Mercato d’arte contemporanea 2024 – Collezione da Tiffany

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Più inclusività per artisti e collezionisti

Il 2024 è stato caratterizzato da una costellazione di eventi artistici e culturali importanti che hanno segnato un anno ricco di novità e sorprese nel mondo dell’arte contemporanea. Non si possono non citare la 60esima esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia, curata da Adriano Pedrosa e avuta luogo a partire dalla scorsa primavera, o i due colossi nel mondo delle fiere: la Frieze London (di Endeavor) e Art Basel (del MCH group). 

Per quanto riguarda il mondo delle aste e il mercato in generale di arte contemporanea, Thierry Ehramann, artista e uomo d’affari francese, nel Report di ArtPrice 2024 ci spiega come, nell’anno2023/2024, si sia registrato un notevole aumento del volume delle transazioni, anche grazie alla digitalizzazione post-pandemica del mercato. Il Covid ha portato i collezionisti ad essere più prudenti e moderati, soprattutto verso i grandi acquisti, per questo le case d’aste si sono impegnate nel diversificare le proprie offerte, attirando così una nuova ondata di acquirenti. In linea generale, però, nonostante l’incremento del numero di vendite, il fatturato del 2024 non ha riscontrato dei record d’asta significativi rispetto agli altri anni.

Un po’ di numeri

Dopo l’esplosione post-pandemica, il mercato dell’arte contemporanea ha incontrato un periodo di assestamento. Il volume economico si è stabilizzato a 1,888 miliardi di dollari: un calo rispetto al picco, ma comunque un miliardo di dollari in più rispetto al 2010. La fine della crisi sanitaria ha appunto avviato cambiamenti significativi e duraturi: le vendite online sono in continua crescita e hanno permesso alle case d’asta di ampliare la loro offerta digitale ottenendo risultati straordinari. Nel periodo2023/2024, infatti, il numero di opere d’arte contemporanea vendute all’asta ha superato le 132.000, segnando un aumento del +72% rispetto al periodo pre-pandemico; di cui, le opere più accessibili (sotto i 5,000 dollari) hanno registrato un incremento storico del +86% rispetto ai livelli pre-crisi.

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Nel 2024 si è registrato un calo del 23% per le transazioni sopra il milione di dollari e il fatturato delle aste di contemporaneasi è ridotto del 26% nel Regno Unito, del 9% negli Stati Uniti e del 32% in Cina. Dal lato opposto, il mercato francese è emerso raggiungendo i 62,8 milioni di dollari, con un aumento del 33% rispetto all’anno precedente, ma restando comunque al quarto posto in classifica. Questo successo è dovuto soprattutto alla vendita ospitata da Christie’s a fine 2023 di Love Stories” (dalla collezione di Anne & Wolfgang Titze) che ha fruttato oltre30 milioni di dollari aumentando il fatturato annuale della Francia per le vendite di arte contemporanea. L’Italia, infine, si posiziona settima, al di sotto anche di Germania, Giappone e Cina, con un turnover di 23,2 milioni di dollari, un risultato modesto, ma comunque non brillante. 

Grafico dal Report 2024 di ArtPrice

Si può dire, invece, che quasi un terzo del fatturato globale di arte contemporanea nel 2024 è stato generato da soli 10 artisti: oltre ai soliti nomi come Jean-Michel Basquiat, Yoshitomo Nara, George Condo, Keith Haring, Richard Prince, Damien Hirst e Banksy, troviamo anche quelli di Julie Mehretu, Liu Ye e Salvo, che hanno fatto notevoli progressi nella Top 10. Nonostante ciò, il mercato di fascia alta è diventato meno competitivo, in quanto, da un lato, i grandi capolavori e le opere eccezionali diventano sempre più rare e, dall’altro, gli acquirenti sono più cauti nel fare offerte.

Grafico dal Report 2024 di ArtPrice – Top 10 Contemporary Artists

Ma qual è il filo conduttore che ha caratterizzato le novità e le offerte di quest’anno?

La rivincita delle donne e delle minoranze indigene

Partiamo dalle previsioni che gli insiders del mondo dell’arte avevano fatto a inizio gennaio. Esaminando i vari commenti dell’articolo di ArtNews, si può evincere come un punto d’incontro tra i diversi esperti sia stato quello della continua scoperta (in senso finanziario) di artisti appartenenti a gruppi storicamente marginalizzati o sottorappresentati come quelli delle donne o delle comunità indigeneCharles Stewart, CEO di Sotheby’s, ad esempio, ci dice infatti come “le vendite di artiste contemporanee donne di oltre un milione di dollari sono più che raddoppiate nel 2018, guidate da Joan Mitchell e Yayoi Kusama, ma c’è ancora molta strada da percorrere”.

