colpi esplosi con una calibro 9

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Non una pistola a salve o scacciacani, ma una calibro 9. Non ci sono dubbi – parlano chiaro i rilievi effettuati durante la notte dai carabinieri – su che tipo di arma il quarantacinquenne racalmutese avrebbe utilizzato. E avrebbe potuto essere una strage. Anche perché oltre a puntare la calibro 9 alla tempia di tre migranti, il racalmutese, D. M., ha esploso – per come AgrigentoNotizie ha subito riportato – due colpi in aria. Due colpi che hanno centrato e danneggiato una serranda del centro di primissima accoglienza per migranti di contrada Zaccanello a Racalmuto. 

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Il quarantacinquenne ha trascorso parte della notte al carcere “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento. Perché, nel pomeriggio di ieri, si sia spostato fino a ridosso della strada statale 640 e abbia iniziato a dare in escandescenze con alcuni dei 27 bengalesi ospiti della struttura (che fino a qualche anno addietro era un B&B) non è chiaro. È indagato per minaccia aggravata, danneggiamento e detenzione illegale di arma che, però, nonostante gli sforzi e la raffica di perquisizioni fatte dai carabinieri, non è stata ancora trovata.

AgrigentoNotizie, stamattina, è tornata sui luoghi. E lo ha fatto percorrendo entrambe le strade che verosimilmente l’indagato potrebbe aver fatto. Le ricerche dell’arma utilizzata, la calibro 9 appunto, non possono essere svolte setacciando palmo a palmo l’infinita campagna Racalmutese: sarebbe quasi come un terno al Lotto cercare di ritrovarla in questo modo. Potrebbe essere praticamente in ogni dove.

Il cancello dell’ex b&b “Villa Paradiso” è risultato essere chiuso e sigillato da una catena. Alle ore 10, nella sala comune, i giovani bengalesi – da due mesi sistemati nella struttura dopo gli sbarchi a Lampedusa – sono seduti a fare colazione. Qualcuno è nel piazzale esterno e parla, anche in maniera concitata, al cellulare. Un altro, paletta e scopa alla mano, è intento a spazzare da dove ieri sera tutti, terrorizzati, sono fuggiti a gambe levate. I ragazzi che si sono visti puntare la pistola alla testa e chi ha realizzato, con il telefono cellulare, il video che immortala lo stato d’agitazione del racalmutese sono stati spostati. Hanno trascorso la notte in un’altra struttura della coop che si occupa della primissima accoglienza. Quasi sicuramente non torneranno più in contrada Zaccanello dove, durante la notte, i carabinieri hanno garantito, in via precauzionale, controlli sistematici.

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Nel centro d’accoglienza è rimasto anche il giovane che ieri sera stringeva a se la scatola di una stufetta. Scappando, il ragazzo ha afferrato quello che di più prezioso aveva: una stufetta elettrica, probabilmente comprata da poco. AgrigentoNotizie, ieri sera, fino a tardi, non soltanto ha raccolto lo sfogo di terrore dei giovani migranti, ma ha anche provato a calmarli, a spiegare loro che si è trattato di un episodio estemporaneo. “Qua non è sicuro, qua non è sicuro. Vogliamo andare in un altro campo. Se questa persona viene rilasciata o se arriva qualcun altro come faremo?”, ha detto ad AgrigentoNotizie uno dei più giovani ospiti della struttura. Felpa verde e ciabatte nere, lo stesso ragazzo – poco più che maggiorenne – anche davanti l’ingresso della caserma dei carabinieri, dove è stato sentito come persona informata sui fatti, ha ripetuto, grosso modo, le stesse parole. “Sono tutti bravi ragazzi, persone che attente e precise, giovani che non hanno mai dato nessun problema” – ha detto ad AgrigentoNotizie, Lorenzo Airò: l’ex sindaco di Favara che da anni ormai si occupa della primissima accoglienza dei migranti – . E proprio Airò, ieri sera, raccogliendo l’appello della prefettura di Agrigento, si è mobilitato per trovare un’altra sistemazione ai cinque migranti sotto choc. 

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