Il 21 gennaio 2025 era previsto al Teatro Oscar di Milano un evento dal titolo: “La Russia non é nostra nemica” promosso dall’associazione italiana “Le Verità Nascoste”. Tuttavia, l’evento è stato cancellato non per motivi legati alla sicurezza pubblica o a violazioni legali, ma a seguito di pressioni esercitate dal Consolato ucraino di Milano supportato indirettamente da una misteriosa associazione chiamata Sinistra per l’Ucraina. Questo episodio solleva interrogativi inquietanti sul livello di influenza che un paese estraniero può esercitare sulla libertà di espressione in Italia.
L’evento, che si proponeva di analizzare il fenomeno della russofobia nell’Occidente contemporaneo, è stato inizialmente oggetto di un articolo su Il Giorno, che lo definiva una “adunata filoputiniana”, criticando le posizioni di alcuni relatori considerati filorussi o estremisti. Tra questi, figure legate al dibattito pubblico italiano che, pur esprimendo opinioni controcorrente, non hanno mai superato i limiti imposti dalla legge italiana. Nonostante questa pubblicità negativa, l’iniziativa non era stata cancellata fino all’intervento diretto del Console ucraino Andrii Kartysh, il quale ha inviato una lettera ufficiale al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e al prefetto, Claudio Sgaraglia, chiedendo di valutare l’opportunità dell’evento.
Dal 2021, Andrii Kartysh, Console ucraino a Milano, si è distinto per un atteggiamento di forte interventismo in Italia a favore del suo Paese tramite discutibili interventi volti a ostacolare o censurare iniziative culturali o informative in Italia a lui non gradite in quanto non allineate alla narrativa del conflitto fornita dal governo ucraino.
Nel marzo 2022 Kartysh criticò apertamente il senatore Vito Petrocelli per le sue posizioni contrarie all’invio di armi all’Ucraina e attaccando duramente la decisione di Petrocelli di non partecipare al discorso del presidente Zelensky al Parlamento italiano. Vito Petrocelli, allora presidente della Commissione Esteri del Senato e membro del Movimento 5 Stelle (M5S), aveva assunto posizioni critiche riguardo al conflitto in Ucraina e alle decisioni del governo italiano, votando il 1º marzo contro una risoluzione bipartisan che impegnava il governo a inviare armi all’Ucraina per consentire al paese di esercitare il diritto alla legittima difesa e dichiarando che l’invio di armi all’Ucraina rendeva l’Italia un paese “co-belligerante” invitando il M5S a ritirare ministri e sottosegretari dal governo Draghi, definendolo “interventista”.
Nel novembre 2022 chiese la cancellazione della rappresentazione del Boris Godunov al Teatro La Scala di Milano, definendola propaganda russa. La sua richiesta fu duramente criticata persino da testate filo ucraine come Il Foglio. Il quotidiano fece notare che con la richiesta appariva “la classica pipì fatta fuori dal vasino” in quanto il Boris, tratto dal dramma di Puskin e dalla Storia dello stato russo di Karamzin, “è anche e forse soprattutto un atto d’accusa contro il potere assoluto, misterioso e dispotico degli inquilini del Cremlino”. Nel febbraio 2024 il console Kartysh scrisse al presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, chiedendo di bloccare il ciclo letterario “Russia-Cult”, organizzato dal Centro Studi e Ricerche Palladio a Merano, dedicato alla letteratura russa.
Questi episodi testimoniano un modus operandi volto a limitare o censurare qualsiasi narrazione non allineata alla propaganda ufficiale del governo di Kiev. Tutti questi interventi del Console ucraino rischiano di essere interpretati come una violazione dei principi sanciti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961, che stabilisce le funzioni dei rappresentanti diplomatici. Tra queste rientrano la promozione di relazioni amichevoli, la rappresentanza dello Stato inviante e la protezione dei suoi cittadini, ma non il diritto di interferire negli affari interni del Paese ospitante. Secondo l’articolo 3 della Convenzione, i diplomatici devono limitarsi a raccogliere informazioni pubbliche e a promuovere relazioni bilaterali, senza mai interferire nella libertà di espressione o nel dibattito pubblico del Paese ospitante.
La libertà di espressione è garantita in Italia dall’Articolo 21 della Costituzione, che tutela il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Ogni limitazione deve essere giustificata da violazioni di legge specifiche, come incitamento all’odio o apologia di reato. Definire un evento come “disinformazione” senza prove concrete solo perché non allineato alla visione del proprio governo sul drammatico conflitto in Ucraina, rischia di trasformarsi in un pretesto per censurare opinioni divergenti espresse in un Paese straniero e Democratico.
