nel 2026, di fare altrettanto per il palazzetto dello
sport attraverso un prestito obbligazionario. Lo stesso esecutivo presenta la
scelta come un fatto positivo, esempio di grande saggezza politica. Si tratta
invece, a nostro parere, della palese dimostrazione dell’esatto contrario, cioè
della dimostrazione oggettiva dell’inettitudine di questa compagine politica.
Oggi questa operazione viene giustificato con il fatto
che la città risparmierà una trentina di milioni di franchi. Vero, anche se è
necessario tornare sul dibattito e su quella che appare come una vera e propria
cortina fumogena tesa a nascondere un vero e proprio fallimento politico, e non
solo.
Tra le molte ragioni che avevano spinto l’MPS – nel 2021
– a lanciare il referendum sul progetto PSE, vi era proprio l’incomprensibile
scelta della città (condivisa da tutti i partiti presenti in Consiglio Comunale
con l’eccezione del Verdi) di ricorrere agli investitori privati, attraverso la
soluzione del contratto di Partenariato Pubblico Privato (PPP).
Che quella operazione fosse finanziariamente assurda
appariva evidente da un semplice sguardo alle cifre. Con l’accordo di PPP i
cittadini e le cittadine di Lugano avrebbero pagato, per 27 anni al gruppo HRS
e al Credito Svizzero (ora all’UBS), un tasso d’interesse del 3,08% per il
Palazzetto dello sport e del 2,38% per l’Arena sportiva (stadio). Pochi mesi
prima, giusto per avere un termine di paragone a dimostrazione della assurdità
di quella decisione, la città aveva rinnovato – per il finanziamento delle
proprie attività correnti – un prestito obbligazionario di 140 milioni per 50
anni a un tasso dello 0,165% ! (Ricordiamo che il tetto massimo per i due
impianti sportivi era di 167 milioni di franchi). Dimostrazione matematica
della scelta scellerata del Municipio di Lugano, con la benedizione – come
detto – di quasi tutto il Consiglio comunale.
Che quella decisione fosse assurda hanno dovuto
ammetterlo anche coloro che si erano schierati (seppur con qualche dissenso
interno) a favore della operazione. Pensiamo, ad esempio, al PLR che, pochi
mesi fa, proprio rendendosi conto di quanto stava succedendo, aveva depositato
una mozione dal titolo emblematico: «Lugano
diventi proprietaria delle proprie opere pubbliche! Riacquisto immediato delle
infrastrutture sportive del PSE: Arena Sportiva e Palazzetto dello Sport!».
Ma a spingere il Municipio a questa scelta ha
sicuramente contribuito la consapevolezza della problematicità (per non dire
del fallimento) di aver affidato l’operazione PSE agli investitori privati.
Infatti, il riscatto deciso appare come la classica
“pezza”, a questo punto giustificata, posta per coprire la scelta suicidaria
dell’accordo di PPP proprio perché ci si è resi conto di come l’intera
operazione stia assumendo costi insopportabili per le finanze della città.
È vero che grazie all’operazione di riscatto la città
risparmierà, nell’arco dei prossimi decenni, una trentina di milioni, ma nella
somma di riscatto sarà comunque compreso l’elevato margine di profitto che bisognerà
riconoscere al gruppo HRS e a UBS che, evidentemente, non costruiranno le due
strutture sportive “gratis et amore Dei”.
Tutto questo avrebbe potuto essere evitato, decidendo
fin dall’inizio ad un investimento diretto della città nel progetto, ricorrendo
al mercato obbligazionario, proprio come oggi ha deciso di fare il Municipio
che però deve corrispondere gli interessi elevati imposti dagli investitori
privati.
A queste riflessioni di tipo finanziario si aggiungono naturalmente i vari
“incidenti di percorso”, per usare un eufemismo, che stanno costellando la
realizzazione dei due progetti: dalle modifiche fatte in barba alle
disposizioni di legge al consistente aumento dei costi che hanno indotto alle
modifiche del progetto. Tutti elementi che l’MPS ha sistematicamente denunciato
e che hanno creato notevole imbarazzo al Municipio di Lugano.
Infatti ai cittadini e alle cittadine di Lugano
rimarrà sul groppone l’affitto per 25 anni della Torre Est e del Blocco Servizi
previsti nelle fasi successive del PSE. Per questo contratto non esistono “vie
di fuga”: la città dovrà pagare un affitto di 1 milione di franchi superiore a
quanto paga oggi per gli uffici dei servizi comunali e della polizia comunale.
Un vero “colpo di genio” per il quale UBS si leccherà i baffi molto a lungo…
La polemica nata attorno all’acquisto dei palazzi in
Via Peri e all’offerta della Torre Est per collocare il comparto cantonale
della Giustizia è fondamentalmente figlia delle scelte scriteriate legate al
PSE. Per attirare gli investitori privati, il Municipio ha garantito all’allora
Credito Svizzero l’affitto della Torre Est, naturalmente a un prezzo molto più
elevato (il doppio) di quanto spende oggi. E adesso che le finanze piangono, si
cerca di correre ai ripari con qualche cerotto.
Questa decisione di riscatto, lungi dal dimostrare la
validità delle scelte attorno al PSE e tantomeno la saggezza o la lungimiranza dell’esecutivo
luganese e dei suoi partiti; dimostra invece l’insostenibilità generale del
progetto PSE, costruita sull’incompetenza delle autorità politiche luganesi. Un
progetto che diventerà un problema importante per le finanze future della città
di Lugano. Infatti, le conseguenze a medio termine di questa operazione –
«progetto nato male che finirà peggio» come aveva affermato qualche anno fa il
sindaco Foletti (salvo poi sostenerlo totalmente) – saranno pesanti, anche se
oggi non appaiono ancora misurabili in tutta la loro gravità.
Tutta la vicenda conferma poi come la scelta degli
accordi di PPP sono puro veleno per gli investimenti pubblici. È ora di
prenderne politicamente atto, altrimenti avremo altri “casi PSE”. A Lugano si
beatifica la soluzione del PPP, modello da usare per i prossimi investimenti
faraonici, Polo congressuale e turistico in primis. Continuare in quest’ottica
è autolesionismo puro e totale irresponsabilità poiché a pagarne il prezzo
saranno le cittadine e cittadini, sottoforma di aumenti d’imposte per tappare
gli effetti della speculazione immobiliare e sotto forma di tagli (di
stagnazione) delle prestazioni e dei servizi pubblici.
Una vicenda, infine ,che conferma la necessità di un
lavoro di opposizione politica nella città di Lugano; una strada sulla quale
l’MPS intende continuare in modo determinato.
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