L’accordo
Siglato l’accordo tra prefettura, Comune e territorio. Più controlli, Daspo e illuminazione. Il prefetto: «No alla militarizzazione»
Una veduta aerea del Quadrilatero, tra viale Milano e via Torino, da sempre oggetto di attenzione ARCHIVIO
Una veduta aerea del Quadrilatero, tra viale Milano e via Torino, da sempre oggetto di attenzione ARCHIVIO
Sì alle “zone rosse”, no alla militarizzazione. Anche se, più che di zone rosse, per Vicenza è corretto parlare di “zone attenzionate”. Da viale Milano all’area del Quadrilatero (passando per il centro storico), contro aggressioni, furti ed episodi di criminalità ci si prepara ad un dispiegamento di forze dell’ordine, al potenziamento della videosorveglianza, all’aumento dell’illuminazione e anche all’utilizzo dei Daspo urbani. «Ma – sottolinea più volte il prefetto di Vicenza Filippo Romano – non intendiamo militarizzare la città».
La sottoscrizione del patto
Un monito che arriva in occasione della sottoscrizione del nuovo “Patto per la sicurezza urbana e la promozione e attuazione di un sistema di sicurezza partecipata e integrata tra prefettura e Comune di Vicenza”. Un accordo di cui si parla da mesi e che ieri, a palazzo Nievo, è stato messo nero su bianco dal prefetto e dal sindaco Giacomo Possamai. Il capoluogo è infatti il capofila in questa inedita forma di collaborazione sul fronte della sicurezza che, anticipa Romano, «intendiamo proporre anche alle altre amministrazioni locali, a cominciare dalle realtà più grandi».
Ma a firmare il documento c’erano anche forze dell’ordine, Ulss 8 e 7, Ufficio scolastico, Agenzia delle Entrate, Camera di commercio e associazioni di categoria. Tutti assieme, per condividere e mettere in pratica una serie di iniziative concrete per migliorare la qualità della vita dei cittadini, «che, se si sentono insicuri, hanno il diritto di avere risposte», ribadisce il prefetto.
La situazione a Vicenza
E anche se la situazione, nel capoluogo berico, «è ben distante da quella di metropoli come Milano e Roma», prevenire è certamente meglio che curare.
Lo stesso protocollo, del resto, si pone come strumento di prevenzione, «contro i fenomeni di criminalità diffusa e predatoria e per evitare di arrivare a situazioni di vera emergenza».
Videosorveglianza e interscambio informativo i punti cardine
In particolare, il collegamento con le centrali operative delle forze dell’ordine della rete di telecamere, comprese quelle private di banche, farmacie, gioiellerie, tabaccherie etc.
In questo senso, l’articolo 3 dell’accordo parla di “Misure di detrazione fiscale da parte del Comune” per la videosorveglianza. Una sorta di “bonus telecamere”.
Prevista anche, “previa intesa con la prefettura – si legge nel documento, che ha durata di 4 anni – la stipula di accordi tra associazioni di categoria e istituti di vigilanza privata”. E poi le “aree urbane da sottoporre a particolare tutela e misure di prevenzione” (art. 4). Quadrilatero e centro storico, ma anche – precisa il sindaco Possamai – zone da individuare e regolamentare di volta in volta, a seconda delle necessità. Zone in cui non mancheranno le azioni “ad alto impatto” e l’utilizzo di Daspo, ma su cui ci si focalizzerà anche in termini di decoro urbano e attenzione sociale. Cruciale il miglioramento dell’illuminazione pubblica (art. 6) e la manutenzione e il controllo del patrimonio immobiliare per evitare occupazioni e abusivismo. Il riferimento è ai “luoghi in stato di degrado e abbandono”, che punteggiano il territorio comunale.
Le ordinanze comunali
Più incisività anche attraverso ordinanze sindacali e regolamentazione degli orari di vendita degli alcolici (art. 8). E poi la sfera dell’inclusione sociale, con il progetto “Scuole sicure” contro bullismo, cyberbullismo, consumo di droga (art.11).
Le scuole potranno essere inserite “tra i siti sui quali è consentita l’applicazione del Daspo urbano”.
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