È arrivato il momento di eliminare la parola “minorati”

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Una parola (“minorati”) da abolire dalla Costituzione. “È arrivato il momento di modificare l’articolo 38 della nostra Carta, eliminando il termine ‘minorati’, superato e non più accettabile. Dobbiamo riconoscere che siamo tutti persone, tutti con gli stessi diritti”, afferma la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli. Intanto a tutti i capigruppo è stato rivolto l’appello a sostenere il ddl che inserisce il termine disabilità in Costituzione. La ministra Alessandra Locatelli propone per la prima volta di cambiare l’articolo 38 in cui viene utilizzata la parola “minorati” per sostituirlo con “persone con disabilità”. Perché, del resto, “il termine minorati non esiste più”. L’annuncio della ministra alle Disabilità è arrivata da Foligno. In occasione del forum intitolato “Dal G7 Inclusione e Disabilità alla realtà. I punti di riferimento e strategie per migliorare le città di tutti”. Alessandra Locatelli ha sottolineato a chiare lettere che “il cambiamento ormai è cominciato e non si deve fermare”. Via, dunque, la parola “minorati”. Secondo Treccani.it, “minorata” è una persona che, “per cause patologiche, congenite o acquisite, o per mutilazioni, lesioni gravi dell’organismo è privata delle facoltà fisiche o psichiche e non può inserirsi pienamente nella vita sociale”. Un’espressione generica che indica l’individuo le cui facoltà psichiche, e in particolare quelle intellettive e volitive, non raggiungono il normale livello di efficienza. Senza però fare riferimento alle cause e alle modalità di insorgenza di tale condizione deficitaria. La parola “minorato” è spesso considerato offensiva. Ed è stato pressoché abolita nel linguaggio ufficiale per essere sostituita con altri termini specifici.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Dice l’articolo 38 della Costituzione: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale”. Un testo non più idonea alla maturata sensibilità collettiva. “Abbiamo iniziato scrivendo nella riforma della disabilità  che cancelliamo da tutte le leggi ordinarie la parola handicappato e portatore di handicap”,  ha ricordato Alessandra Locatelli. L’attuazione infatti della legge delega, che Locatelli definisce “una grande rivoluzione”, prevede, tra l’altro, nuove modalità di accertamento della condizione di disabilità civile. E cioè la realizzazione del progetto di vita individuale. L’istituzione del garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità. E anche un cambiamento nel linguaggio con cui si affronta questo tema. Ovvero eliminando appunto le parole “handicap” ed “handicappato” in tutti gli atti normativi e in tutte le pratiche amministrative. Mettendo di fatto in pratica quanto stabilisce la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, approvata nel 2006 e ratificata tre anni più tardi dall’Italia. Inabile è colui che non può svolgere attività lavorativa a causa della impossibilità oggettiva, assoluta e permanente dovuta a deficit psichico o fisico. Viene invece definito minorato colui che abbia una menomazione, sempre fisica o psichica. La particolare tutela offerta dall’ordinamento si sostanzia in una particolare normativa di favore, prevedendo il cosiddetto “collocamento obbligatorio”.

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Il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli nel giorno del suo insediamento (© Facebook)

“Se abbiamo detto che siamo tutti persone, tutti con gli stessi diritti – ha puntualizzato Locatelli – la prima cosa che dobbiamo fare è chiamarci persone. Persona che ha una disabilità, persona che ha una malattia, ma persone prima di tutto. Quindi con la riforma in tutte le leggi ordinarie abbiamo cancellato questi termini sostituendoli con persona con disabilità“. Secondo la ministra con la parola “minorati”, presente nella Costituzione insieme a quella “inabili” è come “se ci fosse una categoria a parte“. E, ha aggiunto, “il cambiamento deve proseguire anche all’interno della nostra Costituzione, che noi rispettiamo, ma che deve essere aggiornata per certi termini”. Alessandra Locatelli propone proprio di cambiare l’articolo 38 perché appunto “il termine minorati non esiste più“. Il passaggio è indispensabile, per la ministra, perché altrimenti “sui social, nei telegiornali, in televisione di persone con disabilità e di sociale se ne parla soltanto quando c’è qualcosa di meraviglioso o di tragico. Ma in mezzo ci sono cose straordinarie. Dobbiamo fare in modo che si parli di persone con disabilità e delle loro potenzialità e non dei limiti o di “storie sempre gravi e struggenti da dover raccontare” perché in realtà “c’è tanto altro!“.

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Foto di Keith Johnston da Pixabay

La vicinanza alle persone con disabilità caratterizza anche il Magistero della condivisione di Francesco. Nella prima udienza dopo la sua elezione, nell’incontro con oltre 5000 operatori dell’informazione, Jorge Mario Bergoglio lasciò sfuggire quasi come un sospiro queste parole: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!“. E all’attuazione di questo anelito ha dedicato e continua a dedicare i suoi instancabili sforzi. Oltre allo stile di vita, la sua opzione per i poveri si esprime in gesti altamente significativi. Quali sono, ad esempio, la lavanda dei piedi dei dodici ragazzi detenuti nel carcere minorile di Casal del Marmo, tra i quali due ragazze, una di esse musulmana. A Roma al Centro Santa Maria della Provvidenza della Fondazione Don Gnocchi Francesco ha celebrato a Messa in Coena Domini del Giovedì Santo. E ha lavato i piedi a dodici ospiti della Fondazione, fra anziani e persone con disabilità. “Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei nostri fratelli, a toccare, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle”, ha detto il Pontefice. In un’intenzione di preghiera il Papa ha chiesto di pregare perché le persone con disabilità siano al centro dell’attenzione della società. Incoraggiando a “cambiare la nostra mentalità per aprirci ai talenti delle persone con diverse abilità”. La salute è uno degli ambiti di lavoro del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

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archivio Image / Cronaca

Tra i più fragili in mezzo a noi ci sono le persone con disabilità perché alcune di loro sperimentano un rifiuto, basato sull’ignoranza o basato sui pregiudizi, che le trasforma in emarginati- avverte Jorge Mario Bergoglio-. Le istituzioni civili devono sostenere i loro progetti attraverso l’accesso all’educazione, all’occupazione e agli ambiti in cui si esprime la creatività”. Ai cristiani Francesco chiede “di cambiare un po’ la nostra mentalità per aprirci ai contributi e ai talenti di queste persone con diverse abilità, sia nella società che nella vita della Chiesa”. Perché “creare una parrocchia completamente accessibile non significa solo eliminare le barriere fisiche. Ma anche capire che dobbiamo smettere di parlare di ‘loro’ e cominciare a parlare di ‘noi’”. Quindi “preghiamo perché le persone con disabilità siano al centro dell’attenzione della società. E le istituzioni promuovano programmi di inclusione che valorizzino la loro partecipazione attiva”. Il prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il cardinale gesuita Michael Czerny, ha sottolineato che “l’invito del Papa ad accogliere le persone con disabilità nella vita della Chiesa e della società è di grande aiuto per riconoscere il mistero che ogni persona è”. E ha ricordato che “Gesù ha incontrato persone segnate da fragilità fisiche, psichiche e spirituali e in loro vedeva la bellezza e la promessa. Così, loro percepivano in Lui il mistero divino, avvertivano la presenza di Colui che salva, di Colui che è Padre”.



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