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Se il mercato dell’automotive va a picco, non resta che puntare su quello dei cingolati.
Si potrebbe sintetizzare così la politica che sottende alla decisione dell’Ufficio federale dell’antitrust tedesco arrivata nella giornata di ieri.
Il Bundeskartellamt infatti ha approvato la costituzione di una joint venture tra la Rheinmetall e la Leonardo per la produzione di 280 carrarmati e 1050 cingolati leggeri commissionati dalla Ministero della Difesa italiano.
La commessa per Leonardo e Rheinmetall
La “Leonardo Rheinmetall Military Vehicles” (LRMV), questo il nome dato all’impresa comune, avrà sede legale a Roma e operativa a La Spezia, con almeno il 60% del lavoro da svolgersi nel nostro Paese, secondo quanto preannunciato dal Ministero.
La commessa della Difesa ammonta a 23 miliardi e mira a rispondere alla richiesta di rinnovamento della flotta degli Ariete e dei Dardo, in parte in versione da combattimento e in parte in versione da supporto.
Proprio il Panther KF51, sviluppato da Rheinmetall, costituirà la base per il nuovo carro armato che sostituirà l’Ariete nell’esercito italiano nell’arco di 10-15 anni.
Ma il valore di mercato stimato dalla joint venture è di almeno 50 miliardi, se andrà in porto l’opportunità futura della costruzione di un nuovo carro armato pesante europeo.
“Mentre Leonardo contribuirà principalmente con la sua elettronica per la difesa, Rheinmetall, che ha già delle filiali in Italia, contribuirà principalmente con le sue piattaforme esistenti per il carro armato principale Panther e il veicolo da combattimento di fanteria Lynx”, affermano da via XX Settembre.
Il via libera dell’Antistrust
I timori legati alla decisione dell’Antitrust tedesco, intriso della stessa ideologia ordoliberale che ha spesso messo i bastoni tra le ruote alla creazione dei grandi “campioni europei”, sono dunque superati.
“Data l’attuale situazione geopolitica, c’è un notevole movimento nell’industria della difesa. Rheinmetall e Leonardo sono indubbiamente due grandi aziende del settore della difesa”, le parole di Andreas Mundt, Presidente del Bundeskartellamt.
“La creazione della joint venture non ha sollevato alcun problema di concorrenza e ha potuto essere liquidata rapidamente. Le attività di Rheinmetall e Leonardo sono complementari; non ci sono sovrapposizioni significative nelle loro attuali attività commerciali”, ha concluso.
La decisione è un tassello fondamentale dell’accordo, annunciato a luglio 2024 e siglato nell’ottobre dello stesso anno, che spinge in avanti l’adeguamento della produzione di beni e servizi legati al dominio della guerra.
L’economia di guerra unisce tutti
Se il dato finanziario premia immediatamente Leonardo in borsa, che reagisce con un rialzo dell’1,68% in controtendenza a un Ftse Mib che cede lo 0,38%, il dato industriale rafforza un’asse meno coeso di quel che sembra sul piano politico.
La Germania vive una profonda crisi politica ed economica causata in ultima istanza dalla guerra in Ucraina, in cui ha sostenuto fortemente Kiev nonostante le dure ripercussioni economiche generate dalla separazione commerciale con la Federazione russa – non ultimo il caso sul North Stream 2.
In Italia il governo Meloni da una parte si prodiga per apparire il più fedele cane da guardia dell’imperialismo statunitense nell’Unione Europea, dall’altra soprattutto attraverso Leonardo (S.p.A. controllata dal Tesoro) si erge a pilastro industriale nel settore della Difesa.
Il “Pentagono” di Weimar
Solo una settimana fa il Ministro della Difesa Guido Crosetto aveva preso parte alla riunione di livello ministeriale tenutasi a Varsavia con Francia, Germania, Polonia e Regno Unito per confrontarsi su “strategie comuni per rafforzare difesa europea, sviluppare reale e autonoma capacità di deterrenza e affrontare le sfide del futuro”.
In questo formato a cinque del fu Triangolo di Weimar, “le spese per la difesa sono la garanzia per la sopravvivenza delle nostre democrazie, dei nostri Paesi e dell’Europa”, aveva detto Crosetto, sottolineando “l’importanza e il ruolo strategico dell’Europa come secondo pilastro della Nato, unico vero strumento di garanzia della nostra sicurezza”.
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