Scarcerato oggi il chirurgo di Montignoso Francesco Cardillo, accusato di operare dentro casa

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MASSA. Arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Massa Marta Baldasseroni ha così deciso in merito all’istanza di scarcerazione per Francesco Cardillo, il medico di Montignoso di 45 anni arrestato nella mattina di lunedì 13 gennaio per esercizio abusivo della professione, peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato e combustione illecita di rifiuti.

La richiesta di farlo uscire dal carcere di Massa dove era stato condotto dalla guardia di finanza di Massa-Carrara era stata presentata dagli avvocati Enzo Frediani e David Giovanni Cappetta, difensori del chirurgo, subito dopo la conclusione del lungo interrogatorio di garanzia avvenuto nella mattina di mercoledì 15 gennaio. Una scarcerazione che è stata accordata dalla gip dopo appena tre dei cinque giorni a disposizione (per legge) per prendere una decisione in merito. Al momento Cardillo resterà comunque all’interno della casa circondariale per una mera questione tecnica: bisogna infatti attendere la disponibilità di un braccialetto elettronico perché si possa eseguire la nuova misura cautelare. «Ma se entro altri cinque giorni non si avrà la disponibilità dell’apparecchio – spiega l’avvocato Frediani – il nostro cliente sarà comunque scarcerato». Passando così dal carcere agli arresti domiciliari “semplici” nella sua abitazione di Massa, in attesa che le indagini preliminari sulla vicenda vengano concluse.

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Il primo obiettivo che i due avvocati difensori di Francesco Cardillo si erano preposti è stato così raggiunto: riuscire a farlo uscire il prima possibile dal carcere dove le fiamme gialle, in quello che all’albadel 13 gennaio si è configurato in un vero e proprio blitz, lo avevano condotto. Una situazione che ha provato pesantemente il medico 45enne, ben conosciuto e stimato in tutto il territorio apuano (e non solo) e che, incensurato, fin da subito si è detto disponibile a collaborare con gli inquirenti per chiarire la propria posizione rispetto alle accuse. «Siamo soddisfatti e contenti che la giudice abbia compreso la nostra istanza e abbia accordato la scarcerazione del nostro assistito in tempi ragionevolmente brevi – commenta l’avvocato Frediani – probabilmente il fatto che il dottore abbia risposto a tutte le domande fatte durante l’interrogatorio di garanzia e abbia fornito dettagliate spiegazioni a ogni dubbio manifestato dagli inquirenti ha permesso alla giudice di farsi un’idea ancor più completa dei fatti. Adesso ci godiamo il fatto che il dottor Cardillo tornerà a casa – conclude – che è la cosa che ritenevamo più importante in questa fase». Di soddisfazione per l’esito della decisione della gip parla anche l’avvocato David Giovanni Cappetta, che sottlinea come «nella sua valutazione ha evidentemente tenuto conto delle risultanze dell’interrogatorio e della nostra linea difensiva: riteniamo sia la decisione più corretta. Ora bisognerà attendere la fine delle indagini preliminari, dato che la notifica di una loro chiusura ancora non ci è pervenuta. Di certo all’esito del risultato odierno – conclude il legale – tenendo conto anche degli altri elementi che acquisiremo, valuteremo ulteriori profili difensivi per il nostro cliente». Cardillo infatti, per quanto fuori dal carcere, resterà sottoposto a un regime cautelare. Il prossimo passo per la sua difesa, quindi, sarà senz’altro quello di puntare all’estinzione di ogni misura cautelare disposta a suo carico.

Le indagini proseguono

Intanto non si fermano le indagini per approfondire una vicenda che ha sconvolto il territorio apuano: da Montignoso (dove Cardillo aveva il proprio ambulatorio e dove aveva allestito la sala operatoria in cui avrebbe, secondo gli inquirenti, praticato interventi con anestesia totale senza avere alcuna abilitazione da anestesista-rianimatore) alla Lunigiana, dove lavorava come medico convenzionato con l’Asl Toscana nord ovest nei punti di emergenza territoriale e dove si sarebbero verificati gli episodi di assenteismo ingiustificato (a cui sarebbe legata l’accusa di truffa aggravata) e l’appropriazione indebita di medicinali di proprietà ospedaliera (da cui il peculato). Nel corso dell’interrogatorio di garanzia Cardillo avrebbe spiegato in modo approfondito la sua posizione rispondendo alle domande della pm Clarissa Berno: ad esempio giustificando le assenze dal lavoro con l’esigenza di comprarsi da mangiare (vista l’assenza all’epoca dei fatti – prima di maggio 2024 – del servizio mensa) e negando di aver fatto sedazioni profonde ai clienti dell’ambulatorio di Montignoso. Dalle prime indiscrezioni sul caso sembrerebbe inoltre che il valore dei 200 farmaci di cui secondo la guardia di finanza si sarebbe appropriato sarebbe alquanto limitato (tra i 300 e i 400 euro in tutto) e non è escluso che anche questo abbia contribuito a ridurre il quadro accusatorio generale a carico del medico.

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