Perché Topolino sarebbe un ministro del Turismo migliore di Santanchè

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Mentre la Pitonessa è sparita dalla scena, alle prese coi suoi guai giudiziari, le città non sono più in grado di fare fronte all’overtourism. Se non trasformandosi in grandi o piccole Disneyland. In parchi gioco a tema insomma, invase di giorno e deserte la sera, perché visti i prezzi si pernotta in periferia o campagna. Il governo di concreto non produce nulla. Eppure gli esempi ci sarebbero, come in Portogallo. L’analisi.

Perché Topolino sarebbe un ministro del Turismo migliore di Santanchè

E se Topolino fosse ministro del Turismo? La provocazione è di Simone Puorto, opinion leader di viaggi & ospitalità, autore di We Are The Glitch (Flaccovio editore): un viaggio nel futuro che è già oggi del turismo 3.0. Tema che Puorto affronta nella sua settimanale newsletter, molto considerata fra gli addetti ai lavori . Le sue critiche sono dirette e dunque fa un certo effetto leggere che Topolino sarebbe un ministro migliore di Daniela Santanchè, peraltro appena rinviata a giudizio. Per la ragione che i macro trend del turismo mondiale segnalano che i flussi sono destinati ad aumentare sensibilmente, con effetti dirompenti sulle destinazioni più attrattive: le grandi capitali e le nostre città d’arte non sono più in grado di fare fronte all’overtourism, se non trasformandosi in grandi o piccole Disneyland. In parchi gioco a tema insomma, ambientati in luoghi storici, ma anche naturali. Musei a cielo aperto con incorporato l’effetto wow che è la cifra del turismo low cost e mordi & fuggi.

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Perché Topolino sarebbe un ministro del Turismo migliore di Santanchè
Daniela Santanchè (foto Imagoeconomica).

Freni burocratici, formule vuote e vecchie di 30 anni

Qui si capisce il senso dell’endorsement di Simone Puorto per Topolino ministro: meglio un “cartone” che gestioni ministeriali burocratiche che da 30 anni ripetono formule vuote, come la “destagionalizzazione dei flussi”. Aria fritta, perché per esempio la gente al mare va d’estate e a sciare d’inverno. Ma soprattutto perché il turismo è una delle prime industrie al mondo, non può più gestibile con strumenti tradizionali. L’Italia il 2024 ha fatto il record di pernottamenti: 458,5 milioni, con turisti di provenienza soprattutto straniera.

Nel 2025 il Giubileo sarà un forte elemento propulsivo

Nel 2023 il turismo ha generato il 13 per cento del Pil e la spesa turistica dall’estero ha raggiunto 51,6 miliardi. Ma per l’anno in corso il settore vede rosa: il Giubileo sarà un forte elemento propulsivo. Secondo i dati di Istat e della Banca d’Italia, rielaborati da una piattaforma specializzata, ci saranno 182,5 milioni di turisti che sceglieranno l’Italia per le vacanze. Ovviamente questa, come altre previsioni, vanno prese con beneficio d’inventario. Certo è che all’orizzonte si sta profilando un’orda, il cui movimento planetario rischia di essere distruttivo come nessun’altra invasione nella storia umana.

Include oltre 40 uscite su giornali nazionali e locali, 1.700 passaggi radiofonici, mille impianti statici e dinamici in aeroporti e stazioni. Sul lato digital ci saranno sponsorizzazioni sui social e 16,5 milioni di impressioni
Roma si prepara al Giubileo 2025 (Getty Images).

Da India, Cina e Brasile vacanzieri low cost

Nel 2019 secondo l’Organizzazione mondiale del turismo c’erano 1,5 miliardi di turisti internazionali su scala globale. Ma si stima che con una crescita del 3-4 per cento annuo, gli arrivi internazionali raggiungeranno fra 20 anni i 2,5-3 miliardi. Se si aggiungono anche i viaggi domestici dei singoli Paesi si toccherà una cifra compresa fra 12 e 15 miliardi di viaggi. Questi numeri da capogiro saranno, ma sono già, determinati dalla crescita in nazioni come India, Cina e Brasile di una classe media che oltre alla casa e all’automobile può aspirare a viaggiare per il mondo. Principalmente in modalità low cost e con un approccio, anche culturale, nel quale la velocità dell’esperienza – talvolta giusto il tempo di un selfie davanti al Louvre o al Colosseo – si impone su ogni altra visione o pratica di turismo lento e intelligente.

