agro lobby come Trump, contro il Green Deal


La Coldiretti contro Timmermans ma soprattutto contro il Green Deal

Ogni occasione è buona per tirare contro il Green Deal. Il programma europeo,  ha la finalità, se non di risolvere, almeno di mitigare gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici,. Ma ora si vuole smontare e rottamare. Trump lo definisce “ridicolo” e un “imbroglio”. Altrettanto fanno le nostre associazioni agricole. Il quotidiano olandese De Telegraaf denuncia un uso improprio dei fondi europei da parte dell’ex Commissario Frans Timmermans erogati a gruppi ambientalisti. Sono 700 mila euro in tutto. Tanto basta a scatenare l’ira della destra sovranista e di esponenti dell’industria. La Coldiretti non è da meno. Esce dal seminato  definendo il Green Deal responsabile della crisi dell’automotive.

L’ex commissario Timmermans sotto tiro per il Green Deal

Coldiretti, Confcooperative, Cia usano Timmermans per fermare il Green Deal europeo

Quello che i giornali di destra definiscono “scandalo” – la Verità ha scritto “Hanno finanziato il suicidio dell’Europa con i nostri soldi – è l’inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf che parla di finanziamenti della Commissione europea  a gruppi ambientalisti in cambio di un sostegno alle proposte legislative dell’ex Commissario socialista Frans Timmermans.

Agli articoli la Commissione ha risposto con un portavoce che smentisce. «Non c’è alcun problema nell’assegnazione di fondi Ue da parte della Commissione alle Ong idonee, è sempre stato così, più o meno, ed è qualcosa che cerchiamo di continuare».  Naturalmente c’è l’annuncio che si andranno ad analizzare metodi e finalità dei fondi.

Il caso Timmermans permette però di aprire il fuoco contro le finalità e le azioni del Green Deal.

Coldiretti, sempre in prima fila a sostenere le politiche della destra, interviene con il segretario generale Vincenzo Gesmundo e il presidente Ettore Prandini.

Sarà solo una coincidenza ma utilizzano le stesse parole di Trump: «Coldiretti è stata la prima e l’unica a denunciare l’imbroglio verde», fino a parlare di «falso ambientalismo». Si denuncia la «demonizzazione della figura dell’agricoltore e del coltivatore diretto» fino ad attribuire al Green Deal pure la crisi del settore auto: «Per non parlare di quello che è stato fatto ad altri settori, pensiamo all’automotive e all’intera manifattura».

La protesta degli agricoltori contro le politiche dell’Unione europea

C’è anche il commento del presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei che si lancia contro alcune scelte della Commissione come «quella del ripristino della natura e della riduzione dell’uso dei fitofarmaci, di fatto prive di basi scientifiche».

Drei chiede che  «le proposte normative del Green Deal vengano tutte messe in stand-by». Questo il punto, questo il disegno. Fermare il programma.  Infine la Cia-Agricoltori Italiani con il presidente Cristiano Fini denuncia che i fondi sono stati destinati  «a lobby anti-agricole».

Bas Eickhout, copresidente del Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea

Un caso Timmermans? A Bruxelles le pressioni sulla politica sono pane quotidiano

Peccato che a Bruxelles associazioni e lobby di ogni colore, esiste un loro censimento e sono pratiche legali riconosciute, ogni giorno fanno pressione sulla politica. Per ottenere benefici per le loro associazioni, categorie produttive e pure per la propria azienda.

Le pressioni e la cura degli interessi particolari è quindi pane quotidiano nella capitale belga.

Una ovvietà che sottolinea il copresidente del gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea, l’olandese Bas Eickhout, che in un’intervista al quotidiano Il Foglio controbatte e sottolinea che finanziare le organizzazioni ambientaliste per condurre le loro battaglie è una questione di democrazia.  Insomma è «fondamentale per la qualità democratica».

Non si può lasciare disarmato il piccolo Davide contro il potente Golia «si tratta di normale svolgimento della vita democratica, dove tutte le voci, sia potenti che meno, devono essere ascoltate».

Il nostro parere- Chiaro il ragionamento: una democrazia non può permettere che siano rappresentati solo gli interessi delle grandi industrie multi miliardarie e delle potentissime associazioni datoriali. Pensiamo al potere di fuoco messo in campo dai giganti delle energie fossili e, per l’agricoltura, all’agro industria chimica.

Spazio e sostegno quindi anche ai cittadini che chiedono aria pulita, meno chimica, plastica e altri inquinanti sul cibo e a tutte  le emissioni che hanno un peso sanitario negativo non trascurabile. Tutte richieste perfettamente in linea con il Green Deal proposto dalla Commissione europea e approvato a larga maggioranza dal Parlamento europeo democraticamente eletto. Questa la risposta di chi ritiene legittimo difenderne le finalità.

Nel dettaglio dell’ambito agricolo, la Commissione investe sulla strategia Farm to Fork. Si pone questi obiettivi: garantire una produzione alimentare sostenibile e la sicurezza alimentare; promuovere il consumo di cibi sostenibili e sostenere la transizione verso abitudini alimentari sane; ridurre gli sprechi alimentari e combattere le frodi alimentari lungo la filiera.

Finalità lodevoli. Ci sono stati alcuni errori nella programmazione ma riconosciuti e ora in corso di correzione. Ma non giustificano uno stop a tutto il programma, come chiedono le associazioni datoriali.

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