“Molti coltivatori di mirtilli del Capo Occidentale abbandoneranno l’attività”

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I trent’anni di attività pionieristica di Justin Mudge nell’emergente industria sudafricana dei mirtilli, sono culminati con la presidenza dell’organizzazione di settore BerriesZA, durata cinque anni. È salito alla ribalta durante lo sciopero portuale durato settimane nel 2022, quando è intervenuto sui media per denunciare la distruzione del raccolto di quella stagione, che marciva all’interno dei camion bloccati sulle strade.

Mudge porta ancora le cicatrici degli anni in cui ha guidato la battaglia per i mirtilli, dai tempi esaltanti in cui “bastava che fosse rotondo e blu”, perché erano poche le aziende agricole che li coltivavano, alla situazione attuale affrontata dai produttori di mirtilli del Capo Occidentale, il cui raccolto rifornisce un mercato ormai saturo.

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Dopo aver lasciato la presidenza della BerriesZA, Justin Mudge ha concentrato tutta la sua attenzione sull’azienda frutticola Vyeboom, dove è cresciuto con suo fratello Wayne Mudge (amministratore delegato della Cape Five Exports). Justin afferma con sincerità che, dopo perdite di un milione di euro all’anno per tre anni consecutivi, con la stagione disastrosa del 2022 come la peggiore in assoluto, non investiranno più nei mirtilli. L’ultimo anno positivo risale al 2019.

Ci saranno delle vittime nel settore dei mirtilli sudafricani e probabilmente loro saranno tra quelle. Justin affronta la situazione con filosofia, ma l’intera esperienza lo ha reso scettico riguardo al modo in cui i club varietali impongono limiti ai mirtilli, assumendo un controllo totale sulla commercializzazione. “Se guardiamo ad altri settori della frutta, nessuno è limitato a questo livello”.

È possibile realizzare profitti con i mirtilli in Europa, ma a una condizione: “Bisogna posizionarsi al di fuori della grande finestra di fornitura – spiega Mudge – Se la maggior parte della produzione rientra in quella fascia di eccesso di offerta, come accade nel Capo Occidentale, si può forse raggiungere la redditività operativa, ma manca la motivazione per continuare a investire e a espandersi nelle nostre particolari circostanze”.

Mudge considera l’industria dei mirtilli ancora molto immatura rispetto ad altri settori frutticoli, per il modo in cui si stratifica e impone restrizioni, un punto di vista condiviso anche da Mario Steta, presidente dell’International Blueberry Organisation. Mudge è categorico: non accetterà mai più condizioni che lo vincolino eccessivamente, a prescindere dal fatto che le promesse di profitti sorprendenti, su un consumo illimitato, si realizzino o meno.


Chiltern Farms, fondata nel 1954 a Vyeboom, Capo Occidentale, per coltivare e confezionare frutta

Le pomacee impiegano meglio le risorse di Chiltern rispetto ai mirtilli
“Abbiamo raggiunto il limite di redditività con i mirtilli. Dobbiamo guardare alle nostre risorse naturali, come l’acqua, e utilizzarle al meglio”. E il miglior uso che possono fare della propria terra, secondo Mudge, risiede nelle colture tradizionali di mele e pere.

Mudge prevede una stagione regolare per le pomacee, tranquilla dal punto di vista della domanda e dei prezzi, senza fattori che al momento possano sembrare chiaramente vantaggiosi o svantaggiosi. “Sono abbastanza sicuro che mele e pere siano in una posizione molto solida e continueranno a mantenere un loro equilibrio. Abbiamo intrapreso il nostro percorso di commercializzazione nel 2024 per i coltivatori che confezionano la loro frutta a Chiltern. Abbiamo imparato delle lezioni e siamo fiduciosi che costruiremo sui successi che abbiamo ottenuto”.

Mudge è tornato a ciò che la Chiltern Farms ha sempre fatto: coltivare pomacee. Il ruolo del Sudafrica in futuro sarà quello di fornire pomacee a Paesi in cui non possono essere coltivate, situati approssimativamente tra i 20° di latitudine sud e i 20° di latitudine nord, una parte del globo che contiene gran parte dell’oceano e Africa. Un mercato che, secondo Mudge, gli esportatori sudafricani conoscono e gestiscono meglio degli stranieri.

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Poiché la produzione inizia sempre prima, e considerata la forte concorrenza dell’emisfero boreale, il Sudafrica non ha bisogno di accelerare le sue esportazioni di mele, se non verso l’Africa (tranne il Nord Africa).


Justin Mudge e una veduta aerea della Chiltern Farms che costeggia la diga di Theewaterskloof

“Niente più scuse, solo soluzioni”
A partire dal 2027, il team di produzione dell’azienda agricola inizierà con il primo dei lotti di mele e pere progettati da zero, con l’obiettivo di raggiungere l’85% di packout di prima categoria direttamente sull’albero, impiegando le migliori pratiche della metà del XXI secolo.

Mudge è stanco delle varietà club, a eccezione della Pink Lady, che considera un fenomeno che si verifica una volta ogni generazione. Ciò che lo interessa ora sono i trial per trovare portainnesti e marze resistenti al clima, selezionati nel suo territorio. Una minore dipendenza dai fertilizzanti inorganici, un impegno deciso per aumentare il contenuto di carbonio nel suolo e la pratica di piantare colture di copertura un anno o due prima dell’impianto del frutteto: sono queste le pratiche concrete che Mudge ha incaricato il suo team di realizzare.

“Bisogna produrre gradualmente più frutta di qualità per essere sostenibili, e bisogna farlo intenzionalmente. Ecco perché stiamo avviando nuovi frutteti basati su un nuovo paradigma. Per troppo tempo abbiamo usato fattori come il clima, il terreno o i portainnesti come giustificazioni per bassi packout. Il nuovo paradigma è una mentalità che non accetta più scuse, ma propone solo soluzioni”.

Ai delegati dell’International Tree Fruit Alliance, in visita all’azienda agricola a dicembre scorso, sono stati mostrati i progressi raggiunti finora con i loro esperimenti. “Non si può essere innovativo se non si provano cose nuove. Se si continua a fare tutto come è sempre stato fatto, non c’è futuro. E in questi ultimi dieci anni, il team ha davvero sperimentato nuove soluzioni”.

Mudge ricorda che, oltre cinquant’anni fa, mentre stavano estirpando un frutteto di pesche della Chiltern Farms destinato all’industria della conservazione, suo nonno disse: “Se ho un solo cliente, sono uno schiavo, e io scelgo di non essere uno schiavo”.

La libertà è tornata alla Chiltern Farms.

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Per maggiori informazioni:
Justin Mudge
Chiltern Farms
+27 28 841 4222
[email protected]
chiltern.co.za



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