Mentre nel 2023, l’artista contemporanea più venduta è stataYayoi Kusama, nel 2024, il “premio” di artista donna dell’anno se lo aggiudica Julie Mehretu: artista di origini africane, ha sorpassato in classifica anche giganti come Damien Hirst e Richard Prince con un fatturato che si avvicina ai 36 milioni di dollari. Negli ultimi sette anni, si è vista, inoltre, una grande crescita (del 44%) di opere di artiste donne rispetto ai colleghi maschi. Il curatore e art advisor Benjamin Godsill, dall’altro lato,commenta: “Credo che sentiremo parlare molto di più della leggenda vivente Howardena Pindell e di altre artiste senior di colore. Sono anche ansioso di vedere molti artisti provenienti da contesti indigeni nordamericani ricevere il giusto riconoscimento. In particolare, sono entusiasta che molte persone conoscano il lavoro della pittrice Julie Buffalohead e dello scultore e tessitore Jeremy Frey”. 

Queste tematiche le possiamo ritrovare negli innumerevoli eventi culturali e nelle fiere avuti luogo quest’anno. Un esempio ne è appunto la Biennale di Venezia (che ha visto la vendita straordinaria di 700.000 biglietti) intitolata Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, diffondendo anche un messaggio di inclusività nei confronti di artisti provenienti da categorie marginalizzatePedrosa, a fine Biennale, ha affermato, infatti, come sia curioso di vedere quale sia il futuro di quest’esposizione universale “soprattutto per la comprensione, l’accoglienza e la visibilità degli artisti del Sud del mondo, così come degli artisti indigeni, queer, autodidatti e delle figure del XX secolo provenienti da Africa, Asia e America Latina”. 

Perfino spostandoci in direzione di Frieze London e di Art Basel Paris possiamo notare un orientamento comune verso queste tematiche, anche a livello di acquisti da parte dei collezionisti o delle grandi istituzioni pubbliche e private. 

Frieze, per tornare alla sua identità originaria, questa volta ha deciso di promuovere le gallerie emergenti accanto ai soliti giganti, come Gagosian; una delle gallerie che ha inaugurato l’apertura è stata Experimenter, di Kolkata, con una personale di Bani Abidi, artista donna di origini pachistane che ha realizzato disegni e fotografie prodotti in relazione al dramma del conflitto israelo-palestinese. Pare che tre dei lavori in mostra, in un range entro i 200,000 dollari, siano stati acquistati dalla Tate. Passando ai grandi mercanti blue chip, invece, David Zwirner già il primo giorno è riuscito a vendere un dipinto di Lisa Yuskavage, per 2,2 milioni di dollari, insieme ad altri lavori di prezzi inferiori, nonostante il gallerista abbia dichiarato di non sentirsi così soddisfatto dell’avvio della fiera. 

Artisti di origini sudamericane sono stati rappresentati dalla galleria italiana P420, con pezzi speciali protagonisti anche della Biennale di Venezia, come il “daybed” di Sol Calero o le opere di Victor Fotso Nyie (prezzi tra 15 e 20mila euro). “Ottime vendite durante i giorni di preview, in un range di prezzo tra i 20 e i 35mila euro per opera”  che hanno incontrato l’entusiasmo dei collezionisti, cita un articolo di Artribune. 

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Experimental, Frieze London. Credit Experimental Gallery

Questa volta, però, a livello di mercato e no, Londra non resta nei primati, in quanto Parigi sembra offrire al pubblico un côté più internazionale, oltre che ad una produzione artistica senza pari. In aggiunta, la fiera di arte contemporanea del gigante svizzero che ben conosciamo ha avuto luogo nella capitale francese con il nome di Art Basel Paris e ha riscosso gran successo nelle vendite, sebbene con qualche resistenza sulle fasce più alte di prezzo. Secondo il report di Art Basel è un’artista donna che ha raggiunto il prezzo più alto in fiera per la vendita delle sue opere. Anche in questo caso, comunque, la spinta è sempre verso la sensibilizzazione e l’emergere delle minoranze etniche e di genere. Alcuni esempi sono la vendita del dipinto “Insile” (2013) di Julie Mehretu al White Cube (per 9.5 milioni di dollari), quella delle opere tessili dell’artista colombiana Olga de Amaral alla Lisson Gallery (“Lienzo 29”, 2001per 350,000 dollari; la scultura di lino “Nudo 23 (plata 5)”, 2014, per 400,000 dollari; e il muro di foglie d’oro “Viento Oro”, 2014 per 800,000 dollari) o le opere con materiali organici di Marie-Claire Messouma Manlanbien alla Galerie Cécile Fakhoury, influenzate dalla cultura pop, dal matriarcato Ivoriano e dalla cultura Creola in Guadalupe (“Human Intra Natura, Nuit”, 2024 per 22,000 euro; “Organic Landscape – la Nuit”, 2024 per 30,000 euro; e “Cure and Care”, 2024 per 60,000 euro).

Olga de Amaral, “Viento Oro” (2014), Lisson Gallery a Art Basel Paris 2024, Credit Art Basel.

