“L’Anno Santo 2025 deve essere un momento nel quale si richiama, anche attraverso le iniziative che il Santo Padre ha messo in campo, in maniera forte e chiara l’attenzione sulle esigenze dei minorenni che troppo spesso continuano a essere ignorate”, l’auspicio espresso al Sir
Il Giubileo, appena iniziato, avrà eventi dedicati anche ai più piccoli: ci sarà il Giubileo degli adolescenti, dal 25 al 27 aprile, il Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani, dal 30 maggio al 1° giugno. Marinella Giannina Terragni è stata recentemente nominata Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) dai presidenti del Senato e della Camera. Nei giorni scorsi, prima della nomina della nuova Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, avevamo raccolto le aspettative per il mondo dei minori, rispetto al Giubileo, della precedente garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Carla Garlatti, a conclusione dei suoi quattro anni di mandato.
Dottoressa, cosa si aspetta dal Giubileo, che è certamente un evento di fede ma anche una grande occasione per affrontare temi importanti?
Ho molte aspettative perché il Giubileo è un momento importante per cattolici ma anche per i laici. Il Santo Padre ha voluto inserire nel programma del Giubileo dei momenti importanti che si focalizzano su bambini, adolescenti e giovani. Questo è un modo per richiamare l’attenzione su quelle che sono le problematiche di bambini, adolescenti e giovani e, quindi, richiamare anche l’attenzione sia del mondo cattolico sia del mondo laico, quindi di tutti, su quelle che sono le emergenze che riguardano i bambini e gli adolescenti. Parliamo di minorenni in generale, troppo spesso, quasi sempre oserei dire, trascurati, ma non certamente dal Santo Padre che, per la verità, li mette sempre al centro delle sue attenzioni. Non per niente l’Anno Santo è stato chiamato dal Papa il Giubileo della speranza. E
quando parliamo di speranza, la speranza non può che essere collegata ai diritti, di cui non tutti minorenni del mondo sono titolari. O meglio, dovrebbero essere titolari di tali diritti e dovrebbero soprattutto poterli esercitare, eppure non sempre è così.
Se noi guardiamo al nostro Paese, l’Italia, sappiamo che i minorenni sono titolari di molti diritti, ma siamo sicuri che siano nelle condizioni di esercitarli? Sto pensando alle disuguaglianze che anche in Italia sono vissute dai minorenni. Nell’evento che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha organizzato in occasione dell’ultima Giornata internazionale dei diritti del fanciullo, a novembre scorso, abbiamo proprio voluto focalizzare l’attenzione sulle disuguaglianze notevoli che attraversano il nostro Paese. Penso alle condizioni di povertà, alla violenza ai danni dell’infanzia, che è ancora una piaga che attraversa in maniera trasversale tutti i diritti dei minorenni. Ecco,
è importante che ci sia, a partire dal Giubileo e dalle iniziative del Santo Padre, una attenzione generale nei confronti di tutti i minorenni, soprattutto quelli che vivono in condizioni di marginalità.
Mi riferisco, ad esempio, ai minorenni che sbagliano e quindi sono negli istituti penali minorili, ai minorenni che provengono da un contesto migratorio. Quindi, sono tanti gli aspetti sui quali spero che questo Giubileo porti il mondo, anche laico, a riflettere.
Cosa auspica come frutti del Giubileo per i diritti dei minori? Quali temi vorrebbe che emergessero?
Partirei da un diritto dal quale si possono declinare tutti gli altri: il diritto all’ascolto.
