Indagini e sviluppi sull’inchiesta antimafia in Calabria: La ‘ndrangheta nelle opere pubbliche

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L’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro continua a portare alla luce nuovi dettagli su un sistema di estorsioni e corruzione che ha coinvolto imprenditori e aziende nella gestione di lavori pubblici in Calabria. Al centro dell’attenzione investigativa, il ruolo cruciale della cosca Abbruzzese e i meccanismi che hanno permesso l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico locale.

Il Sistema del “pizzo”: Il tre per cento

Al centro delle indagini si trova la “Tre Colli Spa”, rappresentata da Antonio Salvo, 35 anni, individuato come figura chiave nel sistema di estorsione. Salvo, residente a Santa Sofia d’Epiro, agiva come intermediario per conto della cosca Abbruzzese, una delle organizzazioni mafiose più radicate nella Sibaritide. L’accusa sostiene che Salvo abbia imposto alla “Icop Spa” di Udine, incaricata di realizzare due microtunnel per il passaggio del metano lungo la Statale 106 Ionica, un pagamento equivalente al 3% dell’importo complessivo dei lavori, stimati in circa cinque milioni di euro. In termini concreti, si trattava di una tangente di 150.000 euro. Il pagamento veniva mascherato attraverso il collaudato sistema della sovrafatturazione, coinvolgendo tre aziende compiacenti che emettevano false fatture per coprire la somma concordata. I dettagli di questo sistema sono stati documentati in un voluminoso rapporto investigativo della DDA, che ha trovato pieno riscontro nelle dichiarazioni degli imprenditori coinvolti.

La trattativa e le minacce

Il rapporto investigativo ha ricostruito nel dettaglio le fasi della trattativa. Secondo quanto denunciato dal proprietario della “Icop Spa”, un suo dipendente è stato prelevato e condotto nelle campagne di Cassano all’Ionio per incontrare Leonardo “Nino” Abbruzzese, considerato il reggente della cosca omonima. Durante l’incontro, al rappresentante dell’azienda è stato spiegato il meccanismo: le aziende compiacenti avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti, rispettivamente del valore di 100.000, 30.000 e 20.000 euro, che formalmente coprivano la tangente. Non solo. Gli investigatori hanno rilevato che Salvo avrebbe “sconsigliato” all’impresa friulana di dotarsi di un servizio di vigilanza nel cantiere, suggerendo che la presenza della cosca garantiva una protezione efficace contro eventuali atti intimidatori.

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Arresti e sequestri

Il blitz condotto dalle forze dell’ordine ha portato all’arresto di cinque persone, tra cui lo stesso Antonio Salvo e Leonardo Abbruzzese. In manette sono finiti anche Gino Cipolla, 43 anni, di San Lorenzo del Vallo; Domenico Basile, 47 anni, di Rocca Imperiale; Giuseppe D’Alessandro, 61 anni, di Tursi; e Luigi Falcone, 55 anni, di Corigliano Rossano. Le accuse spaziano dall’estorsione aggravata dal metodo mafioso alla corruzione. Le autorità hanno inoltre disposto il sequestro delle tre aziende coinvolte nel meccanismo di sovrafatturazione: “Calcestruzzi Materiali Inerti Srl” di Rocca Imperiale, “Smeda Srl” di Tursi e “Calabria Lavori” di Corigliano Rossano. Questi provvedimenti segnano un passo significativo nella lotta contro l’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale.

 La corruzione nei lavori pubblici

Oltre alle accuse di estorsione, l’indagine ha portato alla luce un episodio di corruzione che coinvolge Antonio Salvo e Mario Suma, 31 anni, di Campobasso. Suma, in qualità di capocantiere della Snam Rete Gas, avrebbe accettato somme di denaro per falsificare documenti relativi allo stato di avanzamento dei lavori. Questo avrebbe permesso alla “Tre Colli Spa” di ottenere pagamenti indebiti dalla committente Snam, aggravando ulteriormente il quadro accusatorio.

Un sistema radicato

Le indagini della DDA hanno evidenziato come il meccanismo del pizzo non sia solo una forma di imposizione violenta, ma un vero e proprio sistema integrato nel tessuto economico. L’utilizzo della sovrafatturazione, la complicità di aziende locali e l’influenza della criminalità organizzata creano un circolo vizioso che danneggia l’economia legale e ostacola lo sviluppo della regione.

Gli interrogatori e le prospettive

Gli arrestati si sono dichiarati non colpevoli e saranno giudicati nel corso del processo. Gli interrogatori inizieranno nei prossimi giorni, mentre le autorità proseguono il monitoraggio delle attività economiche legate al caso. Secondo fonti investigative, l’inchiesta potrebbe estendersi ad altri cantieri e imprese, ampliando ulteriormente il numero dei coinvolti.



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