Bob Dylan e le canzoni di protesta anni ’60. Ne abbiamo parlato con il cast

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A Complete Unknown racconta gli inizi della carriera di Bob Dylan, dal suo arrivo a New York nel gennaio del 1961, a soli 19 anni, fino all’estate del 1965, quando scriveva canzoni di protesta, e le cantava accompagnandosi solo con una chitarra acustica (etichettata: “questa macchina uccide i fascisti”) e una fisarmonica, prima di suscitare uno scandalo al Festival Folk di Newport il 25 luglio 1965, quando si presentò sul palco con la chitarra elettrica (una Fender Stratocaster) e altri musicisti, trasformandosi in una rock star.

 

A Complete Unknown – Poster ufficiale

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Ho intervistato regista e protagonisti e ho fatto a ciascuno domande simili con frasi diverse e meno esplicite, ma con questo significato.

 

In che senso il potere della musica di protesta degli anni sessanta, sul movimento per i diritti civili e la guerra del Vietnam, ha ancora rilevanza politica nel mondo di oggi, con due guerre in corso nell’Ucraina e a Gaza, e il ritorno del fascismo dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti?

 

James Mangold-regista e co-sceneggiatore di A Complete Unknown:

Gli anni sessanta sono il periodo in cui si è formata tutta la nostra società moderna, e ancor oggi continuiamo a discutere se vogliamo tornare a quello che esisteva prima oppure rimanere con il progresso che ne è risultato. Bob Dylan ha detto una cosa molto interessante, che esistono in realtà due decenni, dalla fine degli anni 50 al 1965, e dal 1965 al 1975, che sono completamente diversi, perché tutto il mondo è cambiato nel 1965. L’accelerazione della guerra nel Vietnam, gli assassini (di Malcolm X, 1965 e di Martin Luther King, 1968) che hanno riattivato il movimento per i diritti civili, i cambiamenti politici, l’arrivo di Jimi Hendrix e dei Beatles, del rock and roll e delle classifiche pop. Quella frattura segnala il tramonto della musica folk, della speranza che le dimostrazioni avrebbero messo fine alla guerra del Vietnam e liberato gli Afroamericani nel sud, della fiducia nel potere del popolo. Questo cambiamento verso un tipo di musica più cinica, oscura e potente segnala il momento in cui il mondo ha perso l’innocenza dei tempi in cui i musicisti creavano inni di protesta che univano la gente a lottare insieme per difendere gli ideali in cui credevano. Oggi esiste un tribalismo, non solo negli Stati Uniti ma in quasi tutti i paesi europei e nel mondo, che sostiene “siamo noi contro voi” . Si tratta di un periodo molto volatile, quindi non so se la musica o l’arte in generale possono esercitare un ruolo positivo, ma con il mio film volevo ricordare un altro momento storico.

Courtesy of Searchlight Pictures. © 2024 Searchlight Pictures All Rights Reserved.

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Timothée Chalamet-Bob Dylan in A Complete Unknown:

Ho trovato incredibile il potere senza tempo del lavoro di Bob Dylan. Alcune canzoni come “Death of Emmett Till” oppure “Talkin’ John Birch Paranoid Blues” sono specifiche su certi avvenimenti della società di quei tempi, ma altre canzoni come “Blowin’ in the Wind” oppure “Times they are A-Changin’” sono ancora vere nel presente, non hanno riferimenti culturali che le rendono datate. A tutt’oggi rimangono rilevanti e ascoltabili, vengono capite in quanto relazionabili al momento attuale, indicando un sentiero per andare avanti, illuminandolo con una torcia elettrica. Bob non le spiega, ma dice semplicemente: “le mie canzoni parlano dell’esperienza umana e di quello che succede nel mondo, sono testi poetici messi in musica.” È un modo intelligente e modesto di negare la proprio genialità.

A Complete Unknown

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Edward Norton – Pete Seeger in A Complete Unknown:
È incontestabile che Pete Seeger riteneva che il motivo per suonare la sua musica era la missione di avanzare il progresso dell’umanità. Era un musicista e un musicologo della canzone folk, che fin dagli anni trenta cantava e suonava canzoni come uno strumento di cambiamento sociale.  Per lui le due cose erano inestricabilmente legate. In questo senso era diverso da Bob Dylan, la sua integrità era politica, sociale e umanistica, mentre Dylan aveva solo una grande integrità artistica. Sono entrambi ammirevoli per motivi diversi. A quei tempi gli artisti credevano che il loro lavoro potesse essere uno strumento per cambiare la società, ma adesso la fiducia di allora non esiste più nella Zeitgeist della cultura popolare di oggi, quindi trovo bello invitare gli spettatori a riesaminare questo breve momento storico. Se queste canzoni sono grandi e hanno un potere duraturo è perché evitano semplici definizioni riduttive, contengono al loro interno interpretazioni multiple, quindi promuovono un rapporto attivo invece di passivo in chi le ascolta, ed è proprio qui che risiede il loro potere.

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Monica Barbaro – Joan Baez in A Complete Unknown:
Anche io come Joan Baez sono cresciuta nella California del Nord, zona di San Francisco, cantando le canzoni di protesta di Woody Guthrie, il quale è stato il primo a scriverle. Esisteva in quel posto una energia che alcuni definirebbero hippie, genuina e salutare (wholesome of the earthiness). Joan era una attivista politica eccezionale, una cantante e musicista leggendaria, un’artista ammirevole diventata subito famosa con una longeva carriera. Dato il sistema di valori imparati in famiglia, protestava fin dai 16 anni, ma in quel periodo, dal 1961 al 1965, cantava le stesse canzoni folk di un tempo.  Fu proprio l’arrivo di Bob Dylan, questo bravissimo scrittore di versi che parlavano di argomenti che le stavano a cuore, che ispirò anche lei a scrivere le sue canzoni di protesta, e mettere la sua voce al servizio delle sue idee.

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Elle Fanning – Suze Rotolo in A Complete Unknown
Sylvie, basata su Suze Rotolo, è l’unica persona in questo film che
conosceva Bob Dylan prima che diventasse famoso e che lo amava per chi era, un ragazzo giovane appena arrivato a New York dal Minnesota. Aveva capito il suo talento e diventò la sua musa, influenzò enormemente il suo lavoro e soprattutto il suo attivismo politico, lo introdusse al mondo della cultura giovanile degli anni sessanta a cui lui non era tanto interessato prima di conoscere Suze. Sotto vari aspetti, con tutti quegli artisti giovani che giravano per le strade del Greenwich Village, organizzando manifestazioni di protesta per i diritti civili e contro la guerra del Vietnam, era un momento molto simile a quello che sta succedendo adesso con il movimento giovanile delle nuove generazioni. La canzoni folk di Pete Seger e Joan Baez intendevano unire la comunità per effettuare cambiamenti sociali. Io traggo molta ispirazione dalle foto dei giovani di allora che vedevano un futuro migliore, mi piacerebbe ritornare ai tempi di gioia e libertà degli anni sessanta.

 

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