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IL VESCOVO KAZAKO È STATO RICEVUTO IERI IN UDIENZA DAL SANTO PADRE
Papa Francesco ha ricevuto ieri in udienza il vescovo ausiliare di Astana, mons. Athanasius Schneider.
Il Vaticano non ha fornito ulteriori dettagli sull’incontro. Il vescovo ha assicurato di aver sollevato con il Papa questioni importanti nella vita della Chiesa e di essere stato ascoltato con attenzione.
Su richiesta di Kath.net, mons. Schneider ha dato questa breve spiegazione: “Papa Francesco è stato molto cordiale con me. Ho sollevato questioni importanti nella vita della Chiesa. Mi ha ascoltato attentamente. Preghiamo per il Papa, affinché rafforzi nella fede tutta la Chiesa”.
Mons. Athanasius Schneider è una delle voci più forti e coerenti nella Chiesa cattolica contemporanea. La sua opera di evangelizzazione, i suoi scritti e il suo esempio di fede offrono un punto di riferimento per molti cattolici che cercano di vivere la loro fede in modo autentico e coraggioso.
La sua biografia, segnata dalla sofferenza e dalla testimonianza, è una potente testimonianza della forza della fede in Cristo e del potere della tradizione cattolica come guida per la vita cristiana.
Athanasius Schneider, nato il 7 aprile 1961 a Tokmok, una cittadina nel Kirghizistan, è un vescovo cattolico di origine tedesca. Nato col nome di Anton Schneider, è il figlio di una famiglia tedesca deportata in Asia centrale durante l’epoca sovietica. I genitori di Schneider, ferventi cattolici, facevano parte della minoranza tedesca del Volga, deportata dal regime stalinista nel contesto della Seconda Guerra Mondiale. Questa esperienza di persecuzione e sofferenza ha segnato profondamente la sua vita spirituale e la sua vocazione religiosa.
Durante la sua infanzia, il piccolo Anton crebbe in un ambiente dove la fede cattolica era vissuta in clandestinità, data la repressione religiosa operata dal regime comunista. La sua famiglia, nonostante le difficoltà, rimase saldamente radicata nella fede, partecipando a celebrazioni segrete e trasmettendo la tradizione cattolica. Questo contesto di resistenza religiosa ha alimentato in lui un profondo amore per la Chiesa e una solida comprensione dell’importanza della testimonianza di fede.
Dopo la morte di Stalin e un lieve allentamento della persecuzione religiosa, la famiglia Schneider emigrò nella Repubblica Socialista Sovietica di Estonia, dove Anton ricevette i sacramenti e rafforzò ulteriormente il suo legame con la fede. Successivamente, la famiglia si trasferì in Germania, dove il giovane Schneider poté intraprendere un percorso formale di studi religiosi.
Entrò nella Congregazione dei Canonici Regolari della Santa Croce di Coimbra, un ordine religioso noto per la sua fedeltà alla dottrina tradizionale. Prese il nome religioso di Athanasius in onore di Sant’Atanasio, il grande vescovo e dottore della Chiesa del IV secolo, famoso per la sua strenua difesa della fede ortodossa contro l’eresia ariana.
Schneider proseguì i suoi studi teologici a Roma, presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo e altre istituzioni accademiche di prestigio, dove ottenne il dottorato in Teologia Patristica. La sua formazione teologica gli fornì una base solida per il futuro lavoro pastorale e dottrinale.
Athanasius Schneider fu ordinato sacerdote nel 1990 e iniziò il suo ministero pastorale in Brasile, dove lavorò per diversi anni come missionario. Durante questo periodo, dimostrò una straordinaria capacità di coniugare l’insegnamento della dottrina cattolica con un’attenta cura pastorale, conquistando la fiducia e l’affetto dei fedeli.
