Diario dal progetto “Non Solo Piedi Buoni” – L’intervista con Cristian Catanzaro

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Mi chiamo Cristian e sono un centrocampista della squadra Allievi under 17 dell’Orlando Calcio. Sono cresciuto a Guasticce, una località che per chi non conosce bene il territorio fra Livorno e Collesalvetti fa pensare solo all’immenso deposito di container che si vede vicino all’uscita della superstrada Fi-Pi-Li “Livorno Interporto”. In realtà vicino al deposito dei container c’è anche un paesino, dove io sono rimasto per tutto il tempo dell’asilo e delle elementari. Ho tirato i primi calci al pallone insieme ai miei amici del paese nei giardinetti all’uscita dalla scuola: una delle nostre mamme che venivano a prenderci alle elementari portava da casa la palla, e poi per non perdere tempo ci mettevamo a giocare senza neanche passare da casa. Dopo le elementari mi sono trasferito a Livorno ma il mio legame con Guasticce non è venuto meno: i miei amici delle elementari abitano ancora tutti lì; io fino a due anni fa ho conservato un legame con Guasticce continuando a bazzicare in zona per giocare nell’Atletico Etruria, una squadra che si allena e gioca nella vicina Collesalvetti. Mi piacerebbe da grande tornare a vivere a Guasticce. Ho il vantaggio di avere un sogno non così difficile da raggiungere rispetto a chi, per esempio, vorrebbe vivere nel centro storico di una grande città o in una villa sul mare. A me piace avere Livorno vicino, ovviamente, però mi piace anche l’atmosfera del piccolo paese. Vorrei che un giorno anche i miei figli provassero il bello di girare in un posto a misura d’uomo dove tutti si conoscono e si salutano.
Da due anni ho lasciato l’Atletico Etruria e mi sono trasferito all’Orlando Calcio (dove avevo già avuto una bella esperienza nel mio primissimo anno di scuola calcio). Mi sono trasferito perché cercavo una squadra dove poter giocare di più. All’Orlando ho trovato un bel gruppo unito dove quando sono arrivato non ho fatto nessuna fatica per inserirmi. Una delle componenti fondamentali per stare bene nel calcio giovanile secondo me è proprio questa: l’unità del gruppo squadra. Io ho sempre giocato in squadre con dentro un bel feeling tra i ragazzi. Però sentendo esperienze di altri ragazzi di altre squadre so che non sempre nel calcio giovanile si trovano dei gruppi squadra belli come quelli dove sono stato io. A volte, soprattutto nelle squadre più forti, si crea una divisione fra il gruppetto di quelli che si sentono “fenomeni” e il gruppetto dei ragazzi meno bravi tecnicamente. Ci sono ragazzi che all’interno di certe squadre sono spesso bersagliati con soprannomi e battutine: che quando l’allenatore li fa entrare in campo sentono gli sbuffi dei compagni, e che appena sbagliano invece che un incoraggiamento gli arrivano silenzi gelidi o parole di umiliazione. A volte, secondo me, i ragazzi che si comportano male con dei loro compagni a volte nemmeno si accorgono del male che fanno: pensano solo a divertirsi con i loro amici del gruppetto dei “fenomeni”. Tocca a noi giocatori, oltre che naturalmente al mister e ai dirigenti, non far sentire soli i ragazzi che vengono presi in giro quando dovessimo trovarci in una situazione del genere, e cercare di far capire ai ragazzi “fenomeni” che in uno sport di squadra o siamo tutti uniti oppure non si va da nessuna parte. Noi dell’Orlando siamo una squadra che naviga nella parte destra della classifica ma che si sta togliendo comunque le sue soddisfazioni. Quest’anno, oltre alle vittorie in campo, stiamo portando a casa dei bei risultati anche fuori dal campo, grazie al progetto della Figc che ha gemellato la nostra squadra con la casa famiglia di Quercianella. Ogni venerdì io e i miei compagni di squadra andiamo a trovare i circa 10 bimbi e ragazzi che abitano in questa bellissima villa affacciata sul mare: bimbi che si trovano nella casa famiglia solo di passaggio, in attesa o di tornare dai loro genitori, oppure di essere presi in affidamento da parte di un’altra famiglia. Di questa provvisorietà, che già in teoria conoscevamo, ne abbiamo avuto la prova oggi, quando arrivando alla casa famiglia non abbiamo trovato Marco e Giulio (nomi di fantasia): un bimbo delle elementari e un ragazzino delle medie tra loro fratelli, che nei nostri venerdì a Quercianella erano diventati dei nostri “clienti fissi” per partite a calcetto, compiti di scuola insieme, merende e tiri a canestro. Abbiamo chiesto di loro alle educatrici, e ci hanno risposto per l’appunto che Marco e Giulio da qualche giorno si sono trasferiti a vivere a casa di una famiglia affidataria: una coppia marito e moglie che già diverse volte era stata a trovare Marco e Giulio qui a Quercianella. “E’ una bella notizia, questa, anche se all’inizio sia noi che loro sentiamo un po’ di nostalgia – ci ha spiegato l’educatrice Monica – ma in realtà non c’è nessun motivo per essere tristi. Innanzitutto perché non si tratta di un addio: sapete che bello quando dei ragazzi o ragazze che prima di andare ad abitare in una famiglia erano stati per degli anni qui da noi ci chiamano e ci vengono a trovare? Per noi educatrici queste visite piene di sentimento e di gratitudine sono la gioia più grande: e il bello è che queste visite accadono spesso! E poi non dobbiamo essere tristi per Marco e Giulio perché loro andranno a stare meglio: è vero, qui nella casa famiglia siamo una tribù e ci vogliamo tutti bene, ma siamo tanti. Invece in una famiglia con due genitori che gli vorranno bene e si dedicheranno solo a loro avranno tante più attenzioni e più possibilità”. Marco, uno dei due bambini che sono appena stati presi in affidamento, era particolarmente appassionato del nostro sport e della nostra squadra. Ci aveva detto che sognava il prossimo anno di giocare nei Pulcini dell’Orlando. “Me lo ricordo bene del suo sogno – ci ha detto l’educatrice Monica – ma vedrete che non vi perderete di vista con Marco, i suoi genitori affidatari sono molto amici della casa famiglia e sono convinta che ci penseranno loro, insieme ai vostri allenatori e a voi, a realizzare il suo sogno”.

 

a cura di Tommaso Giani

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