cosa fare se il datore di lavoro non paga

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Quando l’azienda non versa le rate di restituzione del finanziamento c’è un inadempimento contrattuale che potrebbe avere conseguenze negative sul lavoratore: come evitare l’insolvenza.

Continuano le segnalazioni dei nostri lettori che ci chiedono cosa fare se il datore di lavoro non paga la rata della cessione del quinto dello stipendio. Ciò dimostra quanto sia diffuso, e preoccupante, il fenomeno, che rischia di compromettere la stabilità finanziaria – ed anche la serenità personale – del dipendente che aveva chiesto un finanziamento ma poi si accorge che esso non viene regolarmente rimborsato.

Ti avevamo già parlato, in un precedente articolo, degli obblighi del datore di lavoro nelle cessioni del quinto, spiegandoti che essi sorgono direttamente a suo carico nei confronti dell’istituto di credito erogante, al punto che il lavoratore che ha ottenuto il prestito diventa, quasi, un soggetto secondario; ma è bene ritornare sull’argomento per chiarire in modo specifico gli aspetti legati alla mancata restituzione del finanziamento e alle conseguenze che questa insolvenza – del datore di lavoro nei confronti di chi aveva erogato il prestito – può avere sul lavoratore.

Cessione del quinto: come funziona

La cessione del quinto dello stipendio (o della pensione) è un finanziamento che si caratterizza per questa peculiarità: la restituzione periodica delle somme ricevute, secondo il piano rateale programmato, non viene effettuata da chi aveva ricevuto il prestito (quindi dal lavoratore o dal pensionato) bensì dal datore di lavoro, che effettua la trattenuta mensile in busta paga del corrispondente importo, ed è tenuto a versarlo tempestivamente, e comunque entro le scadenze contrattuali programmate, alla banca o società che aveva erogato il finanziamento.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Mancato pagamento delle rate di rimborso del prestito: cosa succede?

Con questo schema, in teoria il lavoratore che ha ottenuto il prestito non dovrebbe preoccuparsi di nulla, essendo il suo datore di lavoro obbligato al pagamento delle rate al soggetto che aveva erogato la cessione del quinto, ma in pratica possono sorgere problemi se l’azienda non provvede alla restituzione di quelle somme che – è bene sottolinearlo – il lavoratore non ha mai percepito, essendo state trattenute dal suo stipendio, che così gli arriva al netto, già decurtato del quinto.

A questo punto sorge un inadempimento contrattuale di cui è direttamente responsabile il datore di lavoro, che pur avendo trattenuto le somme dalla busta paga del dipendente non provvede a versarle all’istituto di credito.

Solo nei casi di cessazione del rapporto di lavoro (per licenziamento, dimissioni volontarie, scadenza del contratto a termine o altre cause di risoluzione) il datore può interrompere il pagamento delle rate della cessione del quinto di colui che, da quel momento, non è più lavoratore dipendente. Infatti se si perde il lavoro interviene l’assicurazione che era stata stipulata inizialmente proprio a copertura del prestito; inoltre, a determinate condizioni, l’istituto di credito può soddisfarsi sulle quote del Tfr (trattamento di fine rapporto) che l’azienda aveva accantonato.

Le iniziative dell’istituto di credito nei confronti del datore di lavoro

Chiaramente le banche e le società finanziarie che attendono la restituzione puntuale delle somme dovute mediante i pagamenti rateali programmati si accorgono subito dei mancati versamenti, e di solito provvedono, per prima cosa, a interpellare il datore di lavoro per chiedere spiegazioni e sollecitare l’adempimento. Queste comunicazioni vengono inviate, per conoscenza, anche al lavoratore interessato, che così prende contezza del fenomeno (se non aveva provveduto prima – cosa che è sempre consigliabile fare – a verificare sul sito dell’istituto di credito, nella propria area personale, la situazione aggiornata dei rimborsi della sua cessione del quinto).