I minorenni hanno diritto ad essere ascoltati, dice l’articolo 12 della Convenzione Onu, quindi ciò che dicono deve essere tenuto in debita considerazione. Ciò no significa fare tutto quello che dicono, ma tenere in considerazione le loro esigenze per poi tradurle in azioni e strumenti utili nel loro superiore interesse. Ecco, innanzitutto bisogna ascoltare i minori sul serio e creare degli spazi di ascolto. Sicuramente anche gli eventi che vengono promossi dal Santo Padre sono dei momenti di spazio di ascolto. Nel corso dei miei quattro anni di mandato ho cercato di ascoltare i minorenni il più possibile, andando nei luoghi in cui i minorenni ci sono: ho visitato centri di prima e di seconda per minori stranieri accompagnati, sono andata negli istituti penali minorili. Dall’ascolto discendono tutti gli altri diritti, perché nel momento in cui il minorenne è in grado di esprimere quelle che sono le sue esigenze si capisce anche di che cosa ha bisogno. I minorenni soffrono per le disparità in cui vivono. Non tutti i minorenni hanno le stesse opportunità, questo purtroppo noi lo constatiamo. Sarebbe giusto che i minorenni potessero partire con le stesse opportunità, avere la stessa base di partenza. Poi, come tutte le persone, non tutti i minorenni sono uguali, alcuni hanno capacità diverse che potranno sviluppare nel tempo, ma almeno avere le stesse basi di partenza è fondamentale. E chi vive in una condizione di povertà, di marginalizzazione, non ha le stesse opportunità di chi invece parte da una condizione di privilegio. Pensavo alla povertà: numerosi minorenni sono in povertà, sia che provengano da contesti migratori sia che appartengano a famiglie italiane.
Vivere in condizioni di povertà, anche assoluta, significa non avere una casa riscaldata, non avere la possibilità di fruire di un adeguato pasto, sotto il profilo proteico, al giorno.
Mi ha molto colpito la percentuale elevatissima di infra sedicenni che non si possono permettere un pasto proteico al giorno che non sia quello delle mense scolastiche, ma noi sappiamo che le mense sono distribuite in maniera non uniforme sul territorio italiano. E non solo: la mensa scolastica è collegata al tempo pieno. Anche in questo caso, il tempo pieno non è uniformemente distribuito sul territorio italiano, mentre il tempo pieno, soprattutto in determinate aree, è fondamentale per poter avere un pasto al giorno e anche per offrire attività che distraggano i ragazzi da realtà apparentemente più attrattive, ma che poi li portano invece su strade che certamente non conducono a realizzare se stessi.
Il Giubileo 2025 ha al centro il tema della speranza. Come si concretizzerà in questo Anno giubilare l’impegno che viene dalla speranza per i minori?
La speranza è soprattutto legata all’idea dei diritti e di futuro.
L’Autorità garante, tempo fa, ha promosso una consultazione pubblica “Il futuro che vorrei”, dalla quale emergono tanti aspetti di quelli che sono i sogni dei ragazzi. Quando si parla della realizzazione della speranza, il mio augurio è che avvenga attraverso la realizzazione del futuro che i minorenni desiderano, con una società capace di ascoltarli e che assuma decisioni che abbiano una sostenibilità intergenerazionale. Spero che i ragazzi abbiano ancora la possibilità di sognare e di sperare: anche tutto quello che è legato all’idea della famiglia, del creare una famiglia, a mio avviso, è assolutamente legato a filo doppio a quanta speranza di un futuro possano avere ragazzi. È impossibile pensare che un ragazzo possa concretamente sperare di formare una famiglia se non ha in sé l’idea di un futuro, di poter dare ai figli qualche cosa che loro sanno che i figli vorranno. Quindi, la speranza è poter dare ai ragazzi la possibilità di sperare. Bisogna dare ai ragazzi un futuro, ma un futuro realizzabile. Non qualche cosa di ideale, un futuro che si avvicina ai loro desideri.
Quale auspicio vuole esprimere per il Giubileo appena iniziato?
Io sono cattolica, però la mia risposta non può che essere legata anche al mondo laico, perché il Giubileo è qualche cosa che riguarda cattolici e laici e come tale deve essere interpretato. Il Giubileo 2025, dedicato alla speranza, deve essere un momento nel quale si richiama, anche attraverso le iniziative che il Santo Padre ha messo in campo, in maniera forte e chiara l’attenzione sulle esigenze dei minorenni che troppo spesso continuano a essere ignorate o, peggio ancora, strumentalizzate sotto il profilo politico. Deve essere un Giubileo che ricordi a tutti che i giovani e i ragazzi non sono soltanto il nostro futuro, ma sono anche il nostro presente ed è adesso che ci dobbiamo occupare di loro se vogliamo sperare di avere una generazione che sappia affrontare le difficoltà che inevitabilmente verranno.
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