Il programma giornalistico condotto da Sigfrido Ranucci si è concentrato sulla grande opera
Ponte sullo Stretto e ancora ponte sulla scena del dibattito politico e e mediatico. Puntata di Report dedicata anche alla grande opera. Il programma condotto da Sigfrido Ranucci, su Rai3, si è concentrato, con un servizio di Danilo Procaccianti (“Il ponte a tutti i costi”), sul rischio geologico della costa calabrese. In primo piano un’intervista con il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni (“oltre seimila terremoti nella zona di Villa San Giovanni”). E continua la polemica sul suo mancato coinvolgimento, con tanto di replica della società Stretto di Messina.
Si è partiti dai problemi con il ponte di Brăila, dall’asfalto a infiltrazioni d’acqua nei blocchi d’ancoraggio e “400 bulloni non avvitati”, in Romania. Ponte realizzato da Webuild, che guida il consorzio d’imprese incaricato di procedere a costruire la grande opera sullo Stretto.
Risitano: “Fondamentale la prova dei cavi”
Spazio pure per le dichiarazioni del professore Antonino Risitano, preside d’Ingegneria a Catania dal 1987 al 1993, che ha posto “il probema dei cavi e dell’assenza di prove”. Poi gli stessi progettisti hanno previsto l’utilizzazione di cavi d’acciao. Ha evidenziato Risitano: “È tecnicamente e scientificamente sbagliato che si possa approvare un progetto definitivo senza le prove dei cavi. Se cede un cavo, il ponte cede”.
E Sigfrido Ranucci, in studio, ha parlato di “operazioni fatte in fretta. La Rocksoil, la società di famiglia dell’ex ministro Lunardi, ha fatto la relazione del progetto che è stata approvata dal comitato tecnico scientifico presieduto dal professore Prestininzi”. Il giornalista ha parlato di vicinanza, con tanto d’incontro documentato, tra Lunardi e Prestininzi (“amico della famiglia”). E ha aggiunto: “Sorprende che, nonostante 68 prescrizioni, questa relazione sia stata approvata”.
“Continui annunci d’inizio lavori”
Continua Ranucci: “Mancano, nel progetto definitivo, la valutazione di scenari che tengano conto dell’azione combinata del vento e dei carichi di traffico ferroviario e stradale anche a fronte dei mutati cambiamenti climatici. Poi mancano le analisi sugli acciai di carpenteria e sui cavi che sorreggono il ponte. Ma la società Stretto di Messina ha precisato che la relazione non servirebbe perché i cavi hanno cambiato sede nel progetto aggiornato. Inoltre, il ponte sarebbe alto 65 metri e ci sarebbe il problema del passaggio delle navi. Lo stesso ministro Salvini ha detto che non potrebbero passare navi container e da crociera molto alte. Ma la Stretto di Messina precisa che l’altezza di 65 metri è legata a casi particolari: quando il ponte è a pieno carico e c’è l’alta marea. In più, c’è la fissazione di Salvini e del governo d’annunciare sempre l’inizio dei lavori. Ora si pensa che il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) possa approvare il progetto definitivo entro gennaio. E si è stabilito l’inizio lavori entro l’estate. Un annuncio fatto da vent’anni a questa parte”.
“E se, in fase esecutiva, si scopre che il ponte non è realizzabile?”
Ma torniamo al servizio. “Il nuovo decreto prevede un progetto per fasi e significa approvare prima quello per strade e gallerie e tenere per ultimo quello esecutivo del ponte in sé. E se, in fase esecutiva, si scopre che il ponte non è realizzabile?”, domanda il giornalista Procaccianti. Per l’ingegnere Mario de Miranda, “tutte le strade che sarebbero state realizzate sarebbero inutili, tanto più se si dovessero fare espropri e demolizioni, mandando via centinaia di famiglie”. E l’avvocato messinese Carmelo Briguglio ricorda che “il ponte costerà 5 miliardi e gli altri 10 sono tutte opere a terra. Ancora aspettiamo che venga approvato il vero progetto esecutivo del ponte”. Intervistata anche l’avvocata messinese Aurora Notarianni, altro punto di riferimento nella battaglia legale.
“La più grande opera mai progettata è prevista nelle aree a più alto rischio sismico”
Altro tema affrontato il terremoto del 1908 a Messina e Reggio, con i suoi ottantamila morti. “Si tratta di progettare, in una delle aree a più alto rischio sismico del pianeta, la più imponente opera mai progettata”, dice Carlo Tansi, ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica al Cnr. E aggiunge l’ingegnere de Miranda: “La faglia attiva è una discontinuità nel terreno. Nessuno vi andrebbe a costruire la propria casa”. E la commissione Via, sulla valutazione d’impatto ambientale, ha chiesto approfondimenti sulle faglie e gli aspetti sismici. E su questo è stato sentito l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci.
Anac: “Forti rischi a carico del pubblico”. E quanto costerà davvero il ponte?
Forti dubbi sulll’operazione economica, inoltre, dal presidente Anac, Giuseppe Busia, che da sempre insiste sui rischi a carico del pubblico. E l’ingegnere de Miranda ha lamentato il fatto che manchi il “computo metrico estimativo, con la lista delle quantità di tutte le opere, moltiplicando le varie unità per i prezzi di mercato o concordati contrattualmente”, per sapere quanto costerà il ponte.
Altra critica sulle nomine politiche, con 20 politici di area centrodestra su 50 e le ultime infornate tutte orientate in quell’ambito, nella commissione tecnica per la valutazione d’impatto ambientale. L’accusa di Ranucci è che sia “mancata la terzietà nel valutare la grande opera”.
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