Gli amministratori delegati delle maggiori banche statunitense, come JpMorgan e Bank of America, sono entusiasti di Trump: si aspettano da lui più deregolamentazione e carta bianca su fusioni e acquisizioni. Ecco cosa hanno detto
Le grandi banche statunitensi non vedono l’ora che inizi il mandato di Donald Trump: secondo l’amministratore delegato di JpMorgan Chase, Jamie Dixon (nella foto), l’entusiasmo nel settore sarebbe tale che i banchieri stavano “ballando per le strade” dopo la vittoria del candidato repubblicano alle elezioni dello scorso novembre.
Dall’amministrazione Trump ci si aspetta una maggiore deregolamentazione e quindi una maggiore libertà negli investimenti e nelle operazioni di fusione e acquisizione, ma anche nuovi dazi commerciali che potrebbero avere un impatto negativo sull’inflazione.
LE PAROLE DI JAMIE DIXON (JPMORGAN) SU REGOLAMENTAZIONE, INFLAZIONE E GEOPOLITICA
Nel commentare i risultati di JpMorgan nel quarto trimestre del 2024, Dixon ha parlato appunto di regolamentazione e di inflazione, facendo così emergere le sue aspettative sull’amministrazione Trump.
“Per quanto riguarda la regolamentazione”, ha detto, “abbiamo sempre affermato che essa deve essere concepita in modo da bilanciare efficacemente la promozione della crescita economica e il mantenimento di un sistema bancario sicuro e solido. È possibile raggiungere entrambi gli obiettivi. Non si tratta di indebolire la regolamentazione – manteniamo una fortezza di bilancio, testimoniata da 547 miliardi di dollari di capacità totale di assorbimento delle perdite e da 1400 miliardi di dollari di liquidità e titoli negoziabili -, ma piuttosto di stabilire regole trasparenti, eque, con un approccio olistico e basate su un’analisi rigorosa dei dati, in modo che le banche possano svolgere il loro ruolo critico nell’economia e nei mercati”.
Quanto allo stato dell’economia statunitense, ha aggiunto che “la disoccupazione rimane relativamente bassa e la spesa dei consumatori è rimasta sana, anche durante le festività natalizie. Le imprese sono più ottimiste sull’economia e sono incoraggiate dalle aspettative di un’agenda più favorevole alla crescita e di una migliore collaborazione tra governo e imprese. Tuttavia, rimangono due rischi significativi. Le esigenze di spesa attuali e future saranno probabilmente inflazionistiche e quindi l’inflazione potrebbe persistere per qualche tempo. Inoltre, le condizioni geopolitiche rimangono le più pericolose e complicate dalla Seconda guerra mondiale”.
COSA HA DETTO DAVID SOLOMON (GOLDMAN SACHS)
Secondo David Solomon, amministratore delegato di Goldman Sachs, “c’è stato un cambiamento significativo nella fiducia degli amministratori delegati, in particolare dopo i risultati delle elezioni americane”. Ha detto anche di aver registrato “un aumento generale della propensione al dealmaking, supportato da un contesto normativo in miglioramento”.
“La combinazione di queste condizioni dovrebbe stimolare ulteriori attività nel 2025”, incluse le fusioni e le acquisizioni.
LA VISIONE DI TED PICK (MORGAN STANLEY)
L’amministratore delegato di Morgan Stanley, Ted Pick, ha tenuto un discorso più generico, ma facendo comunque allusioni alle nuove opportunità portate da Trump. “Negli ultimi anni ci siamo trovati di fronte a due temi centrali: uno, la fine della repressione finanziaria, ovvero il superamento dell’era dei tassi d’interesse bassissimi e il riemergere dell’inflazione; e due, la ‘fine della fine della storia’ con la ripresa dell’incertezza geopolitica”.
“Questi cambiamenti di paradigma, contrapposti alla rinnovata fiducia degli investitori e delle aziende”, ha aggiunto, “offrono l’opportunità di assistere i clienti con una consulenza e un accesso al mercato eccezionali”.
L’OPINIONE DI BRIAN MOYNIHAN (BANK OF AMERICA)
Più diretto è stato invece Brian Moynihan di Bank of America, che ha detto di aver sperimentato “un forte slancio grazie ai risultati delle elezioni, che hanno dato impulso alla percezione di un clima più favorevole alle imprese e alle aspettative di un maggior numero di accordi da concludere”.
“L’economia è resiliente e sana. I consumatori continuano a spendere a un ritmo solido e sano. I livelli di occupazione sono forti. La qualità degli asset che vediamo è molto buona”.
IL PENSIERO DI JANE FRASER (CITIGROUP)
Jane Fraser, amministratrice delegata di Citigroup, pensa che il 2025 non sarà così diverso dal 2024: al contrario, le condizioni che hanno caratterizzato l’anno scorso proseguiranno in larga parte anche in quello attuale.
“Da una prospettiva macro globale, le economie hanno fatto un buon lavoro nel tollerare i rialzi delle banche centrali […]. Anche se le politiche avranno certamente un impatto sull’attività economica, sia sotto forma di tariffe che di tasse, il 2025 non sembra molto diverso dal 2024. Gli Stati Uniti rimangono al centro del quadro macro”.
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