Se il datore di lavoro non ottempera neanche dopo questi solleciti, né fornisce spiegazioni convincenti per il ritardo e l’omissione dei versamenti (una dimenticanza, un disguido contabile, un codice IBAN errato, ecc.), l’istituto di credito intraprenderà senza indugi ed esitazioni le azioni legali di recupero delle somme che gli sono dovute. Ripetiamo: lo farà nei confronti del datore di lavoro, che nei confronti dell’istituto di credito erogante assume la posizione giuridica di «debitore terzo ceduto» e in quanto tale diventa tenuto sia ad effettuare le trattenute periodiche dalla retribuzione del dipendente che ha ricevuto il finanziamento sia a versare tali somme al creditore.

Ma anche il lavoratore può partecipare a queste azioni legali, che vengono intraprese, sia pur indirettamente, anche nel suo interesse, perché i mancati o ritardati pagamenti potrebbero causare l’addebito, in base alle condizioni contrattuali stabilite, degli interessi di mora e di altre spese aggiuntive collegate alla mancata restituzione del prestito.

Come agire se l’azienda non versa le rate della cessione del quinto

Ecco alcuni consigli utili da seguire se ti trovi in questa situazione di inadempienza dell’azienda all’obbligo di versare puntualmente le rate della cessione del quinto:

  • conserva tutta la documentazione idonea a dimostrare l’esecuzione della trattenuta da parte del datore di lavoro, quindi le buste paga mensili e gli estratti conto da cui risulta l’accredito della cifra corrispondente, in corrispondenza con quanto riportato nelle buste paga;
  • interpella tempestivamente il datore di lavoro per chiedere spiegazioni sull’accaduto: potrebbe trattarsi di un semplice errore o di una difficoltà temporanea dell’azienda, dovuta a carenza di liquidità, che potrebbe risolversi in tempi brevi;
  • se invece i chiarimenti verbali che hai ricevuto dal datore di lavoro sono insufficienti o evasivi, invia all’azienda una lettera raccomandata A/R, o una Pec, intimandogli di provvedere tempestivamente al versamento del saldo dovuto all’istituto di credito: come abbiamo detto prima, è importante intervenire al più presto, per evitare le conseguenze negative dovute al ritardo nei pagamenti accumulati, e a questo punto – vista la mancata regolarizzazione spontanea da parte del datore di lavoro – è opportuno munirsi di una prova scritta che documenti tutte le comunicazioni intervenute con il datore di lavoro riguardo la vicenda;
  • contatta la banca, la finanziaria o il diverso istituto di credito che ti aveva erogato la cessione del quinto, informandoli delle iniziative che hai assunto nei confronti del tuo datore di lavoro; in questa fase potrai dimostrare la tua buona fede, spiegando e documentando, con le buste paga alla mano, che i mancati pagamenti non dipendono da te;
  • in questi colloqui con l’istituto che aveva erogato la cessione del quinto valuta anche la possibilità di sospendere temporaneamente il rimborso del prestito (quindi con un “congelamento” delle rate in corso) o di chiedere una rinegoziazione della durata del piano, che comporterà un allungamento del periodo complessivo di restituzione del finanziamento e una correlativa diminuzione dell’importo della rata mensile da pagare.

Quando serve l’avvocato per intraprendere iniziative giudiziarie

Se il problema persiste – e dunque l’inadempienza del datore di lavoro nell’eseguire i versamenti dovuti perdura e si protrae indebitamente – dovresti valutare l’assistenza legale di un avvocato, che saprà indicarti le iniziative ulteriori da assumere.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Ricorda che il datore di lavoro è obbligato, in base ad un preciso impegno contrattuale, a versare le rate della cessione del quinto che ti trattiene in busta paga, e se non lo fa risponde di questo inadempimento sia civilmente sia, nei casi più gravi, penalmente, per il reato di appropriazione indebita.

Se si configurano gli estremi di questa fattispecie, devi sporgere querela entro 3 mesi da quando hai avuto piena conoscenza del fatto che il tuo datore di lavoro non stava rimborsando le rate della cessione del quinto pur avendole già trattenute dal tuo stipendio. L’azione civile, anche se esercitata in sede penale mediante l’apposita costituzione nel processo, legittima la richiesta di risarcimento dei danni materiali e morali che hai patito in conseguenza dell’illecito comportamento del datore di lavoro.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link