Il divieto del check-in «fai da te» non le ha eliminate. «L’identità si può verificare con Spid e nuove tecnologie»
Per il momento, pare che le keybox si stiano salvando in corner: le trattative per non rimuovere uno strumento così flessibile e utile per il turismo sono partite e i gestori di locazioni turistiche cercano il modo per far coincidere sicurezza, decoro e fruibilità degli alloggi, magari con i riconoscimenti facciali da remoto. Per il ministero dell’Interno il self-check-in però non può garantire che la persona che ha prenotato la camera sia la stessa che poi, in quel locale, entra davvero. E quindi bisogna fare tutto di persona per avere certezza dell’ospite che ha prenotato. Le polizie locali, in attesa di capire cosa decideranno i Comuni sul fattore «estetico», stanno verificando che l’identificazione venga eseguita «de visu» come da norma. Controlli a tutto campo, sia chiaro, mica solo sulle keybox, ma che riguardano dispositivi antincendio, dotazioni, documenti, tutto.
«Non è possibile vietarle senza un regolamento»
Le keybox sono migliaia. Favoriscono l’utente, che può arrivare a qualsiasi ora; favoriscono il proprietario, che non deve correre fra ritardi, anticipi e destinazioni notturne. Ma si scontrano con una circolare del Viminale che chiede di non utilizzarle per «prevenire rischi per l’ordine pubblico». In Veneto non sono ancora state vietate, ma i controlli si fanno eccome: l’ospite va identificato personalmente dal titolare dell’attività, su questo non ci sono alternative. «La sovrintendenza ha definito legittime quelle attaccate a elementi non decorativi e non vincolati – evidenzia il comandante della polizia locale di Venezia Marco Agostini -. Sul maniglione d’ingresso non necessita di autorizzazione, lo è invece su un edificio monumentale, chiaramente. Si possono utilizzare, non è possibile vietarle in assenza di un regolamento. Diversa è la questione dell’utilizzo, ai fini di lasciare le chiavi. La violazione è penale, bisogna essere molto prudenti. Abbiamo già fatto controlli e segnalazioni, è capitato che ci fossero all’interno cinque persone mentre era stato comunicato un solo nome».
«A Verona controlli a tutto tondo»
Anche a Verona i controlli sono serrati. «A tutto tondo, non solo su questo – spiega il comandante Luigi Altamura -. Il Tulps stabilisce che i gestori di strutture ricettive possano dare alloggio esclusivamente a persone munite di un documento idoneo ad attestarne l’identità e che, nelle 24 ore successive all’arrivo (o 6 ore, se restano meno di 24 ore) comunichino alle Questure le generalità delle persone effettivamente alloggiate». Se però Tizio è all’interno del locale e la questura accerta che il nominativo nel database è Caio, viene segnalato alla polizia locale che fa scattare le denunce. E ci sono già stati input su questo fronte.
I gestori: «Possiamo usare Spid o riconoscimento facciale»
«Gran parte di noi ha sempre fatto il check-in in presenza, sono soprattutto le grandi aziende che lo fanno da remoto – dice Edoardo Nestori, dell’Associazione Locatori Turistici Veneto -. Le associazioni stanno cercando un dialogo con il governo, possiamo usare lo Spid o il riconoscimento facciale, la tecnologia ci aiuta. Tornare indietro è complicato, soprattutto nel giro di pochi giorni». Ma il tema del decoro per Nestori nemmeno si pone: «Sono per lo più piccole scatolette, talvolta tastierine digitali come i citofoni. In una città, fra insegne, cartelli e adesivi, si fatica persino a vederle».
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