Banca d’Italia – Bollettino Economico n. 1

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Prosegue la crescita globale, pur con andamenti differenziati fra aree

L’attività economica rimane robusta negli Stati Uniti ma perde slancio nelle altre economie avanzate. In Cina la crisi del mercato immobiliare pesa ancora sulla domanda interna. Secondo le nostre valutazioni, nel 2025 il commercio mondiale si espanderà poco al di sopra del 3 per cento, in linea con l’andamento atteso del prodotto globale. Le prospettive degli scambi internazionali potrebbero tuttavia risentire negativamente, oltre che dell’acuirsi delle tensioni geopolitiche, dell’annunciato inasprimento della politica commerciale statunitense. I prezzi del petrolio sono cresciuti appena; le quotazioni del gas naturale restano volatili e soggette a pressioni al rialzo per fattori connessi sia con la domanda sia con l’offerta.

Continua, ma in maniera più graduale, l’allentamento della politica monetaria negli Stati Uniti

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

In linea con le attese, l’inflazione è risalita leggermente negli Stati Uniti; è scesa di poco nel Regno Unito mentre in Giappone è aumentata più del previsto. Nella riunione di dicembre la Federal Reserve ha nuovamente tagliato i tassi di riferimento di 25 punti base, portandoli al 4,25-4,50 per cento; rispetto alle precedenti riunioni, i membri del Federal Open Market Committee prefigurano un processo di normalizzazione della politica monetaria più graduale, in considerazione della più lenta discesa dell’inflazione e del livello contenuto del tasso di disoccupazione. Ciò ha contribuito al deciso apprezzamento del dollaro nei confronti delle altre principali valute, incluso l’euro. Nello stesso mese la Bank of England e la Banca del Giappone hanno lasciato invariati i tassi. Le autorità cinesi hanno annunciato un pacchetto di misure di sostegno ai consumi interni, che si affiancherebbe all’impegno da parte della Banca Centrale Cinese a mantenere un orientamento monetario espansivo.

Il PIL dell’area dell’euro rallenta, l’inflazione fluttua attorno al 2 per cento

Sulla base delle informazioni disponibili, alla fine del 2024 la crescita economica nell’area dell’euro si è indebolita, penalizzata dalla scarsa vivacità di consumi e investimenti e dalla flessione delle esportazioni. L’andamento della manifattura rimane deludente, in particolare in Germania; si sarebbe affievolito anche l’impulso fornito dai servizi. L’inflazione resta moderata, intorno al 2 per cento, con una sostanziale stabilità della componente di fondo: nei servizi la variazione dei prezzi si conferma ancora relativamente elevata, riflettendo in parte adeguamenti ritardati all’inflazione passata. In dicembre gli esperti dell’Eurosistema hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita dell’area, collocandole sopra l’1 per cento all’anno nel triennio 2025-27; l’inflazione si stabilizzerebbe intorno all’obiettivo della Banca centrale europea del 2 per cento.

La BCE riduce ancora i tassi ufficiali

A dicembre il Consiglio direttivo della BCE ha tagliato di ulteriori 25 punti base i tassi di interesse di riferimento. I mercati si attendono una nuova riduzione di circa 75 punti base nel corso del 2025. Nonostante il graduale allentamento della politica monetaria, la dinamica del credito nell’area dell’euro rimane modesta, in un contesto di elevata incertezza e di debolezza della domanda.

In Italia la crescita stenta a recuperare vigore

Nel quarto trimestre del 2024 l’attività economica in Italia si è mantenuta debole, risentendo come nel resto dell’area dell’euro della persistente fiacchezza della manifattura e del rallentamento dei servizi. Nelle costruzioni, l’impulso fornito dalle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza si contrapporrebbe al ridimensionamento dell’attività nel comparto residenziale. La domanda interna sarebbe frenata dalla decelerazione della spesa delle famiglie e da condizioni per investire che rimangono sfavorevoli. Nelle nostre proiezioni, elaborate nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema, la crescita acquisirebbe slancio nel corso di quest’anno, collocandosi intorno all’1 per cento in media nel triennio 2025-27.

Si riduce l’avanzo di conto corrente

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

In autunno le esportazioni di beni italiani sarebbero state frenate da una domanda mondiale in decisa flessione. Le politiche protezionistiche annunciate dalla nuova amministrazione statunitense si ripercuoterebbero sulle vendite all’estero delle aziende del nostro paese che esportano verso il mercato americano, soprattutto quelle di piccola e media dimensione. Il saldo di conto corrente si è ridotto nel terzo trimestre, pur rimanendo in avanzo. La posizione creditoria netta sull’estero si è ancora rafforzata. Rimangono elevati gli acquisti da parte degli investitori esteri di titoli pubblici italiani, il cui differenziale di rendimento sulla scadenza decennale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi è diminuito.

Prosegue l’aumento dell’occupazione, pur tra segnali di indebolimento del mercato del lavoro

Nonostante il numero di occupati continui ad aumentare, le ore lavorate per addetto sono in calo e si mantiene elevato il ricorso alla Cassa integrazione guadagni, soprattutto nella manifattura. La graduale flessione della partecipazione, in particolare nelle fasce di popolazione più giovani, è proseguita anche in autunno, contribuendo a ridurre il tasso di disoccupazione a un livello eccezionalmente basso. La crescita delle retribuzioni contrattuali nel settore privato rimane robusta, concorrendo al graduale recupero del potere d’acquisto delle famiglie.

L’inflazione rimane sotto il 2 per cento

Negli ultimi mesi del 2024 il calo dei prezzi dei beni energetici ha ancora contribuito a mantenere l’inflazione al consumo ben al di sotto del 2 per cento. L’inflazione di fondo resta moderata, ma relativamente più elevata nella componente dei servizi. Per l’anno in corso le imprese prefigurano rialzi contenuti dei propri listini. Secondo le nostre previsioni, l’aumento dei prezzi al consumo si collocherà all’1,5 per cento nel biennio 2025-26 (dall’1,1 nel 2024), raggiungendo il 2,0 nel 2027, sospinto da effetti temporanei dovuti all’entrata in vigore del nuovo sistema di scambio di quote di emissione di inquinanti e di gas a effetto serra nell’Unioneeuropea.

L’allentamento della politica monetaria si trasmette al costo del credito

I tagli dei tassi di riferimento della BCE si stanno trasmettendo, in linea con le regolarità storiche, al costo della raccolta bancaria e a quello del credito. A fronte della debolezza degli investimenti, rimane modesta la domanda di finanziamenti da parte delle imprese. Prosegue la graduale ripresa dei mutui alle famiglie.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Il Parlamento ha approvato la legge di bilancio per il triennio 2025-27

La Commissione europea ha espresso una valutazione positiva sul programma di aggiustamento dei conti pubblici, come delineato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine per gli anni 2025-31.
Nelle valutazioni del Governo, la manovra di bilancio approvata a dicembre comporta un incremento dell’incidenza dell’indebitamento netto sul PIL di 0,4 punti percentuali nel 2025, di 0,6 nel 2026 e di 1,1 nel 2027. Circa la metà delle risorse destinate agli interventi espansivi verrebbe utilizzata per rendere strutturali le misure di rimodulazione dell’Irpef e di riduzione del cuneo fiscale.



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