L'Empire State Building è la migliore attrazione al mondo in top 10 anche Colosseo e Duomo
Il Louvre (Getty Images).

Proteste contro gli affitti brevi e la mancanza di case

Oggi la competizione fra Stati, zone e territori si gioca cercando di accreditarsi come “destination”, ossia meta turistica molto ricercata, soprattutto perché economica e ben servita da collegamenti e trasporti. E qui si arriva al dark side, al lato oscuro delle folle che invadono Barcellona, Parigi, Roma, Venezia, Firenze, e che stanno alimentando movimenti di protesta contro operatori turistici, turisti, amministratori e proprietari di casa convertiti in numero crescente agli affitti brevi e al B&B. Sono infatti questi i principali colpevoli della mancanza di case in affitto, di servizi e negozi di vicinato nei centri storici, trasformati in mangiatoie a cielo aperto e in alberghi diffusi.

Airbnb vieta le telecamere nelle case in affitto per tutelare la privacy dei suoi utenti
Airbnb (foto Imagoeconomica).

Quando si spengono le luci, Venezia è come Disneyland o Cinecittà

A Roma recentemente è esplosa la protesta degli attivisti di Robin Hood, che tagliano con tronchesi le keybox. Ossia le chiavi degli alloggi e B&B che vengono lasciate in strada, gestite interamente sul web, senza che i proprietari della casa incontrino fisicamente i clienti. Da tempo si parla di città post-it, dove bar e caffè cambiano le funzioni d’uso a seconda delle ore del giorno. E dove sono sempre più numerose le persone che vengono in città per lavoro o divertimento, ma poi alla sera rientrano nelle loro case nell’estrema periferia o in campagna. Ora questo movimento sta interessando anche il turismo. Si viene e ci si ferma di giorno nel centro di Roma, ma si pernotta ai Castelli. E lo stesso avviene in quasi tutte le città turistiche. Col risultato di un caos diurno nei centro città che però si svuotano di sera. Quando si spengono le luci, Venezia è come Disneyland o Cinecittà: un parco giochi deserto e un fondale per gli ultimi disperati instagrammer.

Perché Topolino sarebbe un ministro del Turismo migliore di Santanchè
Il Disneyland resort in California (foto Getty).

Il governo e il cervellotico codice di identificazione

Ecco perché, per ribadire il concetto, Topolino farebbe meglio della Santanchè. Considerato anche che di fronte a questo fenomeno complesso le capacità di governo pubblico, ma anche delle associazioni di settore, a partire dagli albergatori, sono prossime allo zero. Questi ultimi, per fare un esempio, denunciano l’abusivismo. Che c’è ovviamente. Ma il governo che fa? Obbliga tutti ad avere un codice di identificazione (Cin). Il problema però è che il Cin non esiste in nessun altro Paese e che chi opera sulle piattaforme come Booking è già obbligato ad avere una registrazione. Il risultato è che chi affittava e affitta in nero continua a farlo, mentre chi era già in regola è costretto a un ulteriore passaggio burocratico. Inutile, però in linea con un governo che minaccia a parole, in perfetto stile populista, ma concretamente produce nulla.

L’esempio del sindaco di Porto, Rui Moreira

Ovviamente non è facile contrastare la gentrificazione dei centri storici, che più o meno riguarda tutte le città italiane, ormai. Però con le grida ministeriali e i bla-bla dei sindaci e assessori si fa poca strada. Per trovare un’idea innovativa bisogna andare in Portogallo, Paese che nell’ultimo decennio ha costruito un’industria turistica invidiabile. Precisamente a Porto, dove il suo primo cittadino, Rui Moreira, ha messo in campo provvedimenti decisamente innovativi. Airbnb se vuole inaugurare nuovi alloggi, vista la domanda crescente, non può più farlo nelle zone centrali, ma solo in quelle da rigenerare e dove la domanda turistica può avviare ristrutturazioni edilizie.

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Rui Moreira, sindaco di Porto (foto Getty).

Funzionerà? Intanto potremmo provare a copiare

Per contrastare l’emergenza abitativa ha poi sfruttato il Covid, quando la domanda di affitti a breve è crollata, per affittare appartamenti a basso costo e poi subaffittarli a prezzi ancor più bassi. Trovando più conveniente affittare a termine che costruire case popolari. Funzionerà? Intanto potremmo provare a copiare, con lo spirito di chi vuole sottrarsi all’idea deprimente, per dirla con l’attore Marco Paolini, che «il turismo è un’industria pesante. Obnubila il cervello, cancella le coscienze e l’identità collettiva di una città».

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