si prende lo stadio e il palazzetto

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Era una mossa che il Municipio aveva ponderato con attenzione. L’ha valutata attentamente, in attesa del momento giusto per giocare il jolly. E i tempi, adesso, sono maturi. Stando a quanto appreso dal Corriere del Ticino, la Città di Lugano ha sciolto le riserve ed è intenzionata a diventare proprietaria il prima possibile del futuro stadio e del palazzetto del Polo sportivo e degli eventi, riscattandoli. Come? Con un bond (un’obbligazione) per acquisire le due costruzioni invece di pagare un leasing ai privati. Il vantaggio? Risparmiare soldi. Tanti soldi. Si parla infatti di decine di milioni di franchi. I dettagli dell’operazione verranno ufficialmente rivelati dal Municipio nella giornata di oggi, una volta trasmesso al Consiglio comunale il relativo messaggio. Sta di fatto che, stando a nostre informazioni, nella giornata di ieri l’Esecutivo ha deciso che la strategia è questa: riscattare subito lo stadio con un’obbligazione da 120-130 milioni di franchi e in seguito ripetere la stessa mossa con il palazzetto. Una mossa, va precisato, contemplata nel contratto di partnership pubblico-privato firmato con il gruppo HRS, e meglio in un’apposita «clausola di svincolo». Come detto, questa strategia permetterebe alla Città di risparmiare svariati milioni di franchi: una trentina in circa 30 anni, milione più milione meno.

Stadio e palazzetto, secondo le stime del Municipio, costeranno nella peggiore delle ipotesi 229 milioni di franchi, di cui 62 milioni d’interessi – del 2,38% per l’arena sportiva e del 3,08% per il palazzetto – da pagare in ventisette anni ai privati. Questi i termini del leasing: formula che l’Esecutivo aveva inizialmente preferito a un finanziamento diretto del PSE, temendo un aumento dei debiti e un peggioramento della solvibilità e dell’affidabilità finanziaria di Lugano. Ma gli accordi con HRS e Credit Suisse (ora UBS), come detto, prevedevano anche la via del riscatto anticipato delle opere. In base all’accordo, Lugano può riacquistare il nuovo stadio e il palazzetto alla consegna o dopo cinque anni, mentre da quel momento lo stadio sarà riscattabile ogni anno e il palazzetto ogni cinque. Prima la Città riesce a riscattare le strutture, più può risparmiare sugli interessi del leasing. Ovviamente per farlo serve un capitale che non costi troppo a livello d’interessi. «Stiamo valutando la possibilità di emettere un bond che ci permetta di riscattare le strutture sportive» aveva affermato il sindaco Michele Foletti al nostro giornale il 20 marzo 2023. Lugano, comunque, aveva tempo fino al 2025 per confermare o cambiare la sua formula di finanziamento. Cosa che è effettivamente stata fatta. Lugano, metaforicamente, si presenterà da HRS con due valigette strapiene di soldi. Le riempirà grazie a due prestiti obbligazionari: una formula che caratterizza la maggior parte del debito verso terzi della Città. Parliamo di 800 milioni di franchi su 930, come indicato nel Consuntivo 2023. I restanti 130 milioni, Palazzo civico li ha ottenuti chiedendo prestiti a tasso fisso. La seconda opzione ha generato spese finanziarie per 3,1 milioni, mentre la prima per 6,8 milioni. In proporzione, quindi, emettere bond è stato più conveniente.

A proposito di soldi, per la Città il ricorso al bond non è l’unica via per risparmiare: l’accordo di partenariato pubblico-privato prevede un tetto massimo delle uscite (passato da 167 a 182 milioni di franchi): nel caso in cui un costo risultasse inferiore a quanto previsto, i due terzi andrebbero a favore della Città, un terzo andrebbe ai privati. Nel caso i costi fossero superiori a quanto pattuito, l’eccedenza andrebbe a carico di HRS.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

L’emissione di un’obbligazione, o bond, da parte di una città svizzera è un processo attraverso cui il Municipio raccoglie capitale dai mercati finanziari per pagare progetti o coprire necessità di bilancio. Come lo fa? Per prima cosa c’è bisogno dell’avallo del Legislativo (o dei cittadini in caso di referendum) alla spesa o all’investimento che si ha intenzione di realizzare. Dopo ciò si contattano una o più banche che organizzeranno l’emissione dell’obbligazione, determinando il valore nominale di emissione, la durata e il tasso d’interesse al quale remunerare il capitale messo a disposizione dai finanziatori. Di solito questa operazione è preceduta da una valutazione del rischio dell’emittente (la città in questo caso) da parte di una società di rating. Più alta sarà la nota di valutazione e maggiore sarà la credibilità del debitore e quindi minore sarà il prezzo che pagherà (il tasso d’interesse). Il vantaggio è la certezza finanziaria: una volta emessa l’obbligazione, la città paga regolarmente gli interessi (le cedole) agli investitori alle condizioni prestabilite e, al termine della loro durata, rimborserà il capitale agli obbligazionisti, oppure rinnoverà l’obbligazione ad altre condizioni che si sperano migliori. I rischi sono invece dati da un’eccessiva dipendenza dal mercato finanziario (con relativi capricci momentanei) e dagli impatti negativi sul bilancio comunale in caso di aumento repentino dei tassi d’interesse (non è il caso per il momento, in quanto la BNS sta tagliando il costo del denaro) o di difficoltà economiche che impongono maggiore rigore finanziario.Infine, altro vantaggio, di solito i tassi di un’obbligazione municipale emessa in questo modo sono più bassi rispetto a quelli di un mutuo contratto da una sola banca. Si risparmia sulla spesa per il servizio del debito, ma ci si affida al ‘controllo’ del mercato che può sanzionare se sente il pericolo di perdere il suo investimento (il dissesto finanziario di una città, ipotesi remota ma non impossibile: fu il caso di Leukerbad alla fine degli anni Novanta).



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