, consentendo cospicui risparmi per interessi e di contenzioso. Faccio presente che l’attuale debito in carico al Ministero della giustizia per l’arretrato connesso all’applicazione della cosiddetta legge Pinto, cioè per i ritardi nei processi, è maturato soprattutto in questi anni e ammonta a oltre 300 milioni di euro relativi a circa 62.000 decreti di pagamento emessi dalle corti d’appello più coinvolte.

– per quanto riguarda la riduzione del cosiddetto sovraffollamento carcerario, noi stiamo agendo in tre direzioni. La prima è quella di un’eventuale detenzione differenziata per i tossicodipendenti, almeno quelli imputati di reati minori che più che essere dei criminali da punire sono dei malati da curare. La seconda è quella dell’espulsione di extracomunitari che già dovrebbero essere espulsi, ma che ancora non lo sono per ragioni burocratiche di lentezza della magistratura di sorveglianza, alla quale va tutta la mia gratitudine. Anche lì vi è un numero inferiore di magistrati che sarebbero necessari ed anche a quello stiamo provvedendo attraverso un’interlocuzione con il Consiglio superiore della magistratura. Stiamo poi agendo nei confronti della carcerazione preventiva; abbiamo il 20 per cento di detenuti in attesa di processo. Sembra abbastanza contraddittorio che in Italia si debba parlare di liberare persone che sono state condannate con una pena definitiva, quando il 20 per cento delle persone in carcere è fatto ancora da presunti innocenti.

– Lungi dall’indebolire l’accusa, la riforma della separazione delle carriere difende e rafforza il ruolo del giudice. Quanto al rischio di sottoposizione del pubblico ministero all’Esecutivo, anche questa è una interpretazione scadente di un pregiudizio obsoleto. Quanto al tema del sorteggio, esso è inserito sistematicamente nel complesso giurisdizionale, proprio nella sua più alta esplicazione, nel suo più alto momento: nei confronti dei cittadini, nei confronti dei membri del Governo e nei confronti, nientemeno, del Capo dello Stato. Quanto, poi, al timore che il pm diventi un superpoliziotto, la risposta

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è assai semplice: nel sistema attuale esso è già un super poliziotto, con l’aggravante che, però, godendo delle stesse garanzie del giudice, egli esercita un potere immenso, senza alcuna reale responsabilità. Oggi infatti il pm non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione del fascicolo, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, che può sottoporre una persona a indagini occulte, eterne e che, alla fine, creano disastri, anche finanziari, nell’ambito dell’amministrazione della giustizia, che sono irreparabili.

La pratica a tutela

Alla luce dell’ultimo passaggio della relazione del ministro, tutti i componenti togati del CSM – unitamente al componente laico Roberto Romboli – hanno depositato al comitato di presidenza richiesta di apertura di una pratica a tutela a seguito delle esternazioni rese ieri dal ministro della Giustizia in Parlamento.

«Tali esternazioni appaiono, inoltre, ancora più gravi perché provenienti da uno dei titolari dell’azione disciplinare che ha l’obbligo di segnalare e perseguire le condotte che egli, con impropria e gratuita generalizzazione, pretende di attribuire alla generalità dei pubblici ministeri italiani», dunque «i sottoscritti consiglieri ritengono le parole del Ministro – pronunciate, peraltro, in una sede istituzionale – integrino un “comportamento lesivo del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione tali da determinare un turbamento alla credibilità della funzione giudiziaria” e richiedono, pertanto, l’apertura di una pratica a tutela dell’ordine giudiziario».

Via libera al decreto Giustizia

E’ arrivato il via libera definitivo del decreto Giustizia, che riguarda alcuni aspetti dell’amministrazione. Queste le previsioni:

– differimento al mese di aprile 2025 delle elezioni, previste per il 2024, dei consigli giudiziari e del consiglio direttivo della Corte di cassazione,

– facoltà per gli avvocati e i docenti universitari, che formano il Consiglio giudiziario, di assistere e partecipare anche alle discussioni relative alle materie delle incompatibilità dei magistrati

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– norme di dettaglio sul conferimento delle funzioni apicali di legittimità, modifica dei limiti ai conferimenti di nuovi incarichi.

– innovata la disciplina concernente la figura del commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria-

– interviene sulla disciplina in materia di procedure di controllo elettronico, il cosiddetto braccialetto elettronico, dell’osservanza delle misure cautelari degli arresti domiciliari, dell’ordine di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

– interpretazione autentica sui termini di applicazione della disciplina transitoria prevista dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.

Il presidente della Corte costituzionale

Mentre il parlamento ha annullato la seduta comune del 23 gennaio, rinviandola al 30 gennaio perchè ancora i nomi condivisi per i quattro giudici mancanti non sono stati trovati, la Corte costituzionale ha nominato all’unanimità il nuovo presidente. 

Si tratta di Giovanni Amoroso, proveniente dalla Corte di Cassazione, che ha tenuto la consueta conferenza stampa in cui ha auspicato che il plenum ritorni al completo quanto prima e che il parlamento dia seguito ai moniti della corte su carcere, fine vita e da ultimo sull’autonomia.

L’occasione è stata anche utile ad anticipare in linea generale le ragioni della dichiarazione di illegittimità del quesito referendario sulla legge dell’autonomia differenziata.

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Il voto per l’Anm

Domenica 26 fino a martedì 28 si aprono le urne dell’Anm per l’elezione dei nuovi componenti. Hanno presentato liste i gruppi di Area Dg; Magistratura democratica; Unità per la Costituzione, Magistratura indipendente e Articolo 101. A questo link trovatele indicazioni per votare e tutti i nomi.

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