Il Marocco attore silenzioso per la Pace in Medio Oriente

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2023 05 03Regno del Marocco, sotto la guida di Sua Maestà il Re Mohammed VI, ha svolto un ruolo determinante nel contesto delle recenti dinamiche relative al conflitto israelo-palestinese, in particolare per quanto concerne l’accordo di cessate il fuoco a Gaza, entrato in vigore il 7 ottobre 2023. Il Marocco, con la sua tradizione di diplomazia discreta ma costantemente attiva, ha accolto con favore i progressi verso una de-escalation della violenza, ribadendo il suo impegno nel favorire una soluzione pacifica e giusta per tutte le parti coinvolte.

Il Regno, presieduto da una monarchia che ha storicamente promosso la pace e la stabilità nella regione, ha espresso il suo sostegno all’accordo di cessate il fuoco attraverso un comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri, della Cooperazione Africana e dei marocchini residenti all’estero. Il comunicato sottolinea l’importanza di rispettare pienamente l’accordo per garantire la cessazione delle ostilità, con l’obiettivo di porre fine agli attacchi contro i civili e favorire il ritorno degli sfollati. Inoltre, il Marocco ha sollecitato il libero flusso di aiuti umanitari, un aspetto cruciale per alleviare la sofferenza della popolazione di Gaza, che da mesi vive in condizioni di estrema difficoltà.

2022 09 17La posizione del Marocco non si limita a un semplice appoggio formale all’accordo, ma riflette un impegno concreto verso la ricerca di una soluzione duratura. Fin dai primi giorni del conflitto, il Marocco ha adottato una linea diplomatica che punta a ridurre le tensioni senza mai dimenticare l’obiettivo a lungo termine della creazione di uno Stato palestinese indipendente, con Gerusalemme Est come capitale, all’interno dei confini del 1967. Questo impegno è stato ribadito dallo stesso Re Mohammed VI, che in qualità di presidente del Comitato Al-Quds – un organismo arabo volto alla tutela dei diritti della popolazione palestinese e al rafforzamento della solidarietà araba – ha richiamato la comunità internazionale a non permettere che una crisi apra la strada a nuove guerre o conflitti.

Il Marocco, attraverso la sua storica leadership nel Comitato Al-Quds, ha svolto una funzione di mediazione silenziosa, ma determinante, senza mai rinunciare a una posizione chiara di sostegno alla causa palestinese. L’azione diplomatica marocchina è un perfetto esempio della sua capacità di agire dietro le quinte, sfruttando la propria influenza regionale e internazionale per favorire il dialogo e la riconciliazione. La monarchia marocchina ha sempre creduto nell’importanza di una pace giusta e durevole, che rispetti i diritti del popolo palestinese e che porti alla creazione di uno Stato palestinese che possa coesistere pacificamente con Israele.

In tal senso, il Marocco ha anche auspicato che l’accordo di cessate il fuoco non si limiti a un mero stop temporaneo delle ostilità, ma che apra la strada a un serio processo di pace. La prospettiva di una soluzione a due Stati, che consenta ai palestinesi di avere una propria terra e garantisca a Israele la sicurezza, è l’obiettivo a lungo termine che il Marocco continua a perseguire. Questo approccio si integra perfettamente con la visione del Re Mohammed VI, che ha sottolineato la necessità di evitare un’altra crisi e ha ribadito l’importanza di non sprecare l’opportunità di costruire una pace sostenibile per il futuro della regione.

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Inoltre, l’azione del Marocco si distingue per la sua capacità di unire diverse voci all’interno del mondo arabo e islamico, senza mai adottare una retorica aggressiva, ma piuttosto cercando di coinvolgere tutte le parti in un dialogo costruttivo. Questo approccio, che privilegia il dialogo e la diplomazia, è diventato un tratto distintivo della politica estera del Regno, che ha saputo, in molte occasioni, mediare tra posizioni contrastanti e lavorare per il bene comune, sempre con l’obiettivo di rafforzare la stabilità e la pace nella regione.

In conclusione, sebbene il Marocco non si sia mai posto come protagonista principale sulla scena internazionale, la sua azione diplomatica, fondata su una solida tradizione di mediazione e di sostegno ai principi di giustizia e diritti umani, ha avuto un impatto significativo nella promozione della pace a Gaza e nella spinta verso una soluzione definitiva del conflitto israelo-palestinese. La sua capacità di operare dietro le quinte, senza clamore ma con determinazione, è il segno di una diplomazia che, pur essendo silenziosa, è estremamente attiva e rilevante.



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