Un mercato più inclusivo e democratico

Come accennavamo all’inizio, nel complesso il periodo post-covid ha visto un momento di transazioni record per l’arte Contemporanea: la digitalizzazione del mercato è stato uno dei mezzi che ha reso tutto ciò possibile, con un aumento delle vendite rispetto al periodo pre-pandemico, e che ha coinvolto in particolare le generazioni X e Y. Per attrarre potenziali acquirenti e per rendere l’arte accessibile ad un pubblico più vasto le case d’asta hanno cercato anche di proporre dei lotti abbordabili durante le vendite online (sotto i 5,000 dollari). Nel 2023, per la prima volta, infatti, sono stati venduti più di 108 mila lotti di arte contemporanea a questi prezzi “calmierati”, che hanno rappresentato l’82% del valore complessivo di tutta l’arte contemporanea venduta durante l’anno. Questa percentuale non comprende solo artisti emergenti, ma vede anche il sostegno dei multipli prodotti da artisti blue chip come Takashi Murakami, Damien Hirst e Jeff Koons, nonché da street artist di fama mondiale come Keith Haring, Banksy, Mr. Brainwash, KAWS, Shepard Fairey e Invader. Questa tendenza non è solo una questione economica, ma riflette una vera e propria trasformazione socio-culturaleL’arte contemporanea, considerata elitaria, sta diventando sempre più democratica e inclusiva, aprendo le porte sia ad un pubblico di collezionisti più vasto ed eterogeneo, sia ai protagonisti stessi, inserendo artiste donne e minoranze indigene ed extra-europee o statunitensi. Celebra il crescente successo delle artiste assicurandosi che non siano più “invisibili”, costruisce ponti fra le culture e fonde arte e tecnologia, assumendo una posizione più audace e rivoluzionaria che mai.

Se alziamo la fascia di prezzo (dai 5,000 ai 50,000 dollari) ci ritroviamo nello zoccolo duro dell’arte contemporanea (nel 2024ha compreso l’8% delle transazioni), che offre sia opportunità d’investimenti strategici sia la possibilità di acquistare capolavori che definiscono l’arte dei nostri giorni. Con questo budget potremmo comprare ad esempio delle sculture di Subodh Gupta (una venduta a marzo da Sotheby’s New York a 31,750 dollari) con prezzi più accessibili rispetto a 15 anni fa; un “Bronx Ellipse” (2001) dell’iconico Land Artist Richard Long, che ha raggiunto i 44,100 dollari a Christie’s New York sempre a marzo 2024; o infine “Haley with Melon” (2018) di Chloe Wise, una giovane artista emergente rappresentata  dalla galleria Almine Rech di Bruxelles, che ha raggiunto i 44,450 dollari alla Phillips New York nel novembre 2023.

L’arte e il digitale

Un altro settore, infine, che sta emergendo in modo particolare è quello dell’arte digitale. Con gli NFT, oltre alla video arte di Bill Viola, il cui mercato però fatica a brillare, spiccano le opere di Vera Molnár, precorritrice della creazione algoritmica e prima artista donna a sfidare la computer art. La sua prima NFT, messa all’asta da Sotheby’s nel 2022, ha superato il suo precedente record d’asta raggiungendo 138.600 dollari. Il risultato è stato ancora più significativo, in quanto le sue opere sono spesso state accolte con scetticismo, in quanto digitali, e alcuni l’hanno persino accusata di “disumanizzare” l’arte.

Il digitale non si riversa solo nella creazione di opere tokenizzate, ma anche, all’opposto, nell’acquisto di opere “tangibili” di artisti blue chip contemporanei tramite le criptovalute. Per concludere in bellezza, non possiamo non citare la recente vendita dell’iconica “banana” di Maurizio Cattelan, “Comedian”, acquistata a Sotheby’s New York per ben 6,24 milioni di dollari in criptovaluta da Justin Sun, collezionista cinese e fondatore, appunto, della piattaforma di criptovaluta TRON. Da quando Donald Trump è stato rieletto alla Presidenza degli Stati Uniti, il valore del Bitcoin è aumentato di oltre un terzo, superando i 90.000 dollari. Inoltre, sembra che stiano crescendo gli investimenti nel settore artistico pagati con criptovalute, come Bitcoin ed Ethereum.  Subito dopo l’acquisto, il collezionista cinese dichiara: “Sono Justin Sun, e sono emozionato nell’annunciare che sono riuscito ad acquistare l’opera iconica di Maurizio Cattelan, Comedian. Non si tratta solo di un’opera d’arte; essa rappresenta un fenomeno culturale che connette i mondi dell’arte, dei meme e della comunità delle criptovalute. Sono certo che questo pezzo ispirerà molte altre riflessioni e dibattiti nel futuro e diventerà parte della storia”.  

“ Comedian” (2019), Maurizio Cattelan. Credit Ansa

Sicuramente, per il momento, la digitalizzazione dell’arte e il relativo acquisto con monete “simulate” rimane comunque un orizzonte giovane e di nicchia, non è detto, però, che tutto ciò potrebbe regalarci soprese per l’anno a venire.





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