Le pensioni continuano ad essere il tema più scottante e da ogni manovra di Bilancio ci attendiamo grandi cambiamenti che, tuttavia, stentano ad arrivare. Ormai, però, la decisione sembra essere presa: vediamo che cosa se ne sarà della legge Fornero.
Non è ancora trascorso un mese dall’inizio del 2025 e già tutti siamo sul piede di battaglia per quello che riguarda le pensioni. Le pensioni, nel nostro Paese, continuano ad essere il tema più scottante, il nodo più difficile da sciogliere ma anche l’ambito in cui è più urgente mettere mano.
Con questa legge di Bilancio attendevamo una riforma strutturale che, ancora una volta, non è arrivata a causa della mancanza di adeguate risorse economiche nelle casse statali. Non dimentichiamo che per la manovra di Bilancio 2025 l’Esecutivo aveva a disposizione circa 20 miliardi di euro e almeno la metà sono serviti per la riconferma del taglio del cuneo fiscale.
Fare tutto non era possibile. Resta la speranza: la speranza che, entro la fine di questa prima legislatura, il Governo di Giorgia Meloni riesca ad andare oltre la legge Fornero la quale, dal 2012 in poi, ha “incastrato” milioni di lavoratori tenendoli bloccati in ufficio almeno fino a 67 anni.
La linea delineata dal Governo sembra chiara e nelle ultime ore anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, è ritornato sulla questione per mettere di nuovo i puntini sulle “i” e spiegare che cosa accadrà e che cosa, invece, non accadrà nell’immediato.
Legge Fornero: ecco che cosa dobbiamo aspettarci
Tra gli obiettivi di legislatura del Governo in carica figura la cancellazione della legge Fornero entrata in vigore nel 2012 e che, ancora oggi, regola l’universo della previdenza sociale in Italia. E’ proprio grazie – o per colpa, a seconda dei punti di vista – alla Fornero se oggi per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario attendere di avere spento almeno 67 candeline sulla torta di compleanno. Verrà mai superata?
La risposta corretta è “ni”. Sembra assurdo ma è così. Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito, ancora una volta, che al momento la situazione economica e demografica dell’Italia non consentono di cancellare la legge Fornero con un colpo di spugna a meno di non vedere crollare le casse nell’Inps nel giro di qualche anno.
La Fornero – piaccia o non piaccia – dalla sua entrata in vigore ad oggi, frenando troppe uscite anticipate dal mondo del lavoro, ha consentito allo Stato di risparmiare oltre 30 miliardi di euro. Considerando che, nel nostro Paese, la durata media della vita continua ad aumentare, cancellare l’età pensionabile di 67 anni significherebbe agevolare i prepensionamenti e mettere fortemente in crisi l’Inps che dovrebbe erogare assegni per un numero crescente di anni.
A questo si aggiunge un altro problema a cui fare fronte: il crollo delle nascite. In Italia nascono sempre meno bambini e i giovani preferiscono, spesso, cercare fortuna all’estero. Chi pagherà tutte queste pensioni nei prossimi anni? Per questo motivo cancellare ufficialmente la legge Fornero non è possibile ma forse non ce ne è più nemmeno bisogno in quanto, se andiamo a vedere, è già stata ampiamente superata.
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Legge Fornero: cancellarla ora sarebbe inutile
Come anticipato, alla domanda se verrà cancellata la legge Fornero, la risposta giusta è “ni”. No in termini ufficiale ma sì in termini fattuali. Sulla carta la legge Fornero esiste ancora e per accedere alla pensione ordinaria di vecchiaia è ancora necessario avere 67 anni e almeno 20 anni di contributi. Ma, nei fatti, le misure per “aggirare” la Fornero sono talmente tante che, alla fine, è come se tale legge fosse già stata superata.
Infatti, in Italia, in media le persone vanno in pensione a 64 anni. Questo perché tantissimi lavoratori si avvalgono di misure di pensione anticipata come Quota 103 che permette l’accesso alla pensione a soli 62 anni con 41 anni di contributi. Inoltre c’è la pensione anticipata ordinaria che prevede l’uscita dal lavoro al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno prima per le donne, a prescindere dall’età anagrafica.
Chi ha iniziato a lavorare molto giovane, spesso, si avvale di Quota 41 che, esattamente come la pensione anticipata ordinaria, consente di andare in pensione a qualunque età – persino prima dei 60 anni – una volta raggiunti 41 anni di contributi. In questo caso, però, almeno 1 anno di contribuzione deve essere stato versato prima di aver compiuto 19 anni e bisogna appartenere ad una delle seguenti categorie: caregivers, invalidi almeno al 74%, disoccupati o addetti ai lavori usuranti.
Stesse categorie a cui si rivolge Ape sociale che permette di lasciare il lavoro a 63 anni con 30 anni di contributi. Infine molte lavoratrici fruiscono ogni anno di Opzione donna con cui è possibile accedere alla pensione a 61 anni – 60 se si ha un figlio, 59 se i figli sono almeno 2 – con 35 anni di contributi.
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Di conseguenza è vero che la legge Fornero ufficialmente c’è e la sua abolizione definitiva, per ora, non è nei piani del Governo Meloni ma è anche vero che ci sono talmente tante misure che consentono di evitarla che, a conti fatti, ormai parlare di cancellazione della legge Fornero sembra persino superfluo.
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