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Il governo Meloni prepara il ritorno al nucleare. Lo fa con un disegno di legge trasmesso a Palazzo Chigi dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica guidato da Gilberto Pichetto Fratin. Nella relazione illustrativa si parla di “intervenire in forma organica sulla materia della produzione di energia da fonte nucleare sostenibile e da fusione”. Per l’esecutivo, che punta a definire un testo unico per lanciare un programma nazionale entro il 2027, la politica energetica “costituisce uno degli assi strategici delle politiche volte ad assicurare l’approvvigionamento, lo sviluppo economico, la sovranità nazionale e l’indipendenza del Paese”.
La storia del nucleare in Italia
L’obiettivo dichiarato è quello di avviare un percorso per dotare l’Italia di centrali nucleari in nome della sicurezza nazionale, di fatto archiviando i due referendum del 1987 e del 2011, che sull’onda dei disastri di Chernobyl e Fukushima videro la netta affermazione di chi si oppone all’atomo sul territorio nazionale. Da allora, anche a causa del cambiamento degli equilibri geopolitici e dei conflitti in corso (in particolare la guerra tra Russia e Ucraina) che hanno fatto schizzare il prezzo dell’energia, a proporre un ritorno del nucleare in Italia sono stati in molti, sia tra i partiti che compongono l’attuale governo che in quelli oggi all’opposizione, con l’eccezione della sinistra ambientalista che propone il raggiungimento dell’indipendenza energetica incentivando gli investimenti sulle fonti rinnovabili. La scommessa del governo Meloni è quella di puntare sulle centrali di ultima generazione, che ridurrebbero drasticamente la produzione di scorie, abbasserebbero i costi di produzione e soprattutto porterebbero al minimo i rischi di contaminazione in caso di gravi incidenti.
Quali sono gli obiettivi del disegno di legge
Il testo sottoposto al Consiglio dei Ministri fonda su quattro obiettivi. Il primo, come accennato, riguarda la sicurezza nazionale in quanto, si legge nella relazione, “l’indipendenza energetica mette in sicurezza l’approvvigionamento energetico del Paese rispetto all’impatto che possono avere eventi geopolitici come quelli dell’epoca presente e, più in generale, le politiche energetiche dei Paesi fornitori”. Il secondo obiettivo è il raggiungimento degli obiettivi chiesti dal Green Deal, in primis la decarbonizzazione, da raggiungere entro il 2050, per fronteggiare il cambiamento climatico. Terzo obiettivo è “la garanzia di continuità nell’approvvigionamento in presenza di un incremento costante della domanda”. In ultimo, si punta alla “sostenibilità dei costi gravanti sugli utenti finali (domestici e non) e la competitività del sistema industriale”.
Il ddl impegna quindi il governo a varare dei decreti legislativi per disciplinare “la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno, la disattivazione e lo smantellamento degli impianti esistenti, la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, la ricerca, lo sviluppo e l’utilizzo dell’energia da fusione, nonché la riorganizzazione delle competenze e delle funzioni in materia, anche mediante riordino e modificazioni della normativa vigente“.
Il problema delle scorie
Quello che ancora non è chiaro, è come saranno gestite le scorie che usciranno dalle centrali nucleari che un domani potrebbero essere realizzate sul territorio nazionale. I governi che si sono alternati negli ultimi anni, compreso l’attuale, non sono riusciti ad individuare il luogo dove dovrebbe sorgere un deposito unico nel quale andrebbero stoccati i 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e portati, almeno temporaneamente, i 17mila ad alta intensità prodotti dalle ex centrali nucleari italiane prima dello stop del 1987. “In base alle stime attuali – aveva dichiarato il ministro dell’Ambiente lo scorso mese di ottobre – ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il deposito nazionale nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039”.
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