La sua missione in Brasile lo mise in contatto con diverse realtà sociali ed ecclesiali, permettendogli di sviluppare un approccio pastorale che combinava fermezza dottrinale e compassione per le difficoltà dei fedeli. Questo periodo fu fondamentale per la sua crescita spirituale e per consolidare la sua visione della Chiesa come comunità universale chiamata a testimoniare Cristo in tutte le circostanze.
Nel 2006, Papa Benedetto XVI lo nominò vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Maria Santissima ad Astana, in Kazakistan. La sua nomina rappresentò un ritorno simbolico alle terre dell’ex Unione Sovietica, dove la sua famiglia aveva sofferto la persecuzione religiosa. Schneider scelse come motto episcopale “Kyrie eleison” (“Signore, abbi pietà”), un’espressione che riflette la sua profonda spiritualità e la sua consapevolezza della necessità della grazia divina.
In Kazakistan, Schneider divenne una figura chiave nella rinascita della Chiesa cattolica, lavorando instancabilmente per la formazione dei sacerdoti, il rafforzamento della catechesi e la promozione della devozione eucaristica. Si distinse per la sua attenzione alla liturgia, sottolineando l’importanza del rispetto e della reverenza nella celebrazione del Santo Sacrificio della Messa.
Athanasius Schneider è conosciuto a livello internazionale per il suo impegno nella difesa della tradizione cattolica. Ha scritto numerosi libri e articoli in cui affronta questioni teologiche e pastorali, spesso incentrati sulla centralità dell’Eucaristia, sulla purezza della fede cattolica e sulla necessità di resistere a influenze moderniste nella Chiesa. Tra i suoi scritti più noti vi è il libro “Dominus Est – Riflessioni di un vescovo sull’Eucaristia”, in cui sottolinea l’importanza della Comunione ricevuta in ginocchio e sulla lingua, come segno di adorazione verso il Corpo di Cristo.
Schneider è anche un critico della confusione dottrinale che talvolta emerge nei dibattiti ecclesiali contemporanei. Ha espresso preoccupazioni per le interpretazioni ambigue di documenti come l’esortazione apostolica Amoris Laetitia e ha sottolineato la necessità di chiarezza nell’insegnamento morale della Chiesa.
Come vescovo ausiliare di Astana, Schneider ha assunto un ruolo di guida morale e intellettuale non solo per i cattolici del Kazakistan, ma anche per molti fedeli in tutto il mondo. La sua partecipazione a conferenze, interviste e pubblicazioni lo ha reso una figura di riferimento per coloro che cercano di mantenere un saldo legame con la tradizione della Chiesa.
Uno degli aspetti distintivi del suo ministero è la promozione di un profondo amore e rispetto per l’Eucaristia. Schneider ha spesso parlato dell’importanza di restaurare un senso di sacralità nella liturgia, opponendosi a pratiche che banalizzano la Messa e l’incontro con Cristo nell’Eucaristia.
Schneider è un fervente sostenitore dell’unità della Chiesa fondata sulla verità. Ha ribadito più volte che la fedeltà alla dottrina cattolica è essenziale per affrontare le sfide del mondo moderno. Tra i temi ricorrenti nel suo insegnamento ci sono:
1. La centralità dell’Eucaristia: Ha sottolineato che l’Eucaristia è il cuore della vita cristiana e deve essere trattata con la massima reverenza.
2. La difesa della dottrina: Schneider insiste sulla necessità di preservare la chiarezza dottrinale, specialmente in un’epoca in cui molte verità della fede sono messe in discussione.
3. La testimonianza cristiana sotto persecuzione: Forte della sua esperienza personale e familiare, Schneider richiama l’importanza di rimanere fedeli a Cristo anche in situazioni di ostilità e sofferenza.
Nonostante il suo grande seguito tra i fedeli, Schneider ha anche ricevuto critiche da alcuni settori della Chiesa, che lo accusano di un approccio troppo rigido o poco in linea con le sensibilità moderne. Tuttavia, Schneider risponde a queste critiche sottolineando che la sua posizione non è una questione di opinioni personali, ma di fedeltà alla tradizione e agli insegnamenti della Chiesa.
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