L’amministrazione Trump starebbe inviando migliaia di truppe statunitensi aggiuntive al confine con il Messico, solo due giorni dopo che il presidente ha ordinato di rafforzare la presenza militare alla frontiera per contrastare l’ingresso di migranti illegali.
Lo hanno detto fonti anonime all’emittente “Cnn”. Al momento, al confine si trovano già circa 2.200 militari nel quadro di una missione del Comando settentrionale degli Stati Uniti a El Paso, in Texas. I militari sono impegnati a assistere le agenzie per il controllo delle frontiere nelle loro attività.
L’agenzia federale per l’immigrazione ritorna a definire “alien” gli stranieri
Nella giornata di oggi, l’agenzia federale per l’immigrazione e le dogane ha disposto che i cittadini stranieri siano nuovamente definiti “alien” in tutte le comunicazioni interne ed esterne, come indicato da un promemoria interno ottenuto dal sito d’informazione “Axios”, firmato dal direttore ad interim Caleb Vitello. La decisione revoca una direttiva del 2021, emanata durante l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden, che aveva sostituito il termine “alien” con “noncitizen” per adottare un linguaggio più inclusivo.
L’uso del termine “alien”, presente nel testo della Legge sull’immigrazione e la nazionalità, è stato a lungo oggetto di dibattito negli Stati Uniti: i sostenitori delle restrizioni ai flussi migratori ne difendono l’uso, mentre gli attivisti per i diritti dei migranti lo criticano considerandolo offensivo. La decisione dell’Ice è in linea con l’approccio dell’amministrazione del nuovo presidente Donald Trump, che ha annunciato un giro di vite sull’immigrazione e l’intenzione di ripristinare politiche più rigide, come il programma “Remain in Mexico” e la sospensione del diritto di cittadinanza per nascita. La direttiva attuale specifica inoltre che il termine “noncitizenship” sarà sostituito con “alienage”.
Sospeso il programma di ammissione dei rifugiati, voli annullati per circa 10 mila persone
Inoltre, sono stati cancellati i voli verso gli Stati Uniti di circa 10 mila rifugiati che avevano già prenotato il proprio viaggio, dopo l’ordine esecutivo firmato dal nuovo presidente Donald Trump che ha sospeso il programma di ammissione dei rifugiati. Lo rivela l’emittente “Cnn” citando un documento interno al dipartimento di Stato.
“Tutti i viaggi già programmati sono annullati e non saranno effettuate nuove prenotazioni”, si legge nel promemoria. Inoltre, tutte le attività di valutazione delle richieste state sospese, congelando di fatto il programma di ammissione dei rifugiati. L’ordine esclude i titolari di visti per immigrati speciali (Siv), come chi ha lavorato per il governo statunitense all’estero, che potranno ancora entrare nel Paese. I rifugiati già negli Stati Uniti continueranno a ricevere i servizi previsti.
L’ordine esecutivo, firmato lunedì 20 gennaio, motiva la sospensione con l’incapacità degli Stati Uniti di assorbire i flussi migratori degli ultimi anni, sostenendo che l’ingresso di nuovi rifugiati debba essere coerente con gli interessi del Paese. Il blocco è entrato in vigore immediatamente, secondo quanto indicato nel promemoria.
La misura, che non riguarda le politiche relative alla frontiera meridionale degli Stati Uniti, sospende un programma consolidato da decenni con un rigoroso processo di selezione per il reinsediamento di rifugiati. L’amministrazione Trump ha adottato un approccio restrittivo sull’immigrazione, motivandolo con ragioni di sicurezza pubblica e nazionale. Sotto il precedente presidente Joe Biden, il tetto massimo di ammissioni era stato fissato a 125 mila persone all’anno.
I funzionari che non collaboreranno con le espulsioni di massa saranno perseguiti
L’amministrazione del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ordinato ai procuratori federali di perseguire i funzionari statali e locali che non collaborino con il piano della Casa Bianca per la più grande campagna di espulsioni di massa di migranti nella storia del Paese. La direttiva, riferisce il quotidiano “Washington Post”, è contenuta in un documento interno al dipartimento di Giustizia, firmato dall’attuale vice procuratore generale ad interim, Emil Bove. Secondo il dirigente, la Clausola di supremazia della Costituzione, insieme ad altri documenti legali, impone alle autorità statali e locali di rispettare le iniziative in materia d’immigrazione dell’esecutivo federale. La direttiva sollecita indagini su eventuali reati, come l’ostruzione alle richieste degli ufficiali dell’immigrazione, il favoreggiamento dell’immigrazione illegale e il mancato scambio di informazioni sui cittadini stranieri con il governo federale.
Le violazioni potrebbero essere perseguite con accuse di complotto, favoreggiamento o ostruzione, che prevedono pene detentive in caso di condanna. Qualsiasi decisione di non perseguire tali casi dovrà essere riportata urgentemente al dipartimento di Giustizia. La misura segue gli ordini esecutivi firmati da Trump nel primo giorno del suo secondo mandato e prevede, tra le altre cose, la creazione di un Gruppo di lavoro per l’applicazione della legge nelle cosiddette città santuario, ovvero le città che limitano o negano la cooperazione con le autorità federali in materia d’immigrazione. Tra queste c’è Chicago, la cui amministrazione ha fatto sapere di voler collaborare solo parzialmente con l’agenzia federale per l’immigrazione e le dogane (Ice), sostenendo che l’espulsione di immigrati senza documenti, ma impegnati in attività legali, destabilizzi le comunità e scoraggi la denuncia dei crimini. Trump ha tuttavia promesso di punire severamente le amministrazioni che resistano alle sue direttive. L’iniziativa dell’amministrazione Trump rappresenta un netto contrasto con l’approccio dell’ex presidente Joe Biden, che aveva cercato senza successo di promuovere una riforma legislativa che offrisse un percorso per la cittadinanza a circa 11 milioni di immigrati senza documenti presenti negli Stati Uniti.
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