Treviso, farmaci fatti sparire dall’ospedale e venduti nel dark web: danni per milioni e dipendenti indagati

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Denis Barea

L’inchiesta dei Nas dopo una segnalazione anonima e varie lamentele di farmacisti per mancata disponibilità di prodotti di cui, in teoria, la farmacia del Ca’ Foncello era dotata. Rivenduti in Russia e altri Paesi dell’Est?

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Una denuncia anonima e la protesta di alcune farmacie che lamentavano la scarsità di alcuni farmaci. Sarebbero state queste le scintille che nel 2021 avrebbero innescato una lunga indagine su un presunto maxifurto di medicine nella farmacia ospedaliera dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. L’inchiesta della procura era stata aperta per peculato e aveva messo nel mirino il direttore della farmacia, Giovanni Berti, e altri quattro dipendenti della Usl trevigiana. Poco dopo però la stessa procura aveva archiviato le accuse per Berti e per una delle operatrici socio sanitarie allargando le indagini ad altri addetti dell’Usl trevigiana. 

Lo zainetto con 320 mila euro di farmaci

L’inchiesta, condotta dai Nas di Treviso, era cominciata dopo che alcune farmacie della Marca avevano segnalato la mancata consegna di medicinali da parte del magazzino dell’ospedale che non avrebbe consegnato integratori, cosmetici, dispositivi medici, farmaci specifici e soprattutto farmaci antitumorali e salvavita. Stando alle informazioni della direzione sanitaria, però, i farmaci stoccati sarebbero dovuti essere più che sufficienti a rispondere a qualsiasi tipo di richiesta dei magazzini locali. Due dati che insomma tra loro non sembravano combaciare. Dopo una doppia perquisizione dei carabinieri del Nas avvenuta nella sedi di Treviso e Oderzo erano state rilevate delle irregolarità nella conservazione delle medicine ed erano stati trovati nell’armadietto di un responsabile dei medicinali per circa 320mila euro custoditi in uno zainetto. Le attività degli investigatori si erano quindi focalizzate sul gruppo di sanitari che aveva accesso alla farmacia.




















































Commercio milionario nel dark web

L’ipotesi dell’accusa è che abbiano approfittato del loro ruolo nel magazzino farmaceutico per sottrarre grossi quantitativi di farmaci. Non è escluso che il materiale farmaceutico possa essere stato poi commercializzato all’estero, soprattutto tramite il dark web, con un indebito guadagno che secondo alcune stime arriverebbe a diversi milioni di euro. Gran parte di questi farmaci sarebbero finiti sui mercati dell’est Europa o della Russia a un prezzo che poteva arrivare ad essere mille volte superiore rispetto a quello di acquisto all’ingrosso. Questi particolari, al momento, non trovano conferme da parte degli investigatori. Resta il fatto che le medicine, i farmaci salvavita, gli integratori e i cosmetici risultano comunque spariti nel nulla senza lasciare apparentemente traccia sugli appositi registri ospedalieri.

I controlli dei carabinieri erano partiti a seguito di una segnalazione anonima inviata a fine giugno del 2021 alla Direzione Sanitaria nella quale si indicavano delle anomalie nella distribuzione dei farmaci che sarebbe andata avanti per diversi mesi. Non è escluso comunque che possa anche essere stata una ripicca personale tra alcuni sanitari. Resta comunque da capire, anche grazie al contributo della stessa Usl 2, se si sia trattato di un furto legato a «scopi terapeutici personali» di alcuni dipendenti o se, come al momento pensa la procura, possa trattarsi di un sistema nato per la vendita sul mercato nero delle medicine. Sulla vicenda l’Usl 2 mantiene il più stretto riserbo. L’ammontare del danno economico per la struttura sanitaria è rilevante e potrebbe ammontare a diversi milioni di euro.

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18 gennaio 2025 ( modifica il 18 gennaio 2025 | 10:44)

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