Il Ministro Nordio: indagine su Alfieri

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di Erika Noschese

Accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti: è questa l’accusa che pende oggi su Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum, oggi sospeso da entrambe le cariche, coinvolto nell’ambito dell’inchiesta ribattezzata Sistema Cilento. A renderlo noto il ministro della Giustizia Carlo Nordio nel rispondere all’interrogazione presentata dal senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone. Il senatore infatti aveva chiesto chiarimenti in merito alle notizie che erano state diffuse circa la presenza, all’interno del carcere di Fuorni, di agenti della polizia penitenziaria che ricoprono la carica di consiglieri comunali appartenenti allo stesso partito del Pd e quali le iniziative intraprese dalla direzione carceraria del penitenziario di Salerno per evitare contatti tra il presidente della Provincia e l’esterno. Ebbene, nella sua risposta il ministro Nordio conferma che, come si evince dalla nota del Dap del 20 novembre 2024, Alfieri Francesco ha fatto ingresso presso la Casa circondariale di Salerno il 3 ottobre 2024 ed è stato dimesso il 28 ottobre 2024, a seguito di concessione degli arresti domiciliari da parte del Tribunale del riesame. «Sulla vicenda emersa da alcuni articoli di stampa con i quali si dava notizia di un presunto trasferimento del detenuto in esame in altro istituto della Regione Campania, come conseguenza di presunti contatti con l’esterno avuti dallo stesso, presumibilmente agevolati da un consigliere comunale di Pontecagnano, in servizio presso la Casa circondariale di Salerno che avrebbe consentito ad Alfieri di intrattenere contatti con l’esterno mediante il presunto utilizzo di un cellulare, si specifica che alcun trasferimento in tal senso risulta essere mai stato disposto – ha chiarito il ministro nella risposta al senatore Iannone – Inoltre, nell’immediatezza della notizia, il Comandante di reparto della Casa circondariale di Salerno, al fine di verificare la presenza di dispositivi telefonici, disponeva una perquisizione ordinaria dell’intera sezione di transito videosorvegliata, dove il detenuto Alfieri era stato collocato sin dall’inizio della sua detenzione e dove egli aveva potuto interfacciarsi solo con un numero limitato di ristretti. La predetta perquisizione, svolta sui detenuti sia manualmente sia mediante l’utilizzo di un metal detector, dava esito negativo. Pertanto, non essendo stati rilevati atti o comportamenti anomali, non sono mai state intraprese ulteriori iniziative». Inoltre, dalla nota del Dag del 7 novembre 2024 è emerso che, con nota del 28 ottobre 2024, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha riferito che, in relazione agli accertamenti richiesti dall’interrogante fino alla scarcerazione dell’Alfieri, disposta dal Tribunale per il riesame, non sono stati adottati nè provvedimenti limitativi dei contatti del detenuto all’interno del carcere né il suo trasferimento in altra struttura carceraria. Poi, un passaggio da non sottovalutare: in relazione alla vicenda, coperta da segreto investigativo, è comunque stato iscritto, e pende attualmente una nuova ipotesi d’accusa: “l’utilizzo di un apparecchio telefonico o altro dispositivo idoneo ad effettuare comunicazioni o comunque consente a costui l’uso indebito di predetti strumenti o introduce in un istituto penitenziario uno dei predetti strumenti al fine di renderlo disponibile a persona detenuta”. Nella risposta del ministro della Giustizia viene inoltre chiarito che «con riferimento agli ulteriori specifici quesiti posti, gli accertamenti svolti hanno effettivamente consentito di accertare la presenza, tra il personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Fuorni, di un consigliere comunale di Pontecagnano Faiano. In particolare, secondo quanto indicato nella nota del Dap, presso la Casa circondariale di Salerno risultano in servizio due unità di personale di Polizia Penitenziaria che ricoprono la carica di consigliere comunale, di cui uno appartenente al gruppo “Partito Democratico” e uno appartenente alla Lista Civica “Il Quadrifoglio”. «Sulla base quindi dei suindicati elementi di conoscenza può affermarsi che non sono emerse circostanze che possano aver compromesso il regolare svolgimento delle indagini atteso non sono stati rilevati atti o comportamenti anomali da parte dell’indagato», si legge infine nella risposta di Nordio.

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