Sanità e trasporti, allarme aggressioni in Toscana. A Firenze picchiati conducente della tramvia e un tassista

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di Giorgio Bernardi ni

In aumento gli episodi di violenza in Toscana, lunedì altri due casi a Firenze

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Un cazzotto alla pancia che ha piegato l’autista della tramvia, una donna, che si era appena attivata per proteggere una passeggera attaccata fisicamente pochi secondi prima dallo stesso uomo. L’ennesima aggressione a un lavoratore lunedì pomeriggio (20 gennaio), intorno alle 17 alla fermata Arcipressi, dove solo l’intervento della polizia ha permesso di calmare l’uomo che è stato poi fermato dagli agenti. 

Poco prima un tassista fiorentino dei 42 anni era stato aggredito da uno straniero con botte e sputi. 




















































In entrambi i casi i malcapitati sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso.

Tutto mentre era in corso a Careggi una giornata di riflessione sulle aggressioni nella sanità e nei trasporti. 

Le aggressioni in salita

I numeri erano già preoccupanti nel settore di treni, bus e tramvia, ma è chiaro che in questa regione i casi crescono anche tra gli operatori sanitari. I dati diffusi dalla Cisl sui primi nove mesi del 2024 sono indicativi: se al 30 giugno i numeri della Regione parlavano di 1.136 aggressioni — oltre 6 al giorno tra verbali e fisiche — nei successivi tre mesi si è registrata un’ulteriore accelerazione, un incremento del 5%

In questo modo, quando saranno resi noti i dati definitivi del 2024, il record negativo dell’anno precedente (2.356 aggressioni) potrebbe essere superato.

Una crescita che si riscontra anche nei trasporti, dove le denunce sono particolarmente ridotte rispetto al totale dei casi. 

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Nel 2024 sui treni sono state denunciate 33 aggressioni (18 a Firenze), sui bus di Autolinee Toscana 30 (8 a Firenze), sulla tramvia di Firenze 3 (uno dei lavoratori aggrediti ha deciso per questo di licenziarsi) e perfino 2 aggressioni ai danni di addetti alla raccolta rifiuti di Alia. 

Casi simili sempre più frequenti si registrano anche nei settori del commercio e dei servizi, in particolare nelle aree di servizio autostradali, all’interno degli ospedali, nella vigilanza, nel servizio di guardiania e portierato.

Le richieste

Una situazione che preoccupa, alla luce del fatto che dal 2020, quando sono cominciati i rilevamenti, la crescita dei casi è stata costante. Per questo sono numerosi gli spunti emersi  a Careggi nel corso del convegno sul tema organizzato dalla Cisl Firenze-Prato. 

Le richieste sono esplicite in ciascuno dei settori: protezione con l’anonimato per i lavoratori aggrediti che denunciano, per evitare ritorsioni; supporto pieno — anche coprendo le spese legali — da parte delle aziende; aumento dei sistemi di videosorveglianza; formazione specifica per i ruoli più esposti; maggior coordinamento con le istituzioni che debbono assumersi l’onere di fronteggiare questa vera e propria emergenza, perché non si può andare al lavoro con il timore di essere aggrediti e picchiati.

La sindaca e il questore di Firenze, Sara Funaro e i Fausto Lamparelli, hanno preso parte alla tavola rotonda sulle «cause del fenomeno e possibili contromisure efficaci», professando una collaborazione trasversale che «preveda sia l’aspetto culturale che quello repressivo». 

In particolare Funaro ha spiegato che «non è possibile, come accade in questi anni, che la spesa di investimento per questi settori continui a diminuire di fronte ad una criticità gigantesca».

Al dibattito hanno partecipato anche il responsabile del servizio di Prevenzione di Careggi Fabrizio Dori, il presidente di Autolinee Toscane Gianni Bechelli e il segretario confederale Cisl nazionale Giorgio Graziani. «Noi non abbiamo mai cavalcato la facile onda della paura e questo incontro — ha spiegato il segretario generale Cisl Firenze-Prato, Fabio Franchi — lo abbiamo pensato in un’ottica costruttiva. Siamo qui per capire, siamo qui per trovare insieme strumenti per rendere più sicura la quotidianità di chi lavora: perché siamo in un momento storico in cui è già difficile trovare un lavoro, già è difficile vivere di lavoro, ma lavorare non può essere anche pericoloso». 

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