Proposta di legge della Lega sul divieto del velo, ecco cosa dice

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In Italia le donne islamiche potrebbero non potere più indossare il velo nei luoghi pubblici. È questa la proposta di legge della Lega su burqa e niqab, che mira a introdurre il divieto di coprirsi il volto e prevede una pena detentiva per chiunque costringa terzi a indossarlo. Sono anni che se ne parla e adesso arriva la mozione a prima firma del capogruppo in commissione Affari Costituzionali alla Camera Igor Iezzi nella quale viene chiesta una stretta sulla legge del 1975 che vieta, per motivi di sicurezza pubblica, di nascondere il viso in luoghi pubblici. Il testo della norma già in vigore da 40 anni prevede una deroga in caso di “giustificato motivo”, che il Carroccio chiede di cancellare per “esigenze di carattere securitario ma, soprattutto, di integrazione”.

Che cosa prevede la proposta di legge sul divieto di indossare il velo

La proposta prevede che a questa legge già esistente siano apposti dei correttivi in forma di deroghe: il divieto non sarà applicato sarà “nei luoghi di culto, nei casi di necessità per proteggere la salute propria o di terzi, in materia di sicurezza stradale e per i partecipanti alle gare in occasione delle manifestazioni di carattere sportivo che prevedono l’uso di caschi, nonché nei casi di attività artistiche o di intrattenimento”. Le donne islamiche potranno quindi continuare a indossare burqa e niqab, il velo che copre anche il viso, in moschea, ma fuori dai luoghi di culto saranno tenute a mostrare il viso. Deroghe anche per chi, per motivi di salute, indossa mascherini o dispositivi che coprono il volto, per chi in materia di sicurezza stradale indossa caschi integrali e per chi prende parte a competizioni sportive, attività artistiche o di intrattenimento e per ragioni sceniche deve coprirsi il volto.

La Lega propone anche di aggiungere un nuovo reato per punire chi costringe con violenza o minaccia qualcuno a indossare il velo, che potrebbe incorrere in una pena detentiva fino a due anni e in una multa fino a 30mila euro. La pena aumenta della metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna o di persona disabile. Nel caso di minori, inoltre, il giudice può anche valutare la decadenza dalla responsabilità genitoriale e l’allontanamento dalla residenza familiare, come specifica Ansa. In presenza di una simile condanna, decade la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana. Fortemente critica alla proposta del Carroccio è l’opposizione con Avs. Secondo le parole di Luana Zanella, capogruppo dell’Alleanza tra Sinistra italiana e Verdi alla Camera, una norma del genere “non ha nulla a che fare con le questioni delle libertà femminili, che richiederebbero ben altro approccio e visione: è la riproposizione di una fobia anti-islamica di cui non abbiamo bisogno”.

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In Italia, al momento, non esiste una norma specifica che bandisca il velo integrale né nei luoghi pubblici né tra i banchi di scuola. A differenza della Francia, dove vige il divieto sia per professoresse che studentesse di indossare non solo il velo islamico negli istituti scolastici, ma anche l’abaya, l’abito tradizionale musulmano. In Germania, invece, il divieto riguarda solo le docenti, mentre le ragazze possono presentarsi a volto coperto. Com’è stato più volte sottolineato da diversi studiosi di religione e cultura islamica, l’obbligo di coprire capo e volto non ha un effettivo fondamento nel testo coranico, ma rappresenta un’invenzione successiva, risalente al XIV secolo. Più di recente, la globalizzazione, i fenomeni migratori e l’allargamento dei confini verso nuove culture pongono nuovi interrogativi sulla natura di questa consuetudine che spesso è frutto di violenza e coercizione delle donne. L’utilizzo di burqa e niqab riapre, dunque, una questione mai davvero risolta tra Occidente e Oriente, tra laicità e religione, tra libertà personale, sicurezza collettiva e rispetto di una tradizione culturale, che nelle forme più estreme include e prevede anche l’uso della violenza. Quanto sia dovere di uno Stato laico intervenire o meno su aspetti così personali e privati resta una questione aperta.



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