Le vicende giudiziarie di Daniela Santanchè, in fila

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Il rinvio a giudizio della ministra del Turismo Daniela Santanchè con l’accusa di falso in bilancio è solo una delle vicende giudiziarie che la riguardano. Santanché, che è tra le più importanti dirigenti di Fratelli d’Italia (il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni), è indagata anche per bancarotta fraudolenta e per truffa aggravata in altre due vicende, sempre legate alla sua attività di imprenditrice svolta prima di entrare nel governo.

– Leggi anche: Perché è quasi impossibile sfiduciare un ministro in parlamento

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Il rinvio a giudizio per Santanchè è stato deciso venerdì 17 gennaio dal tribunale di Milano. In questo caso l’accusa di falso in bilancio riguarda la sua gestione di Visibilia Editore, società editrice che pubblica riviste settimanali e mensili tra cui Visto e Novella 2000. Santanchè ne fu presidente e amministratrice delegata fino al 2022, quando dopo le elezioni entrò a far parte del governo Meloni.

Alla fine di ottobre del 2022, poco dopo la sua nomina come ministra, la procura di Milano aveva presentato un’istanza di liquidazione giudiziale, cioè una procedura che sancisce il fallimento di un’impresa, e aveva aperto un’indagine dopo aver ricevuto un esposto da parte dei soci di minoranza, che nei mesi precedenti avevano denunciato irregolarità nella gestione della società.

L’accusa di falso in bilancio è legata all’ipotesi, sostenuta dai soci e condivisa dalla procura, che la dirigenza di Visibilia abbia fornito notizie infondate o incomplete sui conti dell’azienda: tra le altre cose avrebbe inserito nei bilanci un attivo intorno ai 3 milioni di euro che sarebbe stato in realtà inesistente. Il reato di falso in bilancio può comportare una pena che va da 1 a 5 anni di carcere. Oltre a Santanchè saranno processate altre 16 persone, tra cui il compagno, l’ex compagno e la nipote, coinvolti a vario titolo nelle operazioni. Attraverso i suoi legali, la ministra ha detto di non aver nascosto nulla e di avere sempre informato i soci delle perdite della società.

Lo scorso maggio la procura di Milano aveva chiesto il rinvio a giudizio di Santanchè anche per truffa aggravata ai danni dell’INPS, per una vicenda che riguarda sempre Visibilia Editore. La richiesta deve ancora essere valutata dal giudice per l’udienza preliminare, che potrebbe decidere il rinvio a giudizio (quindi andare a processo) o di prosciogliere Santanchè.

L’accusa è lei che abbia usato in maniera illecita i fondi della cosiddetta Cassa Covid, quelli che tra il 2020 e il 2022 il governo aveva messo a disposizione delle imprese costrette a non far lavorare i propri dipendenti a causa della pandemia da coronavirus. Secondo la procura Santanchè avrebbe richiesto fondi per alcuni dipendenti di Visibilia Editore, nonostante questi continuassero a lavorare nella sua azienda, ottenendo così dallo Stato decine di migliaia di euro a cui non avrebbe avuto diritto. Santanché si è difesa dicendo di non aver partecipato alle decisioni sulla cassa integrazione e quindi di non sapere nulla riguardo ai presunti illeciti. Alla fine di dicembre Santanché ha ceduto tutte le sue quote di Visibilia.

La terza indagine a suo carico è relativa all’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento di Ki Group, un gruppo di cui Santanché fu amministratrice tra il 2019 e il 2021 e che controllava varie aziende di prodotti biologici e di cosmesi naturale. Il tribunale di Milano ha avviato la liquidazione giudiziale per Ki Group il 9 gennaio del 2024, citando un passivo di oltre 8,6 milioni di euro. Santanchè si è difesa dicendo di aver sempre avuto un «ruolo del tutto marginale» in Ki Group e di non essere stata coinvolta nelle decisioni.

Inevitabilmente queste vicende giudiziarie sono diventate anche un problema politico per Santanchè: non solo perché l’opposizione ne ha chiesto più volte le dimissioni, ma anche perché Meloni non ha escluso conseguenze politiche per lei dopo l’ultimo rinvio a giudizio. Durante la conferenza stampa di inizio anno, Meloni aveva detto: «Sulla Santanchè vediamo, diciamo non sono la persona che giudica queste cose prima che accadano, per cui vediamo che cosa deciderà la magistratura e poi ne parlerò ovviamente col ministro Santanchè».



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