è davvero la “terza guerra mondiale a pezzi”?

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Come riportano enti come l’ACLED e lo IED, attualmente nel mondo sono in corso 56 conflitti – il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale – che coinvolgono direttamente o indirettamente almeno 92 Paesi, Italia compresa, e che hanno costretto oltre 100 milioni di persone a migrare, sia internamente sia all’estero, per sfuggire alle violenze. Negli ultimi cinque anni, inoltre, gli episodi o eventi violenti associabili a situazioni di conflitto sono quasi raddoppiati, passando da oltre 104.000 nel 2020 a quasi 200.000 nel 2024 (di cui metà rappresentati da bombardamenti). Questi eventi hanno causato oltre 233.000 decessi nel solo 2024, una stima che, purtroppo, è molto probabilmente al ribasso. La situazione è così precaria che già da anni vari analisti e persone di rilievo, ad esempio il papa, parlano di una “terza guerra mondiale a pezzi”. Nel video qui sopra e, più in sintesi, nell’articolo che segue, facciamo una panoramica della situazione.

Carta con i principali Paesi che attualmente presentano conflitti o scontri violenti nel mondo. Più il colore è scuro più il numero di vittime è stato alto negli ultimi anni. Credits: Futuretrillionaire

Le cause delle guerre attuali

Le cause dell’escalation di violenza nel mondo e della progressiva militarizzazione di molti Stati sono molteplici, ma due elementi chiave sono rappresentati dai cambiamenti tecnologici e dall’aumento della competizione geopolitica globale. L’uso militare di tecnologie come i droni – cresciuto di oltre il 1.400% dal 2018 – e di ordigni esplosivi improvvisati ha reso più semplice ed economico per gruppi non statali condurre attacchi significativi. In Yemen, ad esempio, i ribelli Houthi hanno utilizzato queste tecnologie per sfidare potenze maggiori come gli Stati Uniti e i loro alleati, ma l’uso di simili strumenti è evidente nel conflitto russo-ucraino.

In parallelo, il passaggio da un mondo unipolare, dominato dagli USA, a un mondo multipolare ha contribuito alla proliferazione dei conflitti. La relativa debolezza degli USA, le loro divisioni interne, la loro incapacità di intervenire in diversi quadranti, infatti, ha permesso a Paesi e gruppi armati che prima non si sarebbero mai azzardati a muoversi, ad attivarsi e a muovere guerra o ad attaccare altri Stati o altre realtà regionali. Inoltre potenze come Cina, Russia e Turchia, solo per citarne alcune, stanno sempre più cercando di influenzare aree colpite da conflitti per provare a creare una propria rete di alleanze sempre più estesa. Al contempo, l’Unione Europea, emblema della pace dopo la Seconda Guerra Mondiale, sembra incapace di proiettare la propria influenza per prevenire o fermare le guerre.

I principali conflitti in corso nel mondo

Tra i principali conflitti attuali, troviamo la guerra in Palestina, dove dal 2023 ci sono state oltre 50.000 vittime, soprattutto nella Striscia di Gaza. Israele ha intensificato l’uso della forza in risposta agli attacchi di Hamas, mirando a rafforzare la propria posizione militare in Medio Oriente e a indebolire i nemici regionali, tra cui Hezbollah e l’Iran. Quest’ultimo è in una situazione precaria, sia a livello interno sia internazionale, aggravata dal recente cambio di regime in Siria, che ha visto la caduta di Bashar al-Assad.

In Ucraina, il conflitto è orami al terzo anno e continua ad essere il più mortale al mondo. La Russia sta guadagnando terreno per negoziare con gli Stati Uniti di Trump da una posizione di forza, ma i futuri probabili colloqui restano estremamente complessi.

In Myanmar sono attivi quasi 200 gruppi armati differenti, spesso legati a etnie locali. In Pakistan il 2024 è stato uno degli anni più violenti dell’ultimo decennio, con un peggioramento della sicurezza, specialmente lungo il confine con l’Afghanistan. In Africa, regioni come il Sahel, il Sudan e il Corno d’Africa sono teatro di conflitti tra gruppi jihadisti, mercenari russi e altre entità paramilitari. In America Latina, situazioni di estrema precarietà persistono in Paesi come Haiti, Venezuela e Messico, dove i cartelli della droga continuano a diversificare le loro attività illecite.

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Prospettive future

In sintesi e per concludere, il numero crescente di conflitti e Paesi coinvolti negli scontri è allarmante. La proliferazione di gruppi armati, l’uso di nuove tecnologie, l’aumento della spesa militare e l’instabilità geopolitica stanno incrementando la violenza contro i civili e il rischio di guerre più estese è sempre più alto (senza per forza sfociare in una Terza Guerra Mondiale). Senza uno sforzo comune verso la pace, le prospettive per il futuro rimangono perciò cupe.





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