NARDO’ – Rapporti tesi con la vicina di casa, l’attuale assessore comunale al Bilancio, Sara D’Ostuni, che aveva deciso di denunciare moglie e marito in procura con l’accusa di atti persecutori.
Ma nell’udienza preliminare che si è svolta nella giornata di ieri, i due imputati, l’avvocatessa Chiara Doria (originaria di Santa Maria Capua a Vetere, ma residente a Nardò) e il marito, l’imprenditore neretino, Gabriele Durante, sono stati scagionati proprio dall’accusa più pesante di stalking, ridimensionando le accuse mosse nei loro confronti e la ricostruzione dell’accusa.
All’esito della camera di consiglio, il gup Alcide Maritati, ha disposto la modifica del capo d’imputazione restituendo gli atti al pubblico ministero e dichiarando l’assenza di qualsivoglia elemento costitutivo della fattispecie delittuosa di stalking, e riqualificando le condotte esclusivamente nell’ipotesi contravvenzionale di cui all’articolo 674 del codice penale (getto pericoloso di cose). La procura ora valuterà se procedere con un nuovo processo sulla base del reato riqualificato.
La vicenda aveva avuto anche un forte eco mediatico vedendo interessate un assessore comunale e sicuramente dovuto anche alla notorietà dell’imputata, l’avvocatessa Doria più volte indicata quale uditrice della trasmissione “Forum”, nonché per la sua professione di fama internazionale con studi a Roma e Lecce.
Nel corso dell’udienza preliminare presso il tribunale di Lecce, i difensori Nicola Bovienzo e Lucio Calabrese, hanno infatti sostenuto, con una ampia ed articolata discussione, la mancanza degli elementi costitutivi e la conseguente insussistenza del delitto di stalking nonché la assoluta diversità dei fatti rispetto a quelli contestati e sostenuti dall’accusa su impulso della querelante, Sara D’Ostuni, costituitasi parte civile, con l’avvocato Massimo Muci.
La base accusatoria, partita dalla denuncia dell’assessora comunale di Nardò, aveva descritto una situazione divenuta ormai insostenibile per i forti contrasti di vicinato con l’avvocatessa e il marito. Dalla musica ad alto volume durante le ore di riposo, a rumori molesti e anche ad oggetti lanciati nel giardino della denunciate: carte, immondizia, secchiate d’acqua e addirittura anche compresse di farmaci. Nella denuncia si faceva anche riferimento ad un’aggressione subita dal marito di Sara D’Ostuni e provocata, secondo l’accusa, dal marito dell’avvocata. Un gesto che avrebbe fatto finire l’aggredito in ospedale con la mascella fratturata.
Accuse e ricostruzioni evidentemente smontate dalla tesi difensiva, con i legali che hanno prodotto un’articolata documentazione, evidenziando inoltre come la stessa costituita parte civile, risultasse già imputata, precedentemente, insieme al suo compagno, in un diverso procedimento penale per condotte in danno della stessa Chiara Doria con l’accusa di minacce gravi, lesioni e percosse.
“I fatti sono stati sin da subito ridimensionati e smentiti dalla stessa avvocata Chiara Doria, che confidava nell’operato della magistratura” commentano i legali, “ad oggi, al primo controllo giurisdizionale, nel pieno contraddittorio, il tribunale di Lecce ha riconosciuto la validità della ricostruzione dei fatti fornita dagli imputati, restituendo la giusta dimensione alla vicenda”.
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