Rete 5G, l’esperto del Politecnico: «Rispettati i limiti di legge, l’allarmismo è infondato: non ci sono più onde»

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di
Gianni Santucci

Antonio Capone è ordinario di Telecomunicazioni: «La conversione di Milano al 5G è già avvenuta perché la città era stata inserita in un progetto pilota dal 2018, la copertura è quasi totale». L’innalzamento dei limiti di legge per le onde «è limitato. Qualcosa è stato acceso, altro è stato spento»

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Antonio Capone, ordinario di Telecomunicazioni al Politecnico, preside della Scuola di ingegneria industriale e dell’informazione, tra i massimi esperti di reti di comunicazione, a che punto è la conversione al 5G a Milano?
«È già avvenuta. E da tempo, da prima che la tecnologia avesse uno sviluppo commerciale: la città venne inserita in una sperimentazione del ministero dello sviluppo economico già nel 2018. Di fatto, ad oggi, la copertura è quasi totale».

Le preoccupazioni per l’inquinamento elettromagnetico?
«Non hanno molto senso: le conversioni sono state fatte rispettando i limiti di legge, con la supervisione dell’Arpa, che concede l’approvazione dopo le verifiche impianto per impianto».

Possibili sviluppi e benefici?
«Il mercato dei consumatori è solo una parte. Gli sviluppi industriali stanno crescendo; per fare un esempio semplice: pensiamo al tracciamento nella logistica. L’altro aspetto decisivo è che la rete 5G, essendo più ampia, si può in qualche modo “fare a fette”, riservando una di queste “fette” esclusivamente al pubblico, dunque per i servizi ai cittadini, dai pagamenti, ai rapporti con la pubblica amministrazione».

Cosa sono le nuove antennine installate sui pali della luce in città?
«Partiamo dalle infrastrutture primarie delle reti radiomobili. Sono private e di proprietà delle “Tower Co”, le società costituite dai gestori di telefonia che si sono “alleati” scorporando dalle loro attività la gestione fisica delle infrastrutture. Queste società sono in particolare due: Inwit e Cellnex».

Che infrastrutture hanno?
«Essenzialmente quelle macro, che in gergo si chiamano torri, da cui “Tower Company”. Sono le grandi antenne che di solito in città vediamo sui tetti dei palazzi. Questi impianti a Milano sono praticamente tutti già convertiti al 5G da tempo».

C’è stato un aumento di onde?
«In alcuni casi gli impianti sono stati sostituiti, in altri modificati, in altri sono state ridotte altre potenze. La conversione è avvenuta stando sotto il “tetto” dei limiti di legge. La soglia riguarda le emissioni di tutte le sorgenti. Dunque qualcosa è stato spento, qualcos’altro ridotto, ma la quantità di onde non è cambiata col 5G».

E cosa comporta l’innalzamento dei limiti dello scorso anno?
«Si tratta di un piccolo innalzamento: il passaggio da 6, a 15 volt/metro. Paesi a noi confinanti, Francia e Germania, hanno i limiti a 60 volt/metro. Dato che gli operatori hanno in concessione uno “spazio” di 6 v/m ciascuno, la modifica ha portato una maggior condivisione degli impianti».

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D’accordo, adesso arriviamo alle antennine.
«Sono sistemi che consentono di amplificare il segnale. In pratica c’è una stazione base, che ha una funzione paragonabile a quella della torre, e una rete di fibra ottica connessa a queste antennine più piccole. Il segnale resta sempre lo stesso».

A cosa servono?
«A volte all’interno, o con tante persone connesse, il segnale 5G può peggiorare. Dunque si ricorre alle amplificazioni diffuse. A Milano sono sulla M4, a San Siro, in alcuni centri commerciali, c’è un progetto importantissimo con la Fiera, e infine si sta iniziando l’installazione sui pali della luce. Per questi impianti le preoccupazioni sono ancor meno: devono coprire spazi più piccoli, quindi di solito non sfruttano tutta la potenza e stanno ben al di sotto dei limiti».

Quali sono i vantaggi dell’uso di una infrastruttura 5G?
«Per l’aspetto commerciale, app e siti sfruttano in modo generalizzato la maggior capacità, e dunque velocità: video, giochi, realtà virtuale. Pensiamo a quanto si è evoluto questo mondo in pochi anni. Ma attenzione: un’infrastruttura tecnologica avanzata ha un impatto sui servizi per qualsiasi cosa».

Il versante economico?
«Con l’osservatorio 5G del Politecnico vediamo che, anche se un po’ con fatica, come in tutta Europa, stanno crescendo le applicazioni industriali. Gli sviluppi nella logistica sono forse quelli più evidenti per il pubblico. Ma i veri vantaggi si dovrebbero vedere nel corso di quest’anno».

Quali sono?
«Una delle criticità negli scorsi anni è stata la condivisione degli spazi tra le app “critiche”, quelle pubbliche, e il traffico commerciale. Per questo, si creavano reti ad hoc. Ma col 5G una parte di questa nuova infrastruttura, creata dai privati, potrà essere riservata e il pubblico avrà una sorta di zona di priorità, uno spazio da dedicare ai servizi che non sia mischiato a quello commerciale: per rapporti con la pubblica amministrazione, pagamenti, trasporti, sanità, turismo, manutenzioni e tutto l’ecosistema in via di sviluppo connesso a ciò che definiamo smart city. In una città come Milano, dove passa mezzo mondo, è decisivo».


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