Energia elettrica, la Regione vuol creare una società mista per produrla e distribuirla

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di Daniele Bovi

Il tema dell’energia è uno di quelli chiave per il futuro del sistema economico umbro, con in testa il dossier Arvedi-Ast ma non solo. E così nelle scorse ore la giunta regionale ha deciso di mettere nero su bianco uno dei punti programmatici, istituendo un gruppo di lavoro tecnico che dovrà supportare Palazzo Donini nella «costituzione di una società mista pubblico-privata deputata alla produzione e distribuzione di energia elettrica per poi metterla in disponibilità del comparto pubblico e produttivo». Il via libera è arrivato mercoledì nel corso della seduta della giunta e riguarda in particolare l’energia prodotta dalle grandi concessioni idroelettriche.

La delibera A farne parte saranno i direttori (per ora pro tempore in attesa che vengano nominati i nuovi) delle aree Sviluppo economico e Governo del territorio, il presidente di Gepafin, l’amministratore unico di Sviluppumbria e il dirigente del Servizio Risorse idriche di Palazzo Donini. Il gruppo potrà inoltre avvalersi di «esperti esterni altamente qualificati». Nell’atto con cui si dà l’ok all’operazione la giunta spiega che nel programma «viene evidenziata in modo chiaro la volontà di attivare una linea di studio e progettazione per valutare l’opportunità di costituire una società mista pubblico-privato deputata alla produzione e distribuzione di energia elettrica nella Regione Umbria per poi metterla in disponibilità del comparto pubblico e produttivo». L’idea nei mesi passati era stata messa sul tavolo dal M5S e in particolare da Thomas De Luca, ora assessore all’Ambiente.

I numeri Al di là del capitolo Arvedi-Ast, la decisione riguarda una regione le cui imprese sono più energivore rispetto alla media. Secondo le statistiche degli uffici regionali, tra il 2012 e il 2022 la quota di consumi di energia elettrica delle imprese industriali per ogni cento milioni di euro di valore aggiunto è stata costantemente superiore rispetto alla media italiana: nel 2020, l’indicatore ha raggiunto il valore massimo di 64,2 GWh, per poi diminuire a 57,9 GWh nel 2022 contro i 35,9 del resto del paese. Per quanto riguarda il terziario, l’Umbria ha registrato un picco nel 2018 con 12,3 GWh per cento milioni di euro di valore aggiunto, superiore alla media nazionale di 10,1 GWh; successivamente, si è osservata una flessione, con un valore di 10,5 GWh nel 2020, l’anno dell’esplosione della pandemia. Quanto alla produzione da fonti rinnovabili, in Umbria la percentuale (23,8) è già nettamente superiore al target fissato dall’UE (13,7 per cento).

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Transizione La giunta parla di un «atto fondamentale per la transizione energetica e per la politica industriale della nostra regione». «L’obiettivo – scrive Palazzo Donini – è quello di valorizzare al massimo un asset strategico non delocalizzabile, un polo impiantistico che interessa una vasta parte del nostro territorio regionale e che costituisce oltre la metà della produzione di energia rinnovabile della regione Umbria e circa un quinto del fabbisogno elettrico regionale. Il gruppo di lavoro tecnico avrà l’obiettivo di valutare la fattibilità tecnico economico amministrativa di un ente misto pubblico privato per la gestione delle concessioni, a garanzia dei massimi standard di tutela ambientali dei corpi idrici, della tutela occupazionale e di una reale e concreta possibilità di sviluppo economico per le aziende energivore locali e con utilità sociale e per il bilancio regionale.

Il bando Per quanto riguarda le piccole e medie imprese, a fine 2024 la Regione ha lanciato il bando «Efficienza energetica 2024». La dotazione finanziaria è di 3 milioni di euro e l’obiettivo è quello di incentivare interventi che riducano i consumi energetici e le emissioni di gas serra. Le domande possono essere inviate fino al 28 febbraio.

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