Sebbene il Console non abbia formalmente chiesto la cancellazione dell’evento, la sua lettera al Sindaco e al Prefetto di Milano conteneva riferimenti a potenziali rischi legati alla disinformazione, un termine ambiguo spesso utilizzato per delegittimare opinioni non conformi. Tale azione, sebbene indiretta, rappresenta una forma di pressione diplomatica inaccettabile in una democrazia. L’invio di una lettera ufficiale a figure istituzionali italiane, con toni allusivi alla necessità di evitare eventi considerati inopportuni, appare come un tentativo di limitare il diritto di organizzare iniziative culturali e informative. Il termine “disinformazione” è stato utilizzato in maniera strumentale, senza che venissero presentate prove concrete di contenuti falsi o manipolatori nell’evento del Teatro Oscar.
L’episodio del Teatro Oscar non è un caso isolato, ma parte di una strategia più ampia volta a imporre in Italia una narrazione unilaterale sul conflitto ucraino che é portata avanti anche da europarlamentari del Partito Democratico. Il coinvolgimento di un rappresentante diplomatico straniero, solleva gravi preoccupazioni sul rispetto della sovranità italiana e delle sue norme democratiche.
L’Italia deve proteggere la sua libertà e pluralità di informazione, garantendo che le decisioni su eventi pubblici siano prese in base a criteri oggettivi e legali, e non sotto la pressione di attori esterni. La censura, in qualsiasi forma, è incompatibile con i principi democratici e con il ruolo di un paese sovrano. Come deve essere garantito il diritto del console ucraino a Milano Andrii Kartysh di informare l’opinione pubblica sul dramma che sta vivendo il suo Paese, deve essere altrettanto garantita la libertà di informazione che espone una versione contrapposta.
Al posto di influenzare autorità italiane facendo leva sul ruolo ricoperto o di lanciare campagne di diffamazioni il Console ucraino e i rappresentanti della fantomatica associazione “Sinistra per l’Ucraina” avrebbero fatto meglio a chiedere di partecipare all’iniziativa organizzata dall’Associazione Lombardia-Russia per esporre i loro punti di vista, costringendo i promotori dell’iniziativa a dimostrare l’eventuale veridicità e fondatezza delle loro posizioni.
La forza di contrastare opinioni contrarie in un dibattito pubblico e in un confronto democratico è un elemento fondamentale della Democrazia e del progresso sociale. Si tratta della capacità di articolare idee, rispondere a critiche e dialogare in modo costruttivo, preservando i principi di pluralismo e rispetto reciproco. Il Console ucraino dovrebbe comprendere che il confronto tra opinioni diverse è essenziale per garantire la rappresentanza di tutti i punti di vista e per prevenire derive autoritarie e che la contrapposizione di opinioni, se gestita in modo aperto e rispettoso, consente di avvicinarsi a soluzioni più equilibrate e a una comprensione più profonda dei problemi.
Contrastare opinioni contrarie non significa tentare di eliminarle, ma affrontarle con rispetto, dialogo e spirito critico, riconoscendo il valore intrinseco della diversità di pensiero per il progresso sociale. In assenza di un confronto e di un dibattito tra versioni diverse del conflitto ucraino si crea solo un muro contro muro, alimentando la divisione e allontanando la possibilità di un dialogo costruttivo orientato verso la soluzione diplomatica del conflitto. Una cultura diplomatica che non tollera il dissenso e tende a silenziarlo, impedisce un vero confronto democratico e rafforza autoritarismo e sistemi dittatoriali.
É proprio l’assenza di dialogo e confronto che ha portato l’Ucraina alla soppressione della Democrazia portadola dritta verso un atroce coflitto che sta cancellando intere generazioni. Il governo di Zelensky, nato con l’intento di porre fine alla guerra civile in Ucraina, rialacciare le relazioni con la Russia e rafforzare la Democrazia per entrare a pieno titolo nell’Unione Europea ha, al contrario, adottato una serie di provvedimnto che hanno distrutto i suoi buoni propositi iniziali e lo stesso Sogno Democratico.
Dal 2021 governo ucraino ha implementato misure restrittive nei confronti della stampa, alcune delle quali includono la chiusura di canali televisivi e portai online. Nel 2021, il presidente Zelensky ha firmato decreti per la chiusura di tre canali televisivi considerati filorussi (112 Ukraine, NewsOne e ZIK). Tali azioni sono state criticate da gruppi per i diritti umani, che hanno denunciato una soppressione della libertà di stampa. Nel 2022, è stato introdotto un sistema di “informazione unificata”, che consente allo Stato di coordinare le trasmissioni televisive per promuovere una narrazione governativa uniforme. Ciò ha ridotto la possibilità di un dibattito pluralistico sui media.
Diversi siti web, soprattutto quelli critici verso il governo o con orientamenti filorussi, sono stati bloccati in nome della sicurezza nazionale. Reporter critici nei confronti del governo sono stati spesso accusati di diffondere propaganda nemica o collaborare con la Russia, subendo molestie, arresti o minacce. Il caso di Anatoliy Shariy, giornalista ed ex politico costretto all’esilio, ne è un esempio emblematico.
