Medici veneti, straordinari non pagati: le Usl hanno finito le risorse

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Nell’Usl 2 di Marca Trevigiana sono state erogate prestazioni per 550 mila euro in più, rispetto al budget per il 2024.

L’Usl 5 Polesana conta una tonnellata di ore – 10.500 – ancora da remunerare, perché non ci sono le risorse. E, denuncia la Cgil, ci sono anestesisti dipendenti della stessa azienda sanitaria che, dal gennaio 2024, non hanno ancora visto un euro.

Nell’Usl 7, poi, di fronte alla proposta di abbattimento delle remunerazioni, negli ultimi tre mesi i medici hanno smesso di svolgere le prestazioni aggiuntive. E anche l’Usl 6 Euganea è in crisi con i pagamenti.

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L’accordo di marzo

La firma al protocollo sottoscritto dalla Regione, con il direttore della sanità Massimo Annicchiarico, e i sindacati risale al marzo scorso: 35,5 milioni di euro all’anno per il 2024, il 2025 e il 2026, da spartire tra le aziende territoriali.

Budget a cui attingere per adeguare alle tariffe dei medici di pronto soccorso i compensi orari percepiti dagli altri specialisti ospedalieri, per l’esecuzione delle prestazioni aggiuntive: non più 80, bensì 100 euro all’ora, per erogare le prestazioni utili a smaltire le liste d’attesa.

Peccato che i soldi, nella maggior parte delle aziende sanitarie del Veneto, siano terminati ben prima della fine dell’anno. Ma intanto i medici hanno continuato a erogare le prestazioni, non venendo remunerati.

I sindacati fanno il punto

Il 16 gennaio i segretari provinciali della Cgil Fp si sono incontrati, per ricostruire un quadro regionale. Ed è emersa la fotografia di una sanità veneta costretta a correre, forse anche oltre le sue possibilità. Anche se dalla Regione fanno sapere che le verifiche sono in corso; ma, al momento, non risultano evidenze del caso.

«Abbiamo sottoscritto un protocollo con la Regione, nel quale si fissa in 100 euro orari la remunerazione dei medici per le prestazioni aggiuntive. E non accettiamo che questa cifra venga ridotta unilateralmente – dice Sonia Todesco, segretaria veneta della Cgil Fp – Piuttosto, la Regione recuperi altrove le risorse che non ha, visto che spende oltre 73 milioni di euro in più del dovuto, per non avere adeguato il proprio tariffario sanitario a quello nazionale. Un autentico regalo alle strutture private convenzionate».

La situazione delle usl

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Saldo e stralcio

 

E così nell’Usl 2 di Marca le prestazioni aggiuntive per smaltire le liste d’attesa sono state pagate fino a giugno. Poi è arrivata l’estate, con una naturale contrazione dell’offerta, ma anche della domanda. E da settembre i problemi nei pagamenti hanno iniziato a diventare evidenti. In tutto il 2024, i medici hanno erogato prestazioni aggiuntive in più, rispetto ai 4,5 milioni di euro disponibili, per 550 mila euro.

Nell’Usl 7 Pedemontana, durante un incontro con la dirigenza, riferisce la Cgil, ai medici è stato proposta una riduzione dei compensi orari da 100 a 80 euro. Ma questi hanno rifiutato. E così, negli ultimi tre mesi dell’anno, hanno smesso di svolgere qualsiasi prestazione aggiuntiva. Ricominciando soltanto a gennaio, con l’aprirsi di un nuovo anno e, quindi, con la disponibilità di ulteriori 35,5 milioni.

La stessa richiesta di riduzione della retribuzione è stata recapitata anche ai medici dell’Usl 5 Polesana, che hanno risposto come i colleghi di Bassano. E allora la direzione avrebbe rilanciato, proponendo di ricavare le risorse, attingendo ai fondi per la retribuzione di risultato dei medici. Ma anche in questo caso i dottori hanno opposto un rifiuto, visto che la soluzione avrebbe avuto come conseguenza diretta l’abbattimento della quota degli incentivi annuali per gli stessi professionisti. E così, nell’azienda sanitaria di Rovigo, il totale di prestazioni erogate, ma non retribuite, corrisponde a 10.500 ore.

E poi c’è l’Usl 6 Euganea di Padova. Stessi problemi: prestazioni aggiuntive che continuano a essere erogate, risorse che mancano e ore di lavoro che non vengono pagate.

Tutto questo, mentre sindacati e governo non riescono a mettersi d’accordo sul contratto collettivo di lavoro della sanità. Sette mesi di tentativi di trattative, convocazione dell’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e firma saltata. In Veneto, la firma c’era; le risorse, meno. —



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