Dopo l’invasione russa del febbraio 2022, il regime ha intrapreso azioni drastiche contro i partiti politici. Nel marzo 2022, il governo ha vietato 11 partiti accusati di avere legami con la Russia o di promuovere posizioni antiucraine. Tra questi, il principale partito d’opposizione, “Piattaforma di Opposizione – Per la Vita” (OPZZh), è stato sciolto. Politici come Viktor Medvedchuk, figura di spicco dell’OPZZh, sono stati arrestati con l’accusa di tradimento, suscitando preoccupazioni per la persecuzione politica. La legislazione ucraina è stata modificata per consentire lo scioglimento di partiti ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale, senza un adeguato processo giuridico e con scarsa possibilità di ricorso.
Le riforme nel mercato del lavoro adottate dal governo durante la guerra hanno indebolito significativamente i sindacati e i diritti dei lavoratori. Nell’agosto 2022, è stata approvata una legge che consente alle aziende con meno di 250 dipendenti di annullare unilateralmente i contratti collettivi di lavoro. Questo ha ridotto il potere contrattuale dei sindacati e ha favorito condizioni lavorative più precarie. Le nuove leggi hanno limitato le attività dei sindacati, ostacolandone la capacità di difendere i diritti dei lavoratori durante la crisi. Alcuni leader sindacali sono stati accusati di collaborare con le forze nemiche, con conseguenti indagini e intimidazioni.
Il regime ha adottato provvedimenti che limitano la libertà di associazione e la partecipazione democratica. Con il pretesto della guerra, lo stato d’emergenza è stato più volte prorogato, permettendo al governo di esercitare poteri straordinari, tra cui la sospensione di alcune libertà civili. Manifestazioni di dissenso, anche pacifiche, sono state scoraggiate o represse. Questo ha ulteriormente ridotto lo spazio per una società civile attiva.
Infine l’Ucraina ha adottato una narrativa fortemente militarizzata per consolidare il potere. Il Centro ucraino per la lotta alla disinformazione ha pubblicato liste di individui accusati di collaborazionismo o propaganda filorussa. Tali liste includono giornalisti, accademici e politici, creando un clima di intimidazione. Alcuni attivisti e oppositori sono stati sottoposti a procedimenti giudiziari con accuse vaghe, come “collaborazionismo” o “minaccia alla sicurezza nazionale”.
Sebbene l’Ucraina giustifichi molte di queste azioni come necessarie per combattere l’aggressione russa e mantenere l’unità del Paese, esse hanno suscitato preoccupazioni significative tra le organizzazioni per i diritti umani e gli osservatori internazionali. La limitazione delle libertà fondamentali ha eroso i valori democratici che l’Ucraina afferma di voler difendere.
Il console ucraino Andrii Kartysh con le sue azioni tese a impedire il dialogo e il confronto rischia di ottenere l’effetto contrario rispetto al suo nobile e condivisibile intento di creare una empatia e un supporto al suo Paese aggredito dalla seconda potenza militare al mondo. Le sue azioni rischiano di alienare le simpatie di un’opinione pubblica abituata ai principi democratici e al diritto di ricevere un’informazione pluralista. Rischiano, paradossalmente, di offrire validi argomentazioni alle accuse di autoritarismo e tendenze dittatoriali rivolte al suo Paese da coloro in Italia che lui tenta di zittire.
L’associazione “Le Verità Nascoste” ha risposto al Console ucraino in Italia lanciando una petizione online in difesa dell’evento pubblico presso il Teatro Oscar di Milano: NO ALLA CENSURA: DIFENDIAMO LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE IN ITALIA.
Nell’appello l’associazione dichiara di non accettare interferenze diplomatiche esterne che violano i principi democratici dell’Italia. “Le decisioni su eventi culturali spettano esclusivamente alle istituzioni italiane” dichiara l’associazione. La petizione sottolinea l’importanza di difendere il diritto di ogni cittadino di informarsi e partecipare a eventi culturali senza interferenze straniere; la necessità di opporsi alle pressioni diplomatiche e condizionamenti di entità diplomatiche straniere e il dovere di sostenere il diritto al dibattito pubblico, ricordando che in una Democrazia, ogni opinione, anche critica, deve avere spazio per essere espressa e discussa come garantisce l’articolo 21 della Costitituzione.
I promotori invitano cittadini e autorità a opporsi a ogni forma di censura, ribadendo l’importanza del libero accesso all’informazione in una società democratica. Nella petizione si richiede che l’evento dell’associazione “Le Verità Nascoste” si tenga come previsto il 26 gennaio presso il Teatro Oscar di Milano; che le autorità italiane garantiscano la libertà di espressione e proteggano gli organizzatori da indebite pressioni diplomatiche; che si affermi
chiaramente che le decisioni sulle attività culturali in Italia spettano esclusivamente ai cittadini e alle istituzioni italiane.
Aurelio Tarquini
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